Vedi ALERIA dell'anno: 1973 - 1994
ALERIA (᾿Αλερία, Aleria)
La città antica è situata al centro della costa orientale della Corsica sul parallelo di Ampurias e di Tarquinia a mezza distanza tra Marsilia e Napoli. Impiantata su un altipiano tabulare che si eleva a m 40-50 di altezza, domina la foce del Tavigliano, il Rottanos di Tolomeo, ed una corona di stagni pescosi; ad O dominava una vasta pianura e delle colline adattate alla cultura intensiva del grano, della vigna e dell'olivo. I contrafforti montagnosi permettevano non soltanto una economia silvo-pastorale (miele, cera, piselli, cipressi, pino, abete, quercia), ma lo sfruttamento a cielo aperto di miniere di piombo, d'argento e soprattutto di rame e di ferro.
Sboccando così nel cuore montagnoso della Corsica, A. era anche un punto d'incontro privilegiato nel Mediterraneo occidentale rispetto ai venti dominanti (N-E e S-E) e delle correnti, e il suo destino è stato determinato dai contraccolpi della storia mediterranea.
L'Alalia di Erodoto (i, 163-67), per venti anni scalo foceo, crebbe grazie a circa "la metà" degli abitanti di Focea che vi trasferirono la loro metropoli (545-543 a. C.). Ma cinque anni più tardi affrontò una coalizione di Cartaginesi e di Etruschi (essenzialmente di Caere) sui quali trionfò in una "vittoria alla Cadmea". In parte i Focei di A. lasciarono la Corsica per Reggio e fondarono Velia: altri dovettero raggiungere Marsilia.
L'interesse degli scavi archeologici intrapresi da una diecina di anni riguarda la scoperta di resti soprattutto ceramici, risalenti a questa prima occupazione focea, ma anche le abbondanti testimonianze della fine del VI, del V e del IV sec. a. C., attestanti un'occupazione continua del luogo. Lungi dall'essere stata abbandonata, A., conosciuta nei testi greci sotto la forma dorica Alalia e in latino Aleria (per dissimilazione della seconda L) raggiunge allora il suo apogeo come prova una necropoli di 15 km quadrati. Una collina particolarmente ricca di tombe presenta una successione di ambienti ipogei scavati lungo la base di essa: si distinguono una scala, un dròmos, talvolta un'anticamera, una porta murata con filari di mattoni, e una camera munita di tre banchine sulle quali erano disposti i morti (in generale due) e la suppellettile funeraria. Le tombe, riutilizzate in due riprese, hanno restituito un materiale databile intorno al 480 e al 430, comprendente ceramica attica (crateri a colonnette e a campana, rhytà, coppe), bronzi etruschi, oinochòai, colini, cucchiai, specchi) gioielli d'oro (orecchini, collane, anelli) etruschi e greci. I graffiti sono etruschi, greci e forse oschi. Altre tombe, molto più numerose e datate al IV e III sec. a. C., presentano un dròmos ed una camera molto più rozzi: la suppellettile contiene una larga percentuale di ceramica importata dalla Magna Grecia (stili di Gnathia, di Teano, di Cales, campano) ma anche dal Lazio pocola) e dall'Etruria meridionale (oinochòai del Gruppo Torcop, stile di Genucilia, cratere del Gruppo dell'Imbuto) e settentrionale (Chiusi-Volterra). Una tomba ha restituito un elmo di ferro e una spada a balteo tipicamente gallica, e forse della ceramica padana; d'altra parte la ceramica grigia di Ampurias è largamente attestata nel III secolo. In linea generale l'influenza etrusca cresce a misura che ci si avvicina al IV e al III sec. a. C. Dopo una occupazione punica durante il III sec. a. C., attestata indirettamente da Polibio e confermata dalla numismatica, "la Corsica e la città di A." sono conquistate da L. Cornelio Scipione nel 259 a. C. (C.I.L., i, 32).
L'A. romana sembra che non abbia conosciuto una uguale prosperità. A tre riprese è stata trasformata in colonia da Silla (8i a. C.), da Cesare (47-46 a. C.), poi da Augusto (verso il 24 a. C.) e da molte iscrizioni frammentarie risulta il titolo di Colonia Veneria Iulia Pacensis Tertianorum Aleria; i coloni sono detti Alerini. La città è la capitale di una provincia governata da un procurator, dipendente direttamente dall'imperatore; si conoscono i nomi di undici governatori (procuratores del I sec. d. C.: L. Iulius Longinus, Decumus Pacarius, Publilius Memorialis, Otacilius Sagitta; Claudius Clemens nel 124-5: (F)uficius Candidus. Praefectus: L. Vibrius Punicus. Praesides: P. Aelius Apollinaris Arleius, ..... s Magnus, Furius Felix, Flavius Maximinus). La città accoglie distaccamenti, cohortes alaeque (Tac., Hist., ii, 16) in parte di Batavi; vi ebbe la base un distaccamento della flotta del Miseno, comandato da un trierarca (Tac., loc. cit.). Si sono trovate una dozzina d'iscrizioni funerarie che ci danno soprattutto nomi di liberti, greci o mistici: due iscrizioni del III e IV sec. sono ancora redatte in greco. Seneca (ad Helviam, vi, 5) sottolineava già il carattere cosmopolita della popolazione.
Gli scavi hanno messo in luce la parte centrale della città amministrativa: un Foro trapezoidale fiancheggiato a S da tabernae: ad E un tempio (di Roma e di Augusto?) si contrappone ad O a un grande monumento tradizionalmente chiamato pretorio. Si distinguono tre grandi periodi di costruzione: il I sec. a. C., Adriano, Diocleziano. La ricchezza non cessa di diminuire, ma A., città di guarnigione, offre testimonianze numismatiche regolarmente scaglionate durante tutto l'Impero. È radicalmente distrutta e scompare agli inizî del V sec., lasciando il nome ad un vescovado dove il vescovo peraltro non risiedette mai, e che Sant'Alessandro Sauli nel XVI sec. trasferirà più a N, a Cervione.
Bibl.: Xa. Poli, La Corse dans l'antiquité et le Haut-Moyen-Age, Parigi 1907; E. Pais, Storia della Sardinia e della Corsica durante il dominio romano, Roma 1923; M. C. Ascari, La Corsica nell'Antichità, Roma 1942; F. Benoït, Les fouilles d'Aleria et l'expansion hellénique, in Comptes. Rend. Ac. Inscript., 6 giugno 1961; J. Jehasse, Les fouilles d'Aleria, ibid., i° dicembre 1961; J. Carcopino, Les Leçons d'Aleria, in Revue de Paris, ott. 1062; J. Jehasse, La "victoire à la Cadméenne" d'Hérodote (I, 166) et la Corse dans les courants d'expansion grecque, in Rev. Et. An., 1962, II; id., Le Plateau d'Aleria et ses problèmes, in Galia, XXI, 1963, I; id., Un scribe de la flotte de Misène à Aléria, in Bull. Société des Sciences historiques et naturelles de la Corse, n. 570, 1964; J. e L. Jehasse, Les monnaies puniques d'Aleria, in Corse Historique, 1962; J. Jehasse, Aleria grecque et romaine, Lione 1963; L. e J. Jehasse, La Grande-Grèce et la Corse aux IVe et IIIe siècles avant Jésus-Christ, in Mélanges Carcopino, 1966, pp. 529-561. Inoltre Chronique des fouilles, in Gallia.