SESTINI, Aldo
– Nacque a Brozzi (Firenze) l’11 agosto 1904, da Eugenio, apprezzato incisore litografo, e da Ida Del Panta.
Vocato agli studi geografici fin dagli anni del liceo, nel 1924 si iscrisse alla facoltà di scienze fisiche e naturali dell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze (poi Università di Firenze), dove seguì le lezioni di Olinto Marinelli, che considerò sempre il suo maestro; dopo la prematura scomparsa di quest’ultimo (giugno 1926) si laureò in geologia, relatore Giotto Dainelli (1928).
Subito dopo la laurea intraprese la carriera universitaria, inizialmente come assistente alla cattedra di geologia, e nell’anno accademico 1933-34 conseguì la libera docenza in geografia fisica. Nel 1930 si era sposato con Giovanna Fuligni – compagna di liceo e di università, dalla quale avrebbe avuto tre figli, Giuliano, Valerio e Graziella – e per far fronte alle esigenze familiari, pur mantenendo le citate fuzioni di assistente e di professore incaricato, dal 1935 al 1938 fu insegnante nel liceo classico Francesco Petrarca di Arezzo.
Vinto nel 1938 il concorso per professore ordinario di geografia nella facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Cagliari – dove tenne lezioni anche di altre materie geografiche – nel 1942 si trasferì alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università statale di Milano, riprendendo anche i contatti con Firenze grazie all’incarico di geografia politica ed economica nella facoltà di scienze politiche. Nell’anno accademico 1946-47 ottenne il desiderato trasferimento a Firenze, sulla cattedra di geografia di Magistero.
Già dal verbale di chiamata si evince una caratteristica basilare del profilo scientifico di Sestini che, nonostante il rilevante impegno in campo geomorfologico, coltivava anche l’antropogeografia e la paleogeografia, inserendo i risultati della ricerca analitica in «quadri di largo significato» (Innocenti, 1982, p. VIII). Sestini, infatti, spaziò dalla geografia fisica a quella umana, ottenendo ogni volta risultati originali e innovativi. Il suo nome resta tuttavia legato principalmente al tema del paesaggio geografico, affrontato sia sotto il profilo teorico sia sotto quello applicativo.
Nell’anno accademico 1951-52 passò alla facoltà di lettere e filosofia, dove insegnò con grande prestigio e passione fino al 1974, occupando la cattedra già onorata da alcune delle figure più rappresentative della geografia italiana, come Giovanni e Olinto Marinelli e Renato Biasutti. Nel 1980, al termine degli anni trascorsi come docente fuori ruolo, conseguì il titolo di professore emerito.
Formidabile promotore di cultura geografica, Sestini organizzò numerosi convegni e congressi e partecipò come relatore o animatore a molti altri convegni e viaggi d’istruzione, ma soprattutto svolse una parte di primo piano nella vita scientifica della Società di studi geografici, il prestigioso sodalizio fondato a Firenze nel 1895 da Giovanni Marinelli e nella direzione del suo organo, la Rivista geografica italiana (di cui fu condirettore negli anni 1947-66 e direttore negli anni 1967-73 e 1977), che – grazie alla sua indiscussa competenza e alle energie da lui profuse senza sosta – negli anni Sessanta fu riconosciuta periodico scientifico di alto livello e fama internazionale. Sestini ricoprì anche cariche di presidenza di comitati e associazioni nazionali in campo geografico. Numerosi i riconoscimenti e le attestazioni conferitigli, come si può desumere dall’elenco puntualmente ricostruito da Piero Innocenti (1982, p. IX).
A partire dagli anni Trenta numerosi furono i suoi viaggi di studio, compiuti anche durante gli anni della seconda guerra mondiale in più parti d’Europa e, dopo la guerra, in Africa e nelle Americhe, anche se il campo prediletto d’indagine rimasero l’Italia e la Toscana in particolare. La maggior parte dei viaggi e dei sopralluoghi fu documentata da un ricco apparato fotografico che oggi costituisce un’altra preziosa eredità di Sestini (Cassi - Meini, 2010).
La sua produzione scientifica vanta 249 titoli, fra monografie, saggi e articoli scientifici – come si evince dall’elenco stilato da lui stesso e collocato in appendice (pp. 331-341) al volume postumo Scritti minori (1989), dedicatogli dalla Società di studi geografici – senza tener conto delle innumerevoli notizie e recensioni pubblicate in periodici e giornali, e soprattutto nella Rivista, spesso neppure firmate, sicuramente superiori al migliaio (Scotoni, 1989, p. 394).
