Vedi ALESSANDRIA dell'anno: 1958 - 1973
ALESSANDRIA (v. vol. i, p. 204)
Le più notevoli scoperte avvenute sono quelle di alcuni ipogei con decorazione dipinta e quelle che hanno accompagnato il lavoro di spianamento di un piccolo colle (Kōm ed-Dîck), che a lungo era stato creduto corrispondesse all'antico Paneion e nascondesse le vestigia della necropoli reale. Demolizioni e scavi archeologici (Missione Polacca) hanno confermato, attraverso un più completo riconoscimento della stratigrafia, quanto già saggi precedenti (Breccia, Adriani, Wace) avevano lasciato intravvedere e cioé che il kōm era di formazione recente, che vestigia di età ellenistica giacciono a grande profondità e che su di esse si sovrappose in età romana un'ampia zona monumentale (terme, piccolo edificio per spettacoli, ecc.), sulle cui rovine furono a loro volta sovrapposte costruzioni e, per un lungo periodo di tempo, sepolture di epoca araba in strati successivi. Altra importante scoperta è quella dei resti di un edificio a blocchi squadrati, con colonne doriche, avanzo rarissimo di età ellenistica, apparso a S del presumibile tracciato del grande dròmos della città antica (la cosiddetta via Canopica).
Importanti, nuovi risultati sono scaturiti dalla raccolta critica della documentazione circa le scoperte alessandrine avvenute fra lo scorcio del secolo scorso e i nostri giorni, che A. Adriani ha presentato in due volumi del Repertorio d'Arte dell'Egitto greco-romano, accompagnandola con un Glossario di topografia alessandrina. Fra i risultati particolari si ricorderanno l'edizione e la rettifica della pianta delle grandi catacombe del Mex, che risultano di uno schema a "croce di Lorena" con triplice cella tricora attorno ad un corpo rotondo coperto a cupola, preannunciante schemi di architettura copta; la ricostruzione ideale di una rara pianta di ipogeo a croce greca; la segnalazione, fra altre inedite, di una tomba eccezionalmente decorata con motivi a rilievo rappresentanti un corredo di armi. Più interessanti sono, su un piano più generale, le considerazioni riguardanti le vicende e i caratteri dell'urbanistica alessandrina. La città non avrebbe avuto, nei progetti del Macedone, i peculiari caratteri di grandiosità e di monumentalità che andò acquistando sotto i primi due Tolemei. I nomi di Deinokrates e di Deinochares potrebbero riferirsi, non ad uno stesso architetto, come generalmente si crede, ma il primo all'ideatore della pianta, il secondo a colui che l'avrebbe genialmente rielaborata fra la fine del IV e il principio del III sec. a. C., inserendovi alcuni dei più significativi complessi monumentali, primo fra tutti, quello della reggia. La città, nel corso dei secoli, deve aver subito frequenti e spesso radicali modifiche, estendendosi verso E. La pianta tracciata da Maahmûd bey nel 1872, di cui si ribadisce la relativa attendibilità, deve riferirsi a questa città tarda. La necropoli reale sarà da ubicare non più sotto la collina di Kōm ed-Dîck, ma verso E, al limite del presumibile quartiere della reggia, e un elemento di esso si pensa potrebbe esserci miracolosamente pervenuto nella grande camera a blocchi monolitici di alabastro esistente nell'attuale cimitero latino (cfr. v. vol. i, fig. 305).
Si tacciono qui, necessariamente, le notizie riguardanti il resto dell'Egitto, ma si deve fare eccezione per l'avvenuta pubblicazione delle imponenti rovine del tempio eretto a Tolemeo III e alla regina Berenice ad Hermopolis Magna. Trattasi dei resti di un grande santuario (riaffiorati sotto quelli di una basilica paleocristiana, essa stessa di assai rilevante importanza) riferibili a tre diversi edifici di ordine ionico, dorico e corinzio (superbi esemplari superstiti di colossali capitelli di quest'ultimo ordine, forse appartenenti alla stoà del santuario). Queste vestigia costituiscono senza dubbio la più importante testimonianza di architettura alessandrina, di cui ci mostrano aspetti e valori mai prima documentati.
Bibl.: Topografia-architettura: Ch. Picard, in Mon. Piot, XLIX, 1957, p. 41 ss.; M. L. Bernhard, in Studia Muzealne, Poznań, II, 1957; M. Novicka, in Archaeologia, XI, 1959-60, p. 183 ss. (in polacco); A. J. B. Wace, A. H. S. Megaw, T. C. Skeat, Hermopolis Magna, Ashmunein. The Ptolemaic Sanctuary and the Basilica, Alessandria 1959; S. Settis, in Studi classici e orientali (Università Pisa), XIV, 1965, p. 247 ss.; F. el Fakharani, in Am. Journ. Arch., LXIX, 1965, p. 57 ss.; B. F. Cook, in Papers of the Metrop. Mus. of Art, New York, XII, 1966; id., in Am. Journ. Arch., LXX, 1966, p. 325 ss. (cosiddetto Ipogeo dei Mercenari); S. Handler, The Architect. of Alex. in Egypt as seen in the br. Alexandrian Coinage of the Roman imp. Per., Bryn Mawr College, 1966; A. Adriani, Repertorio d'Arte dell'Egitto gr.-rom., Serie C 1-2, Palermo 1966; V. Kubiak, in Bull. Soc. Arch. d'Alex., XLII, 1967, p. 47 ss.; H. Riad, ibid., pp. 85 ss.; 89 ss.