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ALCOOLISMO

di Giovanni Bonfiglio - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)
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ALCOOLISMO

Giovanni Bonfiglio

(II, p. 262; App. I, p. 84; IV, I, p. 77)

In questi ultimi decenni l'a. ha continuato a rappresentare uno dei più gravi problemi sociali dell'umanità e si è peraltro inserito prepotentemente nel contesto generale delle tossicomanie giovanili.

I ricercatori di varie nazionalità hanno concordemente ammesso che la vastità del problema in una data popolazione è in diretto rapporto con l'entità dei consumi, e che questi ultimi hanno mostrato una generale tendenza all'aumento anche nei paesi tradizionalmente meno colpiti. Da parte dei paesi dell'Est europeo si è ammessa al riguardo l'esistenza di un grave problema, particolarmente in URSS, dove l'a. è stato definito problema medico-sociale di primaria rilevanza e dove sono stati riscontrati consumi pari e anche superiori ai massimi dell'Occidente.

In Italia i consumi si sono modificati: è diminuito l'uso del vino, mentre sono aumentati quelli della birra e dei superalcolici, mantenendo complessivamente una fra le più alte quote nel mondo, e cioè quella di 10,2 litri di alcool assoluto all'anno per persona. La Francia, per esempio, è a 13,2, la Rep. Federale di Germania a 10,5, gli USA a 7,6, la Gran Bretagna a 7,1 e la Svezia a 5,5.

Tale incremento è avvenuto nonostante che in molti paesi si siano messe in atto severe misure preventive di ordine sociale, educativo, economico e legislativo; in Italia è stato stabilito il tasso alcolemico massimo consentito per la guida di autoveicoli (grammi 0,8 per litro).

In armonia con gli indirizzi generali della medicina sperimentale, le attività di ricerca e di studio sull'a. in questi ultimi tempi hanno mostrato un particolare interesse per le dinamiche biologiche, dopo anni di predominio di orientamenti sociologici. Peraltro, per facilitare il consenso a interventi preventivi si è sviluppata la tendenza all'uso di perifrasi del tipo: "sotto l'azione dell'alcool", "alcool correlato", ecc., in sostituzione del termine ''alcoolismo'', evocante una condizione patologica e socialmente negativa.

È stato dimostrato che l'uso di eccessive quantità di alcool nella dieta abituale può portare a danni cerebrali sia perché induce deficienze alimentari e/o alterazioni metaboliche, facilitando l'insorgenza dei processi arteriosclerotici, sia perché provoca azione tossica diretta sulle cellule nervose. L'errato uso di alcool è causa di demenza con una frequenza seconda soltanto alla malattia di Alzheimer, tenuto conto, però, che mentre quest'ultima è ineluttabilmente progressiva, quella alcoolica può arrestarsi e anche parzialmente regredire con l'abbandono dell'uso dell'alcool. Peraltro, ricerche sistematiche, cliniche e tomografiche, esperite su alcolisti di età inferiore ai 45 anni, hanno messo in evidenza, con una certa frequenza, lo sviluppo di atrofia cerebrale, iniziante a livello dei lobi frontali, molto spesso associata a una significativa tendenza a crisi convulsive epilettiche generalizzate (W. Avdaloff, W. Mauersberger, 1978).

Particolare attenzione è stata dedicata alla individuazione di fattori, e relativi meccanismi, predisponenti all'insorgenza della tossicomania alcoolica, cominciando, ovviamente, da eventuali precedenti familiari, dato che la presenza di a. fra i genitori si traduce, per i figli, in un rischio di ben tre volte superiore alla norma. Il confronto della suscettibilità all'insorgenza di a. tra gruppi statisticamente significativi di figli 'biologici' e figli 'adottivi' con precedenti di a. fra i genitori, ha dimostrato che l'incremento di suscettibilità si verifica solamente nei figli 'biologici'. Tale riscontro statistico vale a smentire la tesi che negava l'esistenza di un meccanismo genetico e considerava la dimestichezza con l'esempio paterno elemento causale della trasmissione dell'a. alla prole.

Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali (DSM iii R del 1988) si legge: "La dipendenza da alcool tende a raggrupparsi nelle famiglie. Recenti dati indicano che la sua trasmissione da una generazione all'altra non richiede un'esposizione ambientale a membri familiari con problemi correlati all'alcool; essa si verifica con tasso aumentato persino quando i bambini sono allevati da genitori adottivi senza problemi correlati all'alcool...".