La sua produzione, incentrata dapprima su temi di geografia fisica (glacialismo appenninico, frane, reti idrografiche) – rigorosamente studiati mediante osservazione diretta e scrupolosi sopralluoghi – in seguito, pur senza accantonare questi filoni, si rivolse con crescente frequenza a temi di geografia biologica e umana (limiti altimetrici, fenomeni urbani), alla geografia storica, alla cartografia tematica (settore questo che lo impegnò costantemente), alla didattica della geografia (da segnalare a questo proposito la fortuna dei suoi libri di testo per la scuola elementare, la scuola secondaria e l’università, che hanno segnato un’epoca), dimostrando una sorprendente preparazione in campi tanto diversi, seppure legati da un filo logico unitario, oltre che nelle questioni teoriche e metodologiche.
La relazione per il conferimento del titolo di professore emerito, letta il 25 marzo 1980, davanti al Consiglio della facoltà di lettere e filosofia di Firenze, da Giuseppe Barbieri – che gli era succeduto nel 1974 sulla cattedra di geografia presso quella facoltà e nella direzione dell’istituto di geografia –, esplicita chiaramente le qualità di Sestini, affermando che la sua formazione naturalistica si rivelò «base preziosa nel corso della sua intensa attività scientifica e didattica nel campo della geografia umana. Ne derivò infatti una particolare capacità di valutare il ruolo giocato dalle componenti ambientali nelle vicende dell’organizzazione umana del territorio. [Tale] patrimonio di conoscenze doveva rivelarsi in pieno in quel settore di ricerca geografica umana prediletto dal Sestini e cioè lo studio del paesaggio antropogeografico, visto come una complessa realtà di equilibrio dinamico, sensibile alla variazione di una qualunque componente antropica o ambientale» (p. 1).
Nel 1963, infatti, nella collana Conosci l’Italia del Touring club italiano (TCI) era stato pubblicato un libro di Sestini, Il paesaggio, che nella sopracitata relazione Barbieri dichiarava esemplare per capacità di sintesi, «chiarezza e concretezza sistematica» (p. 1), pienamente coerente con il metodo proprio del carattere e della formazione dell’autore, improntato al massimo rigore, senza alcuna concessione a «parole inutili, superficiali» ma diretto subito «all’essenziale, al sintetico, con un pensiero scientifico preciso e documentato, guidato da un vivo e vigile senso critico» (p. 2). Anche Berardo Cori (2002, p. 79) ha elogiato la capacità di Sestini nel definire «in maniera magistrale e completa con poche parole i caratteri salienti dei paesaggi italiani» senza niente concedere al pittoresco, offrendo sempre una geografia essenziale e precisa. Parole, queste, che riecheggiano quanto affermato decenni prima da Dino Gribaudi (1963, p. 103), il quale, a proposito del compito affidato dal TCI a Sestini, non esitò a definirlo «di una grandiosità dantesca».
Il paesaggio era introdotto da alcune pagine intese a illustrare – con linguaggio adeguato anche al grande pubblico – il concetto di paesaggio geografico, «struttura materiale che – a partire dal semplice panorama con la inevitabile impressione emotiva che se ne riporta – si esprime anche come manifestazione sensibile, oltre che come risultato razionale di rapporti funzionali (non tutti avvertibili con la nostra vista)» (Rombai 2012, p. 223). Il libro rappresenta «il primo e originale tentativo di puntuale descrizione/interpretazione dei paesaggi italiani» (p. 221), ripartiti in 95 tipi – alcuni dei quali suddivisi in sottotipi – raggruppati in 9 grandi categorie e individuati in base alle componenti di carattere morfologico, idrografico, climatico, vegetazionale e umano (insediamenti e attività economiche), «legati a territori ben definiti e compatti al loro interno» (Corna Pellegrini in Cassi - Meini, 2010). I testi sono accompagnati da stralci di carte topografiche e tematiche, foto, schizzi e schemi appositamente realizzati dall’autore. Il linguaggio è rigoroso e allo stesso tempo chiaro, brillante e incisivo.
Sintesi, proporzione, sobrietà caratterizzano le presentazioni, dalle caratteristiche fisiche del territorio a quelle degli insediamenti e delle attività economiche, fino all’analisi degli elementi che distinguono i vari tipi di paesaggio da quelli dei territori vicini. Frequenti sono anche i riferimenti alla storia. D’altra parte, come afferma lo stesso Sestini (Il paesaggio, cit., p. 11), «pur dovendosi obbligatoriamente considerare la forza vigorosa della natura, i paesaggi umanizzati sono una creazione storica, sviluppatasi poco a poco attraverso molteplici rimaneggiamenti».
