GUČKOV, Aleksandr Ivanovič
Uomo politico russo, nato a Mosca nel 1862. Compiuti gli studî nella facoltà storico filologica dell'università di Mosca, viaggiò a lungo nell'Asia Minore partecipando a varie imprese di carattere militare, tra l'altro alla guerra col Giappone, dove rimase prigioniero. Nel 1905, con altri liberali, pubblicò il famoso manifesto del 17 ottobre, da cui derivò il partito detto degli Ottobristi, mirante alla pacificazione tra i poteri tradizionali storici e la società russa. Nel 1906 difese le misure governative contro la rivoluzione; in seguito accettò anche il programma di Stolypin: "prima la calma, poi le riforme" e approvò l'introduzione dei tribunali militari. Nel 1907 entrò nella terza Duma e in essa fu eletto capo del "centro" sul quale si appoggiò Stolypin, e al programma di essa si mantenne fedele anche negli anni seguenti, 1908-1909, quando furono approvate le leggi contro la Finlandia, contro gli Ebrei, ecc. Nel 1910 fu nominato presidente della terza Duma, ma quando nel 1911 Stolypin la sciolse insieme col Consiglio di stato per tre giorni, G., in segno di protesta, lasciò il posto di presidente e partì per la Mongolia. Al suo ritorno fu eletto presidente della frazione degli Ottobristi e in tale carica cercò di opporsi ai gruppi feudali-latifondisti. Il suo atteggiamento nei problemi della difesa e la sua resistenza all'influenza di Rasputin, gl'inimicarono lo zar. Nelle elezioni per la quarta Duma G. fu sconfitto e cominciò così anche il disfacimento del suo partito. Scoppiata la guerra mondiale, G. vi partecipò come plenipotenziario della Croce Rossa prima, e come presidente dei comitati d'approvigionamento poi. Dopo la sconfitta del 1915 fu uno degli organizzatori e capo dell'opposizione borghese. Scoppiata la rivoluzione nel febbraio 1917, fu G. che si recò a Pskov per avere dallo zar l'atto di abdicazione. Partecipò al primo governo provvisorio come ministro della guerra e della marina, difendendo il principio del ristabilimento d'una disciplina ferrea. Il diffondersi del movimento rivoluzionario nell'esercito lo costrinse ad annullare molte delle norme più severe, a legalizzare le organizzazioni di soldati, ecc. Il 30 aprile uscì dal governo provvisorio. Fu poi costretto a fuggire all'estero, dove attualmente è uno dei più attivi propugnatori dell'intervento contro l'URSS. Pubblicò i suoi discorsi sui problemi della difesa statale e sulla politica generale (Pietrogrado 1917).