Sono stati oggetto di studio anche i rapporti tra assunzione eccessiva di alcoolici e sessualità. Negli uomini sono stati dimostrati: abbassamento del livello di testosterone, impotenza o cospicua riduzione (−80%) degli stimoli erotici, modificazione di tipo femminile nella distribuzione dei peli del pube, allargamento del torace, assenza di ripercussioni sullo sviluppo embrio-fetale della prole. Nella donna sono stati osservati disturbi equivalenti a carico del sistema riproduttivo: mancanza di ovulazione, persistente amenorrea, alterazioni fisiopatologiche delle ovaie con difetti della fase luteinica. In caso di persistenza di abusi alcoolici in corso di gravidanza è stata notata la possibile associazione di danneggiamenti fetali: effetti teratogeni particolarmente frequenti e sviluppi della cosiddetta Sindrome fetale alcoolica, caratterizzata da riduzione del peso alla nascita, malformazioni facciali e degli arti, deficienza mentale; secondo una recente statistica, il peso percentuale delle malformazioni legate all'alcoolomania della gestante rappresenterebbe il 5% di tutte le malformazioni congenite.

Per suo conto, la sperimentazione sull'animale, su ceppi opportunamente selezionati, avrebbe dimostrato che nella trasmissione di una particolare suscettibilità a determinati effetti biologici da alcool interverrebbero fattori genetici. Altre sperimentazioni, condotte su femmine di roditori e su scimmie rese alcool-dipendenti, hanno indotto alterazioni dell'apparato riproduttivo dello stesso ordine di quelle descritte più sopra nella donna.

Una particolare gravità assume l'a. quando − cosa che avviene più frequentemente delle altre tossicodipendenze − si sviluppa in soggetti psichiatricamente disturbati, specie se in età adolescenziale; è il caso dei caratteropatici, dei psiconevrotici di tipo insicuro-ossessivo, delle personalità antisociali. Analoga preoccupazione solleva l'associazione dell'a. col tabagismo, alla quale è attribuita un'azione favorente lo sviluppo di neoplasie nel cavo orale, nella faringe, nella laringe e nell'esofago.

Nel trattamento dell'a. il ricorso ai farmaci è utile esclusivamente per quanto concerne le differenti complicazioni somatiche, non nei confronti dell'alcool-dipendenza (alcoolomania) per la quale è ritenuto particolarmente utile l'intervento delle Comunità terapeutiche, in particolare di quelle tipo 'Alcoolisti anonimi'; minor credito viene attribuito alla psicoterapia individuale e a quella di gruppo.

Iniziative importanti possono essere considerate quelle prese nel campo della prevenzione, con programmi educativi nelle scuole e nelle comunità lavorative. La Gran Bretagna e il Canada si sono fatti promotori di una prevenzione basata su una forte tassazione delle bevande alcooliche. Altri hanno richiamato l'attenzione sull'influenza negativa della pubblicità delle bevande alcooliche, esercitata tramite mass media e cartellonistica stradale, e ne hanno auspicata, talora ottenendola, una limitazione legislativa: i risultati sono stati estremamente modesti, essendosi realizzata, come massimo beneficio, una riduzione del consumo pari al 5%. A questo proposito può essere fatto presente che gli elevati consumi di alcool nei paesi dell'Est europeo, ricordati all'inizio, si sono sviluppati in assenza di qualsiasi propaganda. Si sono invece ottenuti risultati positivi con la limitazione legislativa della vendita di alcoolici, specialmente ai giovani, e del loro uso nei luoghi di lavoro, nella guida di autoveicoli e di aerei: per questi ultimi, in assenza di dati ufficiali, si può ricordare che una ricerca recente ha dimostrato che su 678 incidenti aerei mortali l'influenza dell'alcool fu dimostrata per ben 39 piloti.

Bibl.: Fifth special report to the U.S. Congress on alcohol and Health National Institute on alcohol abuse and alcoholism, Washington 1985; R. M. Rose, J. E. Barret, Alcoholism: origins and outcome, New York 1988; J. M. Moskowitz, The primary prevention of alcohol problems: a critical review of the research literature, in Journal of studies on alcohol, vol. 50, n. 1, genn. 1989, p. 54.

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