Alentejo
L'A. è un vasto territorio del Portogallo, definito in epoca medievale Entre Tejo e Odiana. I suoi confini geografici includevano allora la città di Badajoz e le montagne a O della valle dell'Odiel; oggi comprende i distretti di Evora, Beja e Portalegre e le prov. di Alcàcer e Sines. Le propaggini meridionali sono delimitate dalle cime delle catene montuose di Baixo Alentejo e Algarve.
La storia dell'A. medievale ha inizio con le trasformazioni sociali e i primi passi di feudalizzazione agraria del sec. 4° e termina con gli avvenimenti che alla fine del sec. 14° provocarono un cambiamento profondo di mentalità, premessa all'espansione marittima portoghese.
L'apertura verso l'oceano Atlantico si deve anche al fatto che uno degli assi viari dell'A., quello trasversale - Merida/Badajos, Evora, Alc'acer/Lisbona - venne interrotto a partire dal sec. 13° dalla frontiera politica con il territorio castigliano-leonese. L'altro asse viario della regione, il più antico, a N, partiva dal porto di Mértola e, proseguendo lungo la via romana, attraversava Beja ed Evora in direzione di Santarem.
Dal punto di vista artistico, la caduta dell'Impero romano accentuò il processo, che era già peraltro in atto nell'A., di geometrizzazione degli elementi decorativi. Le strutture architettoniche, le forme, i volumi e la decorazione pittorica e plastica, le tecniche dell'oreficeria e della lavorazione dei metalli seguirono le stesse linee evolutive di tutto l'Occidente mediterraneo, ma con particolari affinità stilistiche soprattutto con l'Africa settentrionale e specialmente con il Maghreb orientale. Le dimore rurali dei secc. 6° e 7° furono così decorate con lussuosi bassorilievi geometrizzanti e policromi.
Non sembra che l'invasione islamica del 711 abbia introdotto almeno per un secolo elementi nuovi; infatti i dati archeologici sembrano attestare una continuità culturale, che nei principali centri urbani cominciò a sgretolarsi solo dopo il califfato di Cordova, quando furono introdotti motivi decorativi dell'Oriente mediterraneo. Contrapponendosi agli effimeri tentativi di centralizzazione, si consolidò il potere politico e culturale delle città, mentre, al primo sintomo di debolezza del potere centrale, proliferarono i piccoli 'regni di Taifa' solidamente impiantati nella regione.
Le principali città dell'A. - Mértola, Beja, Evora e Alcàcer - erano insediamenti di media entità, fra i 1.000 e i 2.000 abitanti. Le cinte murarie e i castelli fortificati costituirono le principali realizzazioni architettoniche; si conservano infatti imponenti mura costruite con pali e fango e in pietra grezza, di epoca almohade, ad Alcàcer do Sal, a Juromenha e a Mértola.Le migrazioni dal Nord, della fine del sec. 12°, impressero una decisa svolta culturale, con la costruzione a Evora, al posto dell'antica moschea, di una grande cattedrale di stile romanico-gotico, la cui imponente massa architettonica domina ancora oggi l'antica acropoli.
Un nuovo stile architettonico venne introdotto dagli Ordini mendicanti nel sec. 13° e nel 14°; fu un'epoca di affermazione violenta da parte di 'invasori' in una regione che peraltro si oppose fermamente. Furono perciò necessari ancora due secoli perché si producesse la simbiosi di culture costituita dallo stile mudéjar. I nuclei urbani di Evora, Castelo de Vide, Monsaraz e Mértola sono quelli che oggi presentano l'urbanistica e l'architettura più tipicamente alentejane. Di particolare rilevanza sono le imponenti rovine delle villae tardoromane di S. Cucufate, vicino Vidigueira, e di Torre da Palma, vicino Monforte, con la grande basilica di tradizione nordafricana, e le basiliche paleocristiane di Tròia e di Mértola e gli edifici religiosi del sec. 7° della Vera Cruz de Marmelar e di S. Mancos, vicino a Evora.Tra i siti archeologici medievali sono da ricordare quelli di Tròia (vicino a Setùbal), Juromenha, Moura, Noudar, Castro da Cola (vicino a Ourique) e Mértola.
Le città di Evora, Beja e Elvas, così come la piccola città di Mértola, possiedono i musei più significativi. A Beja, nella antica cappella di Santo Amaro, si trova la più grande collezione portoghese di frammenti scultorei di epoca visigotica. Della stessa epoca si conservano, nei musei di Elvas, Sines e Mértola, alcuni pilastri e capitelli scolpiti.Grazie a recenti scavi archeologici Mértola possiede anche la più grande collezione di arte islamica del Portogallo. A Castro Verde si conserva infine un'originale opera di oreficeria in argento, una testa-reliquiario dell'inizio del 14° secolo.
Bibliografia
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