Puškin, Aleksandr Sergeevič
Poeta, narratore e drammaturgo (Mosca 1799 - Pietroburgo 1837); considerato il capostipite della letteratura russa moderna. Il filosofo Petr Čaadaev gli scrisse il 18 settembre 1831: " Vorrei dire che finalmente è apparso in voi il Dante russo ".
P. conobbe e amò D. sulla scia della cultura a lui contemporanea che vedeva nell'Italia, e nei suoi monumenti culturali, una sorta di ‛ patria ideale ' del Romanticismo; e soprattutto per il tramite di Byron, come ricorda egli stesso in un frammento del suo capolavoro, l'Evgenij Onegin (I 49): " O flutti adriatici / o Brenta!... / sentirò la vostra magica voce / ... per la superba lira di Albione / essa mi è cara, essa mi è nota ! " (1823). Nella biblioteca di P. c'era un esemplare originale della Commedia, nonché la scelta, in francese, che ne fece A. Deschamps; e anche se i giudizi di P. su D. sono pochi e brevi (spesso in forma di aforisma), non è dubbio che il poeta russo considerava D. uno dei massimi poeti dell'umanità, anzi, come scrisse nella prefazione al Boris Godunov (1827), uno dei pochi rappresentanti della " falange classica ". Del resto, la migliore testimonianza è rappresentata dall'influsso di D. sulle sue opere.
La prima citazione esplicita del nome di D. risale al 1825, in una poesia dedicata ad A. Chenier; ma già nel 1824 (in Evgenij Onegin, III 22) aveva scritto: " E, mi ricordo, leggevo con terrore / sulle loro sopracciglia l'iscrizione dell'Inferno: / Lasciate per sempre la speranza ! ", ripercorrendo un luogo dantesco già noto nel '700 a Radiščev, a Krylov. E va ricordato (a sottolineare il tono dantesco di quel capitolo) che nella brutta copia, in origine, c'era un'epigrafe tratta da If V 118-120. In molti altri luoghi della sua opera si avvertono reminiscenze dantesche; già in un saggio del 1846 N. Gogol' scriveva, a proposito della lirica puškiniana V načale žizni školu pomnju ja (1830), che " le severe terzine di D. hanno ispirato a P. l'idea di rappresentare, con le stesse terzine e nello stesso spirito, la sua giovinezza poetica a Carskoe Selo ": e malgrado alcuni pareri discordi (a es. di P. Morozov) è ormai accertata l'ascendenza dantesca e la significazione simbolica di quella lirica.
Quando apparvero le prime traduzioni dantesche di Katenin (1827), P. le giudicò " magistrali ", e avrebbe voluto veder tradotta in russo tutta la Commedia; egli non ha lasciato versioni da D., bensì una Imitazione di D. (del 1832) coniata soprattutto su If XXI e XXII, che Belinskij suppose essere una traduzione vera e propria, mentre si tratta - com'è stato accertato - di una variazione, ispirata probabilmente a quella analoga condotta da Ariosto nell'Orlando furioso (canto XXXIV; P., nel 1826, aveva tradotto un frammento del canto XXII), o, come suppone I. Goleniščev-Kutuzov, a simili variazioni di Quevedo. Ancora nella Dama di picche (1833) vengono riecheggiati temi danteschi (" È amaro il pane altrui, e sono faticose le scale degli altri "); ma, nella lunga consuetudine di P. con D., la cosa fondamentale resta che P. " ha inteso la poesia di D. non come un classico, stupendo ma lontano e immobile; bensì come una creazione viva, che conserva la sua freschezza anche per gli uomini di altre età " (N. Elina).
Bibl. - A.S. Puškin, Polnoe sobranie sočinenij (in 17 voll.), ediz. AN SSSR, Mosca-Leningrado 1937-1959. Su P. e D. si vedano: v. Brjusov, Znal. li Puškin po-ital'jauski?, in " Russkij Archiv " III (1908) 12; M. Rozanov, Puškin i D., in " Puškin i ego sovremenniki " XXXIII (1928) 11-41; M. Kufaev, Puškin bibliofil, in Almanach bibliofila, Leningrado 1929; A. Efros, Risunki poeta, ibid. 1930; N. Elina, D. v russkoj literature, kritike i perevodach, in " Vestnik istorii mirovoj kul'tury " I (1959) 106-109; D. Blagoj, D. v soznani i tvorčestve Puškina, in Istoriko-filologičeskie issledovanija, Mosca 1967, 237-246; I. Goleniščev-Kutuzov, D. V Rossii, in Tvorčestvo D. i mirovaja kul'tura, Mosca 1971.