alcolismo
Malattia determinata dall’assunzione di grandi quantità di alcol. Si distinguono l’a. acuto, o ebbrezza alcolica o ubriachezza, e l’a. cronico, complesso delle manifestazioni cliniche e anatomiche dipendenti dall’uso abituale e smodato di bevande alcoliche. Il termine alcolista indica il soggetto nel quale l’abuso di alcol ha indotto dipendenza e deterioramento somatico e psichico, con grave danno dei rapporti interpersonali, dell’efficienza economica e sociale, così come avviene in altre forme di dipendenza. Sono state individuate diverse tipologie di alcolisti ed è stato proposto di definire due sottogruppi principali, uno ad eziologia genetico-ambientale, l’altro a eziologia prevalentemente genetica.
L’alcol agisce direttamente sui neuroni: aumenta la funzione del GABA, il principale amminoacido inibitorio del sistema nervoso centrale, aumenta il rilascio di dopamina, stimola il rilascio di sostanze oppioidi, e ha proprietà anestetiche. Nell’alcolista cronico, la brusca interruzione dell’assunzione genera una sindrome di astinenza grave (delirium tremens). L’intossicazione acuta si instaura generalmente a livelli ematici superiori a 50 mg/100 ml (nel 2009 limite massimo consentito per la guida di autoveicoli in Italia). Per il 90% l’alcol è metabolizzato nel fegato a opera dell’alcoldeidrogenasi (ADH); alla sua degradazione metabolica corrisponde abbassamento dell’ossigeno nei tessuti, encefalici compresi, aumento dell’idrogeno e mobilitazione dei grassi dal fegato, con conseguente dislipidemia (aumento delle pre-β- e β-lipoproteine) che induce processi arteriosclerotici, i quali sembrano costituire la fase di passaggio alla demenza alcolica.
Dall’azione diretta dell’alcol e dei suoi metaboliti, e dall’ipovitaminosi associata, derivano alterazioni somatiche: gastrite, ulcera gastrica e duodenale; insufficienza pancreatica e pancreatite; steatosi epatica e cirrosi; miocardiopatie; miopatie e nevriti periferiche; carcinoma esofageo. Ulteriori rischi di morte derivanti dall’assunzione di alcol sono gli incidenti alcol-correlati (sul lavoro, stradali, ecc.) e il suicidio. Inoltre, si hanno gravi disturbi psichici, come il delirio alcolico, la sindrome di Korsakoff, l’encefalopatia acuta di Wernicke e la malattia di Marchiafava-Bignami.
La dipendenza si ha quando sono presenti tre dei seguenti criteri: bisogno imperioso di consumare alcol (craving) e incapacità di limitarne il consumo nonostante la presenza di problemi a esso legati, sindrome di astinenza, sviluppo di tolleranza, abbandono degli altri interessi compreso il piacere di consumare alcol. La dipendenza può essere primaria (80% dei casi) o secondaria a disturbi psichiatrici. La terapia dell’a. è prevalentemente di natura psicoeducativa. Risultati particolarmente soddisfacenti sono stati conseguiti dai gruppi di auto-aiuto (Alcolisti Anonimi) con il supporto di farmaci avversativi quali il disulfiram (antabuse), che produce effetti sgradevoli nel caso di contemporanea assunzione di alcol.