ALESSANDRINO (fr. alexandrin)
È il verso tipico della poesia francese. Consta di dodici sillabe; nella poesia classica è sempre diviso in due emistichî di sei sillabe, cosicché gli accenti principalì cadono sulla 6ª e 12ª sillaba; i secondarî sono variamente distribuiti. Così, ad esempio:
Appare la prima volta nel Viaggio di Carlomagno a Costantinopoli e a Gerusalemme (che è, con ogni probabilità, del principio del sec. XII); ma il nome risale al Roman d'Ale. randre di Lambert le Tort e Alexandre de Bernai (della seconda metà del sec. XII). Nel sec. XIII esso va sostituendo il decasillabo nei poemi epici, ma poi il suo uso regredisce. Rimesso in onore da Ronsard e dalla Pleiade, regolarizzato da Malherbe, nel secolo classico della poesia francese esso diviene il verso francese per eccellenza; e la sua struttura ritmica viene fissata. Solo col Romanticismo si fa strada qualche libertà: ai versi con la cesura normale (dopo la sesta sillaba) si mescola qualche verso con due cesure (il cosiddetto trimetro romantico):
Vivre casqué, ∣ suer l'été, ∣ geler l'hiver
(V. Hugo).
Anche la leggiera pausa dopo la sesta sillaba, che sussiste presso i romantici, talvolta scompare nei poeti successivi:
Empanaché d'indépendance et de franchise
(Rostand).
L'alessandrino fu adattato all'italiano, in forma di doppio settenario, da P.J. Martelli (v.), onde si chiamò martelliano.