PONTREMOLI, Aldo
PONTREMOLI, Aldo. – Nacque a Milano il 19 gennaio 1896, figlio di Alfredo Pontremoli e Lucia Luzzatti.
Il nonno materno, Luigi Luzzatti, fu una figura molto influente nella vita di Pontremoli: fondatore e primo presidente della Banca popolare di Milano nel 1865, Luzzatti fu più volte ministro, presidente del Consiglio dei ministri nel 1910-11 quando impose l’estensione dell’obbligo scolastico fino al dodicesimo anno di età.
La vivacità intellettuale e l’intraprendenza di Pontremoli si manifestarono già da bambino: nel 1906, all’età di dieci anni, insieme a due amici fondò una piccola società di radiotelegrafia per studiare il funzionamento della radio.
Studiò al liceo Beccaria; ebbe la prima formazione in fisica dal professor Temistocle Calzecchi Onesti, che seppe indirizzarlo negli studi successivi. Frequentò il primo biennio al Regio Politecnico di Milano e il corso di laurea in fisica all’Università di Roma.
Interruppe gli studi universitari durante la prima guerra mondiale, alla quale partecipò come volontario. Fu impiegato a bordo dei drachen, i palloni frenati per il rilevamento delle postazioni dell’esercito austro-ungarico sul fronte veneto. Similmente prese parte a una compagnia di aerostieri sul fronte belga in Francia dove fu insignito di una medaglia d’argento al valor militare e di una croce di guerra con palme, da aggiungersi alle onorificenze militari italiane.
Terminata la guerra, nel 1920 si laureò in fisica a Roma con pieni voti e divenne assistente del professor Orso Mario Corbino. Si recò quindi per un periodo di studio al Cavendish Laboratory di Cambridge a lavorare su problemi attinenti alla struttura atomica e nucleare con Ernest Rutherford, grazie a una borsa di studio dell’Associazione nazionale combattenti. Lord Rutherford ne apprezzò le abilità speculative e la capacità di progettare nuovi esperimenti. L’influsso di Lord Rutherford fu evidente in un successivo lavoro teorico quantistico di Pontremoli sulla struttura e l’energia di legame del neutrone, una particella che fu scoperta solo nel 1932 da James Chadwick (Sul neutrone del Rutherford, in Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, XXXII (1923), pp. 277-280).
Ispirata da Corbino, a Roma l’attività di ricerca scientifica di Pontremoli si concentrò su diverse tematiche di elettrodinamica e struttura della materia affrontate sia con le teorie classiche sia con le più recenti teorie quantistiche.
Sviluppò la teoria generale, che confermò sperimentalmente, della birifrazione accidentale nei liquidi in moto, un fenomeno che era stato osservato da Laureto Tieri nel 1910. A partire dalla teoria di Carl Neumann della birifrazione nei solidi isotropi causata da deformazioni elastiche, formulò la teoria per fluidi viscosi in moto e ideò un apparato strumentale che vedeva l’impiego dell’efflusso da capillari di soluzioni di ferro colloidale Bravais, una sostanza che Corbino impiegava per lo studio del campo magnetico degli elettromagnetici e delle sue anomalie (La doppia rifrazione accidentale meccanica nei liquidi, in Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Memorie, XIII (1922), pp. 593-617).
Sempre a proposito di questioni di elettrodinamica, sviluppando gli studi di Gustav Wiedemann sulle azioni del campo elettromagnetico sui fili di ferro, formulò la teoria degli effetti di rotazione sulla propagazione delle onde elettromagnetiche nei mezzi dielettrici sottoposti a campi elettrici e magnetici (Le equazioni di propagazione di Maxwell per un dielettrico sottoposto ad un campo elettrico e magnetico longitudinali, Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, XXXI (1922) pp. 189-192; Potere rotatorio creato in un mezzo isotropo a molecole simmetriche da un campo elettrico e magnetico longitudinale e costante, ibid., pp. 434-440).
Un’analisi di tipo termodinamico lo portò a considerare la differente pressione parziale degli elettroni presenti in un tubo di scarica a idrogeno, a seconda della loro provenienza dal metallo degli elettrodi o dal gas ionizzato (Sulla scarica nei gas rarefatti, in Il nuovo cimento, XXVI, 1 (1923), pp. 115-121). Sempre considerazioni termodinamiche sul gas di elettroni nei metalli furono alla base di una migliore comprensione teorica della formula di Richardson (Sulla emissione termoionica, Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, XXXII (1923) pp. 211-214).
A Roma, oltre che con Corbino, Pontremoli collaborò con Enrico Persico ed Enrico Fermi. In particolare, con Fermi mostrò come dallo studio dei corpi rigidi nella teoria relativistica si potesse ricavare che il valore della massa della radiazione nel vuoto è lo stesso se calcolato con l’elettrodinamica o con la teoria della relatività (Sulla massa della radiazione in uno spazio vuoto, ibid., pp. 162-164, con E. Fermi).
Nel 1924, appena conseguita la libera docenza in fisica superiore, Pontremoli fu chiamato a fondare l’istituto di fisica complementare dell’appena fondata Regia Università degli studi di Milano. Unendo i fondi universitari a donazioni di privati e della Banca popolare di Milano, costituì il primo nucleo di un laboratorio di radiologia per ricerche sulla radioattività, i raggi X e ultravioletti con applicazioni in campo medico. A Milano proseguì le linee di ricerca che lo avevano visto impegnato a Roma. Le ricerche sull’effetto termoionico lo portarono a mostrare l’inconsistenza della teoria di Richardson che identificava questo fenomeno con l’effetto fotoelettrico (Sull’effetto fotoelettrico, in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, LVII (1924), pp. 567-574).
