ALESA (῎Αλαισα, Halaesa, Halēsa)
Città della Sicilia a N-O dell'odierna Tusa. Fu fondata nel 403 a. C. da Arconida, signore di Erbita, il quale vi condusse molti mercenarî che l'avevano aiutato a difendersi da Dionisio; fu chiamata perciò "Arconidea", come appare dalle monete (Brit. Mus. Coins. Sicily, pp. 27-28).
Distava dal mare otto stadî (Diod., xiv, 16). Due anni prima della fondazione, nella stessa località si erano stabiliti i Campani licenziati da Imilcone in seguito alla pace con Dionisio (Diod., xiv, 8, accenna all'espansione dei Campani in Sicilia. Per la questione connessa col passo di Diodoro, v., O. Meltzer, N. Jahrb. f. Phil., 1873, p. 232). Nel sec. IV a. C., A. fece parte, e non tra le ultime, della confederazione delle città siciliane stretta da Timoleonte attorno a Siracusa. Nel 263 a. C., consoli Valerio Massimo ed Otacilio Crasso, A. si diede spontaneamente ai Romani, che iniziavano allora la prima guerra punica: fu civitas libera atque immunis (Diod., xiv, 16). Nel 95 a. C. fu fatta per questa città una costituzione speciale (Cic., Verr., ii, 122). Divenne municipium per opera di Augusto (C. I. L., x, 2, n. 7458). Si trova ancora ricordata (῾Αλέσι) da Gregorio di Cipro, tra le 14 città di Sicilia da questi nominate. È anche segnata nella Tabula Peutingeriana.
Degna di nota una lunga iscrizione greca del I sec. a. C., oggi perduta, relativa alla distribuzione dei terreni del territorio di A. (C. I. G., 5594 = I. G. I., 352; Kaibel, De inscriptione Halaesina, Rostock 1882). Poche e sparse rovine si notano qua e là nel luogo dell'antica città: un colombario romano in opus reticulatum (uno dei pochi esempî in Sicilia, Not. Sc., 1889, p. 500 ss.), resti di una cinta muraria forse del IV sec. a. C., altri resti architettonici, una statua di età romana - acefala - (Not. Sc., 1940, p. 123 ss.), una statua ritenuta di Claudio Pulcro nella piazza dell'odierna Tusa. Recenti scavi entro l'abitato hanno posto in evidenza un impianto urbano a scacchiera regolare, simile a quello di Solunto, con vie lastricate scendenti a gradoni lungo il versante orientale della collina ed una grande strada centrale che dalla porta meridionale della città, all'esterno della quale era la necropoli, saliva all'agorà. Quest'ultima era lastricata a mattoni e fiancheggiata da portici. Sulla sommità della collina è il basamento di un tempio che mostra successivi ampliamenti ed era probabilmente dedicato ad Apollo, protettore della città, i cui simboli ritornano sulle monete locali. Avevano templi ad A. anche Giove Meilichio e Adrano (v.): questi edifici sono infatti ricordati in un'iscrizione catastale del periodo romano, la Tavola alesina (C. I. G., xiv, 352), rinvenuta nel Cinquecento nel territorio della città. Nella Tavola sono nominate anche le mura urbiche con le torri, una costruzione fortificata (Tapanon) con altri edifici, e la fonte Ipyrra.
Bibl: Chr. Hülsen, in Pauly-Wissowa, I, c. 1274, s. v. Alaisa; G. Lancillotto-Castello, Della storia di A., Palermo 1749; G. Cavallaro, Le monete degli Alesini siculi e della symmachia, in Atti e Mem. Ist. It. Numismatica, VIII, 1934, p. 3 ss. Statua di Claudio Pulcro: G. Lancillotto-Castello, Dissertazione sopra una statua di marmo scoperta nelle rovine dell'antica città di A., Palermo 1749; G. Carettoni, Alaesa Archonidea, in Fasti Arch., VII, 1952, p. 160; IX, 1954, p. 203; XI, (in preparazione); B. Neutsch, in Arch. Anz., 1954, c. 472 ss.
(G. Carettoni - V. Tusa)