ACHILLINI, Alessandro
Nato a Bologna il 20 ott. 1463 (o forse 1461), era figlio di Claudio e fratello di Giovanni Filoteo, nonché prozio del poeta Claudio.
Laureato nella patria università il 7 sett. 1484, vi insegnò logica fino al 1487, filosofia naturale dal 1487 al 1494; dal 1494 al 1497 passò alla cattedra di medicina teorica, sempre a Bologna, e dal 1497 all'ottobre 1506 resse le due cattedre, di filosofia naturale e di medicina teorica. Caldo fautore dei Bentivoglio, lasciò Bologna ai primi di novembre all'approssimarsi delle truppe di Giulio II, che l'11 nov. 1506 fece il suo ingresso in città. Fuggito a Padova, vi tenne la cattedra di filosofia naturale in concorrenza col Pomponazzi. Fra l'autunno di quell'anno e la primavera del 1507 ebbe modo di ascoltarli in disputa nel circolo dei filosofi, al Portico del Podestà, Paolo Giovio, che allora si trovava a Padova studente di filosofia. Ma dopo due anni di soggiorno padovano l'A. fu costretto a ritornare a Bologna (14 sett. 1508), ove riprese l'insegnamento della filosofia e della medicina teorica, nonostante i casi bellici del 1512, fino alla morte, avvenuta il 2 ag. 1512.
Filosofo, l'A. accoglie l'interpretazione averroistica del sistema aristotelico, e in particolare la tesi dell'eternità del mondo, ma temperata dal concetto che tutte le cose dipendano da Dio come da causa efficiente e motrice. Ammette l'unità dell'intelletto possibile per tutti gli uomini, eppure vuole che esso sia forma inerente e "informante" dei singoli. Identifica l'intelletto agente con Dio e nel congiungimento della mente umana con quello, al termine dello sviluppo intellettuale, fa consistere il fine ultimo dell'uomo. L'A. nella storia dell'averroismo rappresenta, insomma, la corrente che è stata detta "sigieriana". Discute ampiamente le nuove dottrine "calcolatorie" divenute di moda, e si sforza di salvare le tanto discusse regole aristoteliche sulla proporzionalità dei movimenti con la forza motrice e la resistenza.
Le sue opere a stampa sono: Quolibeta de intelligentiis (1494); De orbibus (1498); De universalibus,nell' Opus septisegmentatum da lui edito (1501); Quaestio de potestate syllogismi; Quaestio de subiecto medicinae (1504); De elementis (1505) - tutte queste opere furono riunite in un sol volume nell'edizione veneziana del 1508 -; De distinctionibus (1510); un frammento del De physico auditu (1512); postume uscirono: De proportionibus motuum (1516); Anatomicae annotationes (1520): tutte queste opere, meno l'ultima, furono riunite in un sol volume a Venezia nel 1545 da Panfilo Monti suo alunno.
Le sue Anatomicae annotationes,più volte stampate con titoli diversi, sono appunti che probabilmente dovevano servire per un'opera di anatomia umana: notevoli sono in esse alcuni riferimenti ad osservazioni da lui fatte nel corso di pubbliche "notomie".
Bibl.: G.M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 102; G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, I, Bologna 1781, p. 49-55;L. Münster, A.A. anatomico e filosofo professore dello Studio di Bologna (1463-1512), in Riv. di studi di scienze mediche e naturali, XXIV (1933), pp. 7-22, 54-77; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, V, New York 1941, pp. 37-49; B. Nardi, Sigieri di Brabante nel pensiero del Rinascimento italiano, Roma 1945, pp.45-90; Id., Appunti sull'averroista bolognese A.A., in Giorn. critico d. filosofia ital., XXIII (1954), pp. 67-108 (questi due scritti sono riuniti nel volume dello stesso autore, Saggi sull'aristotelismo padovana dal sec. XIV al XVI, Firenze 1958, pp. 179-279).