NICOLAJ, Aldo Giuseppe
NICOLAJ, Aldo Giuseppe. – Nacque a Fossano il 15 marzo 1920, quarto figlio di Michele Egidio Ignazio, commerciante di stoffe, e di Teresa Blanchi.
L’esser cresciuto circondato da molte donne (la madre, tre sorelle più grandi, la zia Angelina) suscitò in lui una curiosità verso il mondo femminile che si riflette nei suoi testi, nei quali le figure di donna, più sfaccettate e adatte alle trame teatrali, sono spesso protagoniste.
Sin da piccolo si avvicinò al grande schermo e al palcoscenico, grazie alla zia Angelina, che lo portava a vedere i film muti tutte le domeniche pomeriggio, anche quando divenne cieca, e al padre, che possedeva un palco nel locale teatro, dove si mettevano in scena opere sia liriche sia drammatiche. Cominciò presto a scrivere scenette da recitare con i suoi amici o per il teatro dei burattini e partecipò a recite scolastiche e della locale filodrammatica.
Dopo aver frequentato le scuole di Fossano, studiò al liceo classico di Cuneo, dove conseguì la licenza di maturità nell’ottobre 1938. Si iscrisse poi alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Torino che frequentò fino al 1942. Nel periodo universitario recitò in una rivista satirica di cui aveva scritto i testi, messa in scena dal fascio giovanile. Il federale di Cuneo vi assistette e ne rimase entusiasta, tanto da segnalarlo al giornale locale La Sentinella d’Italia, che gli offrì un posto in redazione. In quegli anni incominciò a scrivere commedie, in larga parte atti unici, e lesse molto teatro, soprattutto Pirandello e Čechov. Nell’agosto 1942 fu chiamato alle armi e mandato al corso di addestramento per allievi ufficiali di complemento prima a Ceva in provincia di Cuneo, poi ad Avellino. Anche sotto le armi organizzò pubblicazioni e allestì spettacoli teatrali. Dopo l’8 settembre, fu arrestato da un ufficiale tedesco mentre si recava a Maddaloni e avendo rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò fu deportato a Torino e di lì a Buchenwald. Da qui fu mandato a Przemyśl in Polonia al confine con l’Ucraina; nonostante si fosse ammalato di una grave forma di pleurite, fu trasferito in Pomerania, prima in un altro campo (Hammerstein), poi a Zanow in una fabbrica di fiammiferi.
Dopo l’arrivo dell’Armata rossa nel marzo 1945, impiegò alcuni mesi a rientrare a casa, percorrendo un migliaio di chilometri a piedi. Riprese gli studi e si laureò il 28 marzo 1946 con una tesi su The simpleton of the unexpected isles di George Bernard Shaw. Scrisse i testi della rivista satirica Ciau, Deòr sulla vita di Fossano, che messa in scena nel paese ebbe grande e duraturo successo. Poco dopo gli fu offerta una supplenza di greco e latino nella succursale di Ventimiglia del liceo di Sanremo, e così dal novembre 1946 al settembre 1949 visse a Bordighera, senza fissa dimora, dormendo nelle stanze sfitte degli alberghi. Quel periodo frivolo e spensierato gli servì a superare gli orrori della guerra e della prigionia. Allo stesso tempo riprese a scrivere, ottenendo i primi riconoscimenti con le commedie Ilfigliuol prodigo, segnalata al premio Sanremo 1947 e radiotrasmessa nel 1950, e Altezze psichiche, che vinse il premio Sipario Bompiani nel 1948. Deluso dalla mancata messa in scena della commedia e da una complicata relazione sentimentale, decise di raggiungere una sorella in Colombia, dopo aver assistito per alcuni mesi il padre, colpito da ictus.
Poco tempo dopo il suo arrivo fu contattato dall’ambasciatore italiano che gli propose di diventare addetto culturale. Mentre attendeva l’investitura ministeriale, si occupò di teatro, traducendo e mettendo in scena una commedia di Valentino Bompiani, tenne conferenze e scrisse articoli. Trasferito in Guatemala, l’ambasciatore riuscì a portare con sé anche Nicolaj, che divenne addetto culturale dell’Ambasciata. Da giugno 1951 a marzo 1955 fu inoltre direttore del Centro di cultura italo-guatemalteco e lettore di italiano presso l’Università di San Carlos. Fu un periodo di intenso lavoro e vita sociale, nel quale conobbe intellettuali latinoamericani come Pablo Neruda, Miguel Angel Asturias e Che Guevara. Scrisse in quegli anni Teresina (1951), La mula(Gli asini magri, 1952) e Il soldato Piccicò (1953).
Nel 1954 la compagnia di Lamberto Picasso mise in scena al teatro Pirandello (oggi Tor di Nona) di Roma Teresina, ma Nicolaj non poté assistere alla prima, fermato in Guatemala da un colpo di Stato; sempre nel 1954 l’Istituto del dramma italiano gli conferì il premio IDI per Gli asini magri; l’anno successivo ottenne il secondo posto al premio Pescara per Il soldato Piccicò. Entrambe le commedie furono però bloccate dalla censura.
