Inarritu Gonzalez, Alejandro
Iñárritu González, Alejandro. ‒ Regista messicano (n. Città del Messico 1963). Raggiunge il successo di critica e di pubblico con solo quattro film affermandosi come il maggior regista messicano dei primi anni del 21° sec., conquistando il premio per la miglior regia al Festival di Cannes con Babel (2006), oltre a numerosi altri premi a festival internazionali, e lavorando con attori del calibro di S. Pean, B. del Toro, N. Watts, C. Blanchett, C. Gainsbourg, J. Bardem, B. Pitt. Questo film compone una sorta di trilogia sulla morte insieme ai precedenti Amores perros (2000) e 21 grams (2003; 21 grammi – Il peso dell'anima). Tutti film scritti con lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, il quale, prima di diventare a sua volta regista, ha rivendicato un ruolo di coautore. Infatti una stessa atmosfera pervade la trilogia, caratterizzata sia dalla crudezza delle storie che disegnano la dimensione di un tragico contemporaneo in cui il racconto della condizione umana assume toni esistenzialisti, sia da un intreccio spaziale e temporale che mette in comunicazione i destini paralleli dei personaggi, sia da un confronto con gli impulsi oscuri dell’anima umana al confine tra l’istintualità e la ricerca di un riscatto verso dimensioni trascendenti. Il film del 2000 incrocia tre destini legati metaforicamente alla ossessiva presenza di cani; quello del 2003 parte da un incidente che interseca tre esistenze sul limitare tra vita e morte, tra fanatismo religioso e disperazione esistenziale; quello del 2006 allarga all’intero pianeta la tecnica di andirivieni spazio-temporale adottata dai primi due film, collegando tra Marocco, Giappone e Stati Uniti i capricci del caso, le misteriose geometrie fatali che uniscono una serie di personaggi in una catena babelica di violenze, di disagi psichici, di incomunicabilità familiari. Rotto il sodalizio con Arriaga, I. realizza nel 2010 Biutiful, ambientato a Barcellona, che indaga, in modo più concentrato e introspettivo, la singolarità di una crisi di coscienza, tra instabilità familiare, malattia e riflessione sulla condizione dell’immigrazione clandestina.