alessandrismo
Nella storia dell’aristotelismo, orientamento filosofico che muoveva dall’interpretazione del pensiero di Aristotele data da Alessandro di Afrodisiade, soprattutto per la dottrina dell’intelletto. Nella filosofia araba Avempace sembra avvicinarsi all’interpretazione di Alessandro; tuttavia egli ammetteva la sopravvivenza dell’intelletto acquisito individuale, costituito dall’azione dell’intelletto agente, separato e unico, sull’intelletto potenziale. Combattuta da Averroè, l’interpretazione alessandrista – genericamente nota ai medievali per i pochi estratti del commento di Alessandro al De anima di Aristotele tradotti da Gerardo da Cremona (con il titolo De intellectu) e per le citazioni di Averroè – conobbe una più larga fortuna nel 16° sec., dopo che Gerolamo Donato pubblicò la sua traduzione latina del trattatello De anima (1495): allora a. venne a significare negazione dell’immortalità dell’anima individuale (in tal senso condannato, con la dottrina averroistica dell’esistenza di un unico intelletto per tutti gli uomini, dal concilio Lateranense nel 1513). All’a. si avvicina Pomponazzi che, più limitatamente, sosteneva non dimostrabile, con i principi della filosofia di Aristotele, l’immortalità dell’anima individuale.