Alepri
Con i Giugni, i Della Pressa e i Buonaguisi, costituirono una ramificazione della potente consorteria magnatizia dei Galigai, alla quale il Malispini (cap. XXXII, LVII, CVIII) assegna una mitica origine romana. Insieme agli altri consorti, gli A. abitarono " alla rivolta del... Garbo ", nel sesto di Porta San Piero, e (cap. III) furono compresi fra le casate alle quali, come ricorda Cacciaguida (Pd XVI 127-132), il marchese Ugo di Toscana concesse la dignità cavalleresca insieme all'ambito diritto di portare " la sua insegna addogata bianca e rossa ", insegna che esse modificarono " con diverse intrasegne, e chi ne porta assai, chi poco, e chi per un verso e chi per altro ". Gli A. inserirono nella prima metà dello scudo una mezz'aquila nera in campo d'oro, che qualche erudito (Borghini) descrive invece come bianca in campo rosso oppure (Monaldi) d'oro in campo azzurro, fondandosi su figurazioni manoscritte del secolo XIV.
Sempre secondo il Malispini (cap. LVIII, LXII) gli A. avevano già ricevuto la dignità cavalleresca da Carlo Magno nella persona di " messere Alepro degli Alepri ", e l'ottennero ancora una volta, ai primi del secolo XI, dall'imperatore Corrado, il quale armò cavaliere un Arnaldo; Enrico II fece cavaliere un Rinaldo nel 1039. Sono citati inoltre fra le consorterie padrone di torri " più basse nella via che va da Santo Pulinari a Santo Giovanni " (cap. CXLI), accanto alle dimore dei Sacchetti e dei Guicci. La rapida scomparsa degli A. dalla scena politica cittadina fu conseguenza della posizione politica ghibellina che essi assunsero al seguito degli Uberti, anche se non tutti i membri della famiglia furono dello stesso partito (cap. CV). La proscrizione del 1268 li disperse, e di essi non restò più traccia nella storia fiorentina; alcuni, rimasti in città, furono compresi nella " legge dell'ammonire " del 1357, nel cui testo il loro nome è segnato da una croce, che sta a indicare - dice l'editore settecentesco del documento - " quelle famiglie essere mancate ". In un sepultuario di Santa Maria Novella, alla data 1333, è annotata la tomba di una "domina Scotta uxor quondam Bettini Alepri et soror Spinelli de Mosciano, populi Sanctae Mariae Ugonis ".
Bibl. - Fra le pochissime fonti relative agli A., v., in Arch. di Stato di Firenze, Carte dell'Ancisa, AA, 574; GG, 42; MM, 6; altri documenti sono editi in appendice all'edizione settecentesca della cronaca di Marchionne, in Delizie degli eruditi toscani, IX, Firenze 1777, 198, 280. Per le fonti cronistiche, v. Dino Compagni, Cronica, a c. di I. Del Lungo, in Rer. Ital. Script.2 IX II, 11, Città di Castello 1916; R. Malispini, Storia fiorentina..., a c. di V. Follini, Firenze 1816, 27, 46, 51, 54, 58, 86, 90, 112, 122; G. Villani, Cronica, I, Firenze 1823, 153-154, 170-171. Fra gli eruditi dei secoli XVI-XVIII e fra gli storici più recenti v., in Arch. di Stato di Firenze, Biblioteca manoscritti 422, la Istoria delle famiglie della città di Firenze scritta nel 1607 da Piero di Giovanni Monaldi... coll'aggiunta di monsignor Sommai fino all'anno 1626, c. 180; V. Borghini, Discorsi, con note di D. M. Manni, II, Firenze 1755, 103-104; P. Mini, Difesa della città di Firenze e de' fiorentini..., Lione 1577, 290, 296, 307; ID., Discorso della nobiltà di Firenze e de' fiorentini, ripubbl. nella raccolta La Toscana illustrata nella sua storia..., I, Il prodromo, per informazione degli studiosi della medesima, a c. di A. F. Gori, Livorno 1775, 1-77; e, infine, la nota storica sugli A. scritta a c. di L. Passerini a commento del romanzo di A. Ademollo, Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio, VI, Firenze 18452, 1917.