German, Aleksej Jurevič
Regista cinematografico russo, nato a Leningrado il 20 luglio 1938. Con soli quattro lungometraggi, e nonostante una persistente censura politica operata nei confronti delle sue opere, ha occupato un posto di rilievo nel cinema russo contemporaneo. A distinguere i suoi lavori contribuiscono uno sguardo fortemente innovativo, la presenza di personaggi scomodi, il modo soggettivo e non convenzionale di guardare e raccontare episodi drammatici della storia russa del Novecento.
Figlio del noto scrittore e sceneggiatore Jurij P. German (1910-1967; collaborò con i registi Sergej A. Gerasimov, Grigorij M. Kozincev, e soprattutto con Iosif E. Chejfic), dal 1955 al 1960 studiò all'Istituto del teatro, della musica e del cinema Aleksandr Ostrovskij della sua città natale, dove si diplomò in arte drammatica. Iniziò così la sua carriera artistica come attore, prima a Smolensk con il Teatro drammatico statale, e poi a Leningrado, dal 1961 al 1964, con il Grande teatro drammatico Gorkij. Al cinema approdò nel 1964, entrando come aiuto regista nello studio Lenfil′m. Esordì nella regia con Sed′moj sputnik (1967, Il settimo compagno di strada), tratto da un racconto di B.A. Lavrenëv: ambientato nel 1918, durante la guerra civile, ha per protagonista un anziano intellettuale, ex generale zarista, che sceglie di lottare dalla parte del popolo. G. non ritiene però questo film interamente suo: essendo agli inizi della carriera, non gli era stato infatti concesso di dirigere da solo, e gli era stato affiancato un collega più esperto, Grigorij L. Aronov. L'esordio avvenne con Proverka na dorogach o Operacija "S novym godom" (1971, Controllo sulle strade o Operazione Anno nuovo), proibito fino al 1985; basato su un racconto del padre, narra di un gruppo di partigiani che nel 1942 vive la dura esperienza della guerra in una zona del Nord-Ovest sovietico occupata dai nazisti. Fu con questo film che si delineò lo stile del regista, realista, onirico, debordante: il lavoro sulla memoria, sul cinema di genere (dal bellico al poliziesco), sul rapporto tra il potere e l'essere umano, prende forma in immagini dense di energia, tragedia e humour, con un uso frequente del piano-sequenza e uno sguardo sempre in movimento. I lavori successivi definirono queste linee espressive. Dvadčat′ dnej bez vojny (1977, Venti giorni senza guerra) affronta le vicende, pubbliche e personali, di un corrispondente di guerra, in licenza a Taškent all'inizio del 1943. Nei primi anni Ottanta G. venne espulso dall'Unione dei cineasti; il suo film più famoso Moj drug Ivan Lapšin (Il mio amico Ivan Lapšin), poté quindi uscire solo nel 1984, e fu premiato nel 1986 con il Pardo di bronzo e con il Fipresci al Festival di Locarno. Tratto da un racconto autobiografico del padre, la storia si svolge nel 1935 in una cittadina della Russia settentrionale dove opera un commissario di polizia che dà una caccia spietata a un inafferrabile criminale, braccato e infine freddamente giustiziato. Il senso del cinema di G. si ritrova pienamente in Chrustalev, mašinu! (1998, Chrustalev, la macchina!), tratto da un racconto di I.A. Brodskij, ambientato all'inizio del 1953, quando i servizi segreti organizzarono il 'complotto dei camici bianchi', e nei dieci anni successivi, fino all'avvento dei traffici mafiosi; ne è protagonista un generale medico dell'Armata rossa, adultero e alcolizzato. Dall'inizio degli anni Ottanta G. ha anche collaborato, tra gli altri, con il regista Aleksej O. Balabanov, come produttore (Ščastlivie dni, 1991, Giorni felici) e attore (Zamok, 1994, Il castello; Trofim′, episodio del film collettivo Pribytie poezda, 1995, L'arrivo del treno). Nel 1996 ha prestato la sua voce per il documentario Sergej Ejzenštejn. Avtobiografija (Sergej Ejzenštejn. Autobiografia), realizzato da Oleg A. Kovalov.Tra i suoi scritti sul cinema si segnala, in lingua italiana, Il mio cammino (in Esteuropa'80, 1. Gli schermi di Gorbacëv, 1987, pp. 151-79).
V. Kigin, I debutti degli anni '70, in Film Urss '70, a cura di G. Buttafava, Venezia 1980, pp. 75-76.
Leningradocinema, a cura di G. Buttafava, Roma 1988, pp. 23-28, 76-80.
XXIV Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro, Lenfil′m Urss 1978-1988, Roma 1988, pp. 6-8, 12, 30-36.
F.F. Gukasian, Aleksey German, three-and-a-half films later, in Lenfilm and the liberation of Soviet cinema, ed. M. Müller, H. van der Meulen, Rotterdam 1990, pp. 27-29.
G. Buttafava, Aleksej German, o la forma del coraggio, in G. Buttafava, Il cinema russo e sovietico, Roma 2000, pp. 237-41.