In questi primi testi, ricchi di personaggi e caratterizzati da una chiara critica sociale, dimostrò di aver assimilato la lezione degli autori amati come Pirandello, Čechov e Shaw. Nel 1954 il cambiamento del clima politico in Guatemala lo indusse a rientrare in Italia e dopo alcuni mesi trascorsi con la madre si trasferì a Roma. Nel 1955 scrisse I ricci di mare e Un premio per Bruno Rossi, trasmesso con la regia di Silverio Blasi e interpretato da Giorgio Albertazzi. Nel 1956 Avventura di cronaca (1955) fu messa in scena dalla compagnia di Luigi Almirante al teatro Pirandello e Ricci di mare (1956) dalla compagnia Calindri-Volonghi-Lionello al teatro Eliseo; ricevette inoltre il premio Riccione per La stagione delle albicocche, la sua prima opera rappresentata all’estero, al Festival internazionale di Dublino del 1962, con Lea Padovani.
Nell’ottobre 1956 sposò Maddalena Ricamo, dalla quale ebbe tre figli: Luca (25 dicembre 1957), Andrea (8 agosto 1963) e Michele (17 luglio 1965). A metà degli anni Settanta il matrimonio fu annullato e, fatto del tutto inconsueto per l’epoca, i figli furono affidati al padre.
Nel 1957 vinse ancora il premio Riccione per Formiche. Durante la consegna del premio Pescara, nel 1955, conobbe l’attrice Paola Borboni, alla quale fu legato da profondo affetto e che lo spinse a cimentarsi con il monologo, un genere ormai non molto in uso. Scrisse per lei Emilia, in pace e in guerra (1957) e molti altri testi come la commedia Farfalla...Farfalla... (1966). Successivamente creò anche monologhi con al centro personaggi maschili. Dopo la nascita del primo figlio fu assunto alla Rai come adattatore e sceneggiatore di trasposizioni per il piccolo schermo di opere letterarie e teatrali e collaborò con Andrea Camilleri all’adattamento per la televisione delle commedie di Eduardo De Filippo. L’esperienza soffocante di impiegato aziendale gli dette lo spunto per la commedia Il mondo d’acqua (1959).
Il lavoro in Rai fu molto intenso, ma Nicolaj continuò a scrivere. Con il passare degli anni la sua fortuna diminuì in Italia e crebbe all’estero (soprattutto in Russia ed Europa dell’est), tanto che alcune commedie, tradotte in molte lingue, furono rappresentate in prima assoluta in altri paesi. Fu il caso di Il pendolo (1962), degli atti unici Armonia in nero (1963), Nero come un canarino (1964), Classe di ferro (1971), Non era la Quinta era la Nona (1974), Due gatte randagie (1980) e Mai stata sul cammello? (1987).
La struttura delle commedie si semplificò, il numero dei personaggi si assottigliò arrivando agli estremi dei monologhi. La scrittura e i dialoghi furono sempre di più all’insegna dell’ironia e dell’umorismo e a seconda della vicenda trattata di volta in volta assunsero venature poetiche, malinconiche, graffianti, nere e paradossali (vedi Amleto in salsa piccante, 1987). Attento all’evoluzione del teatro e della società, creò il più delle volte personaggi comuni alle prese con i problemi della vita quotidiana. Viaggiò moltissimo per lavoro, per promuovere le proprie commedie, per passione e scrisse moltissimo, non solo per il teatro, ma anche per raccontare la sua vita e le persone incontrate.
Iscritto alla SIAE (Società italiana autori ed editori) dal 1954, fu nominato socio nel 1961, commissario della sezione Dor (opere drammatiche e radiotelevisive) dal 1971 al 1993 e membro della commissione tecnica per le opere teatrali. Dal 1979 fu presidente della SIAD (Società italiana autori drammatici). Fu per due volte presidente del consiglio internazionale degli autori di opere drammatiche della CISAC (Confederazione internazionale delle Società degli autori e compositori) fino al 1997, membro del consiglio di amministrazione nel periodo 1990-92; nel 2004 fu nominato socio onorario dell’Unione nazionale scrittori e artisti. Fu delegato italiano dell’ITI (International Theatre Institute).
Morì nella sua casa di Orbetello il 5 luglio 2004.
Opere:Undici monologhi, in Ridotto, XIV (1964), 10; Teatro, prefazione di P. Petroni, Roma 1993; Il prodotto e il capitale, in Costume, IV (1973), 10, pp. 15-18; Teatro inedito o quasi, Roma 2003.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. del Burcardo, Fondo Nicolaj; T. Ranieri, Dossier N., Collection «Dossier», Paris 1965; R. Jacobbi, A. N., in Rivista italiana di drammaturgia, II (1977), 5, pp. 168-176; Autori e drammaturgie: enciclopedia del teatro italiano: il dopoguerra (1950-1990), a cura di E. Bernard, prefazione alla II ed. di A. N., Roma 1991, p. 384; P. Petroni, N., Donghia, Cavosi: alla ricerca della drammaturgia italiana perduta, in Teatro italiano, I, a cura di P. Carriglio - G. Strehler, Roma-Bari 1993, pp. 303-307; R. Bromuro - V. Buzzòli, Oltre il fondale, prefazione di A.N., Catanzaro 1996; R. Grasso et al., Ciau Deòr - 50 anni dopo, Fossano 1996; Classe di ferro, programma di sala a cura di Paolo Quazzolo, teatro La Contrada, Trieste 2000; Classe di ferro di A. N., programma di sala a cura di G. Valdini - P. Violante, teatro Biondo stabile di Palermo, Palermo 2002; A. Conte, A. N., autore di un teatro «sempreverde», in Vivaverdi, Il giornale degli autori e degli editori, LXXVI (2004), 4, p. 71