Parimenti continuò le ricerche sulla birifrazione accidentale (A. Pontremoli, Circa alcune nuove ricerche sulla birifrangenza accidentale dei colloidi in movimento, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, III (1926), pp. 75-77) e sugli effetti del campo elettromagnetico sulla propagazione delle onde elettromagnetiche in materiali particolari (Sull’orientamento in un campo elettrico o magnetico costante nella ipotesi della anisotropia molecolare, in Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, II (1925), pp. 328-331; La diffusione della luce in un mezzo sottoposto ad un campo elettrico o magnetico costante, in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, LVIII (1925), pp. 801-807, con G. De Mottoni).
Furono interessanti alcune sue ricerche su temi di spettroscopia relativi all’emissione di radiazione dovuta alla transizione elettronica tra orbite circolari nel caso dell’idrogeno (Sulla durata di emissione delle radiazioni monocromatiche e la vita media degli stati stazionari, in Atti della Reale Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti, III (1926), pp. 149-154) e all’emissione di raggi X per gli elementi compresi tra il sodio e l’uranio (Sulla durata di emissione della riga Kα dei varii elementi, in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere LIX (1926), pp. 340-342).
Nel maggio 1926, il primo concorso di fisica teorica vide Pontremoli nella terna vincente, insieme a Enrico Fermi ed Enrico Persico. La commissione, formata da Michele Cantone, Corbino, Antonio Garbasso, Gian Antonio Maggi e Quirino Majorana, oltre alla valutazione delle sue attività di ricerca testimoniate dalle pubblicazione presentate, basò il suo giudizio positivo anche sull’apprezzamento per il lavoro organizzativo nella costituzione dell’istituto di fisica complementare di Milano.
Dall’anno accademico 1926-27, Pontremoli tenne il corso di fisica teorica, il corso di fisica per gli studenti di medicina, il corso di ottica per la scuola di specializzazione in oculistica, e dal 1927-28 il corso di fisica sperimentale. Ebbe come assistenti Glauco de Mottoni y Palacios, ingegnere elettrotecnico e successivamente astronomo, Enzo Pugno Vanoni, ingegnere elettrotecnico, e Giorgio de Santillana, fisico e in seguito storico e filosofo della scienza.
Le sue capacità organizzative non si limitarono al campo d’azione puramente accademico. Nel 1921, rappresentò a Praga la Federazione universitaria italiana al Congresso internazionale degli studenti e, grazie alle sue doti diplomatiche, ottenne l’ammissione dell’Italia come membro titolare della Confederazione internazionale degli studenti. Fu tra gli organizzatori delle assemblee della Federazione internazionale dell’Unione intellettuale tenute a Milano nel 1925 e a Vienna nel 1926; membro della Commissione per lo studio della rabdomanzia della Società acque pubbliche d’Italia; membro della commissione combustibili della Confederazione generale dell’industria; membro del comitato dei congressi scientifici creato per le celebrazioni del centenario voltiano; segretario generale del Congresso internazionale dei fisici.
Nell’ottobre del 1927, accettò la proposta del generale Umberto Nobile di partecipare alla sua seconda spedizione polare, a bordo del dirigibile Italia. Oltre all’esplorazione geografica della regione a nord del continente europeo, la spedizione si poneva obiettivi di indagine scientifica. Insieme a Pontremoli, altri due scienziati presero parte alla spedizione. Finn Malmgren, meteorologo e assistente alla stazione idrografica di Bornö della commissione idrografico-biologica svedese, che aveva preso parte nel 1922-25 alla spedizione artica per il passaggio a Nord-Est a bordo della nave Maud, guidata da Roald Amundsen, e nel 1926 alla spedizione a bordo del dirigibile Norge, guidata da Nobile. František Běhounek, esperto di radioattività e radiazione cosmica dell’Istituto radiologico nazionale della Cecoslovacchia.
Pontremoli si occupò dell’allestimento del laboratorio scientifico negli spazi ristretti della cabina di comando e progettò una strumentazione che fosse compatibile con gli stringenti limiti sulle dimensioni e il peso degli oggetti trasportabili nella cabina di comando. In particolare, si dedicò alla costruzione di strumenti per le prime misure dei campi geomagnetico e gravitazionale in aree polari.
La spedizione partì l’11 maggio 1928 e iniziò l’esplorazione della parte di Artide a nord delle isole Spitzbergen. Il 25 maggio 1928, a causa di una rapida perdita di quota, il dirigibile urtò la banchisa e dieci uomini caddero sul pack. Otto di loro, tra i quali Nobile e Běhounek, poterono essere in seguito salvati dalle spedizioni di soccorso. Il dirigibile, ormai alla deriva, si inabissò nel Mare di Barents con i corpi degli altri sei uomini rimasti a bordo, tra i quali Pontremoli. Quasi tutti i dati delle misure geomagnetiche e gravitazionali da lui effettuate durante la spedizione andarono similmente perduti.
A Pontremoli fu intitolato l’istituto di fisica dell’Università degli studi di Milano, oggi dipartimento, da lui fondato.
Fonti e Bibl.: B. Finzi, A. P., in Rendiconti del Seminario matematico e fisico di Milano, II (1928), pp. XI-XII; Die Vorbereitungen und die wissenschaftlichen Ergebnisse der Polarexpedition der “Italia”, in Petermanns Mitteilungen, Ergänzungsheft 205, Gotha 1929; E. Pugno Vanoni, A. P. Note biografiche, in Il nuovo cimento, VII (1930), pp. 41-49.
G.P. Giordana, Vita di A. P., Roma 1933; L. Gariboldi, A. P. e l’Istituto di fisica di Milano, in Intorno a Galileo: la storia della fisica e il punto di svolta galileiano, a cura di E. Giannetto - G. Giannini - M. Toscano, Bergamo 2011, pp. 211-217.