ALESSANDRETTA (arab. Iskanderūn, varianti Isknnderūnah e Iskandariyyah; franc. Alexandrette [A. T., 88-89])
Città della Siria settentrionale, capoluogo di livā., a 36°10′ di long. E. da Greenwich e 36° 35′ di lat. N.; a SE. del golfo che da essa prende il nome.
Circondata di paludi malariche, la città è assai malsana; vi sono progetti di risanamento e di estensione. Ha una popolazione di circa 13.000 abitanti (censimento del 1921-22), tra cui un migliaio di Turchi, così distribuita per confessioni: ‛alawiti 2276, musulmani sunniti 1281, ebrei 96, cristiani uniti 938, protestanti 108, armeni gregoriani e greci ortodossi 8358. Più di 1350 famiglie armene, profughe dalla Cilicia, vivono accampate nei dintorni.
Alessandretta occupa una posizione commerciale importantissima, quale sbocco del passo di Beilān, che immette nelle pianure della Siria settentrionale; essa è il porto della regione, che comprende metà della Cilicia, tutto il z'ilāiet di Aleppo, e l'hinterland fino al Tigri. Prima dell'apertura del canale di Suez, vi affluiva anche il commercio dall'India e da Baghdād; nel Medioevo fu frequentata da Veneziani e Genovesi; la British Levant Company vi mantenne un'agenzia per due secoli, fino al 1825. Oggi gl'Italiani di Alessandretta non sono più di trenta, attendenti per lo più al commercio e ai trasporti automobilistici.
Alessandretta è ancora il terzo porto della Siria (dopo Tripoli e Beirut), ma è anche quello di maggiore avvenire, e fu giudicato il migliore fra Costantinopoli e Alessandria. È infatti difeso dai venti di E. dall'Amano, e il suo fondo è di 12-15 m. fino a un miglio circa dalla costa. Secondo un progetto del 1913, elaborato dalla Società della ferrovia di Damasco, la superficie del porto si potrebbe estendere fino a 90 ettari, con un fondo minimo di 10 metri. L'idea di fare sboccare ad Alessandretta la tubatura del petrolio di Mossul sembra sìa stata abbandonata a favore di Tripoli.
La distanza in linea retta da Alessandretta ad Aleppo è di 100 km., e la strada rotabile è lunga 109, ma la linea ferroviaria costruita nel 1913 ne misura 220. Vi è un progetto di traforo dell'Amano (10 km.), che abbrevierebbe notevolmente il percorso.
La posizione commerciale di Alessandretta, minacciata per un momento da Tripoli e da Beirut in seguito alla costruzione della ferrovia Damasco-Aleppo, che collega Aleppo a Beirut, si è ristabilita grazie alla ferrovia di Baghdād e alla Homs-Tripoli (1906 e 1911).
Il commercio si effettua, in ordine d'importanza, per i seguenti paesi: Egitto, Stati Uniti, Inghilterra, Italia, Francia, Germania e Belgio (nel 1925).
Alessandretta è l''Αλεξάνδρεια κατὰ 'Ισσόν fondata da Alessandro Magno nel 333 a. C., o, secondo l'opinione oggi prevalente, da Antigono o da Seleuco, e così chiamata, perché a circa 37 km. a sud del campo della famosa vittoria dei Macedoni sui Persiani. Fu detta più tardi 'Αλεξάνδρεια ἡ μικρά, donde la forma diminuitiva del nome arabo ed europeo, ed anche A. Scabiosa. Ebbe rapido sviluppo come porto mediterraneo di un vasto e ricco retroterra.
Dopo la conquista musulmana della Siria, Alessandretta dipendeva amministrativamente dal giund (campo militare) di Qinnesrīn. Il suo castello sembra sia stato costruito dal califfo 'abbāside al-Wāthiq (842-847 d. C.). Durante le guerre fra Bizantini ed Arabi fu presa più volte dai primi. Ai tempi dello storico e geografo Abū 'l-Fidā', contemporaneo di Dante, era deserta; acquistò importanza con lo sviluppo di Aleppo, divenendo lo sbocco del commercio carovaniero con la Mesopotamia. Capoluogo di livā' sotto i Turchi, è una delle città per le quali l'accordo franco-turco di Angora (1921) stabilisce un regime speciale, in considerazione della forte proporzione di abitanti turchi. Nel 1925 un decreto dell'alto commissario francese per la Siria e il Libano riconosceva al livā' di Alessandretta una certa autonomia entro lo stato di Siria col turco lingua; ufficiale insieme con l'arabo e col francese. Nel marzo 1926 il suo consiglio rappresentativo aveva proclamato l'indipendenza del livā' e votato una costituzione; nel giugno, grazie ai buoni uffici di ministri dello stato di Siria, rinunciò all'indipendenza, decidendo di mantenere il livā' nello stato di Siria, sotto riserva di un regime di decentramento, da elaborarsi in seguito.
Bibl.: Damoiseau, Voyage en Syrie, Parigi 1833, p. 4 seg.; Pococke, II, p. 260; A. Forbiger, Handb. der alten Geographie, II, p. 644; V. Head, Historia nummorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 716; Tscherikower, Die hellenistischen Städt-gründungen, Lipsia 1927, p. 68.