A prescindere dal dibattito sul concetto di paesaggio che ha animato i decenni successivi, le indicazioni sui paesaggi così magistralmente delineati da Sestini negli anni Sessanta rivestono ancora interesse e sono suscettibili di un riuso e di una valorizzazione non soltanto culturale (Cassi - Meini, 2010, pp. 141-144)
Se il paesaggio è stato al centro dell’opera di Sestini, non vanno dimenticati i numerosi altri prodotti scientifici. Fra i tanti, richiamiamo qui le Notazioni scritte – assieme a Roberto Almagià e a Livio Trevisan – per la seconda edizione, riveduta e ampliata (1948), del famoso Atlante dei tipi geografici desunti dai rilievi al 25000 e al 50000 dell’Istituto geografico militare (1922) di Olinto Marinelli; Sestini scrisse il nuovo commento a quasi la metà dei fogli (Scotoni, 1989, p. 396). Ricordiamo poi Studi geografici sulle città minori della Toscana. 1, Arezzo (in Rivista geografica italiana, 45, 1938, pp. 3-82), «uno dei primi studi monografici di geografia urbana pubblicati in Italia [...]: esso rimane tuttora esemplare per l’accorto impiego della ricerca sul terreno, per l’equilibrata utilizzazione del dato fisico e ambientale nello studio della città, per l’attenzione dedicata ai fatti funzionali urbani, infine per la preveggente interpretazione del ruolo nodale della città [...]. Vent’anni dopo questa monografia che per eccellenza segna il promettente inizio di organiche ricerche sulle città italiane [...] Sestini sarà ancora all’avanguardia [...] nello studio delle conurbazioni italiane, primo fondamentale passo in quello studio dei rapporti fra città e regione e delle reti urbane che segnerà il passaggio [...] dalla geografia della città alla geografia delle città» (Cori, 2002, pp. 80-82).
Morì a Firenze il 24 febbraio 1988.
Opere. Atlante fisico economico d’Italia: note illustrative, Milano 1940; Il mondo antico: geografia storica, Firenze 1946; Appunti per una definizione del paesaggio geografico, in Scritti geografici in onore di Carmelo Colamonico, a cura di E. Migliorini, Napoli 1963, pp. 272-286; Il paesaggio, Milano 1963; Cartografia generale, Bologna 1981; Introduzione allo studio dell’ambiente: fondamenti di geografia fisica, Milano 1983; Scritti minori. Con elenco delle pubblicazioni (1922-1989), Firenze 1989.
Fonti e Bibl.: Archivio storico dell’Università di Firenze, Sezione Studenti, filza 545, inserto 14896, «fascicolo carriera universitaria di Aldo Sestini»; Archivio storico dell’Università di Firenze, Sezione Docenti, f. 160, «fascicolo carriera docente di Aldo Sestini».
G. Barbieri, I maestri della geografia italiana: A. S., in La geografia nelle scuole: notiziario dell’Associazione italiana insegnanti di geografia, 1958-59, 3, 1, pp. 21-23; D. Gribaudi, recensione ad A. Sestini, Il paesaggio, in Rivista geografica italiana, LXX (1963), pp. 103-107; P. Innocenti, Presentazione, in Scritti geografici in onore di A. S., I, Firenze 1982, pp. V-XI; L. Scotoni, Un grande maestro della geografia: A. S., in Bollettino della Società geografica italiana, serie 11, VI (1989), pp. 391-399; B. Cori, 1938: Arezzo, Sestini e il ‘promettente inizio’ della geografia urbana in Italia, in Arezzo fra globale e locale. Elementi per l’identità di un territorio. Giornate di studio in ricordo di A. S., Arezzo... 1998, a cura di L. Cassi, Firenze 2002, pp. 79-82; L. Cassi - M. Meini, A. S.: fotografie di paesaggi, Roma 2010, con allegato un CD-rom contenente un testo privo della numerazione delle pagine, Insegnare geografia. Omaggio ad A. S. maestro del paesaggio italiano. Atti della Giornata di studio, Firenze... 2008, a cura di L. Cassi (in partic. P. Innocenti, A. S. e la Società di studi geografici; G. Corna Pellegrini, A. S.: i suoi paesaggi italiani); L. Rombai, ‘Il paesaggio’ di A. S. (1963). Cinquant’anni dopo, in Ri-Vista. Ricerche per la progettazione del paesaggio, 2012, n. 1, pp. 221-225, www.fupress.net/index.php/ri-vista/article/download/17281/16106 (16 aprile 2018).