AGRICOLA, Alessandro
D'origine tedesca, indicato spesso nei codici col solo nome di Alexander, e identificato da van der Straeten con quell'Alexander de Alamannia il cui patronimico Ackermann appare in un documento del 1500, risalente a quando l'A. avrebbe accompagnato Filippo, arciduca d'Austria, nel Lussemburgo. È inesatta la notizia data dal Riemann e ripetuta dai lessicografi che, prima del 1474, l'A. si trovasse alla corte sforzesca di Milano assai giovane, in qualità di putto cantore; giacché, nel 1471, in funzione già di cantore ducale, aveva raggiunto l'età sufficiente per recarsi a Firenze, quale "famiglio et musico" del duca, allo scopo di prendervi moglie. In seguito, con missiva del 23 marzo 1474, Galeazzo Maria Sforza lo raccomandava a Lorenzo de' Medici, volendo egli lasciare Milano. Poi fu a Mantova, dove nel 1523 lo si trova ancora a servizio della Corte con una provvisione ordinaria di 104 lire mantovane e dodici soldi, in qualità di "musico et famigliare" del marchese. I documenti dell'archivio Gonzaga servirebbero quindi a rettificare quanto si va ripetendo nei lessici musicali intorno alla morte dell'A., che sarebbe avvenuta a Valladolid nel 1506, dopo essere passato in Spagna al seguito di Filippo d'Austria.
La reputazione goduta dall'A. come compositore è attestata dalla pubblicazione di parecchie sue Messe, fatta da Ottaviano Petrucci nel 1504, nelle quali si affermano la tecnica e il gusto della scuola franco-belga allora dominante. Alcune di esse sono svolte sopra spunti di canzoni francesi, delle quali prendono i nomi, come Le servitenr, Je ne demande, Malheur me bat; altre attingono al tono in cui sono scritte, le loro denominazioni di Primi toni, Secundi toni. L'Eitner è giunto ancora a segnalare trentuno composizioni dell'A., disseminate nelle collettanee dello stesso Petrucci apparse fra il 1501 e il 1503. Sono esse mottetti e canzoni di testo francese, alle quali vanno aggiunte le composizioni chiesastiche custodite nei codici manoscritti dell'archivio della Sistina, di S. Pietro in Vaticano, della Casanatense di Roma, e in Bologna, Bruxelles e Vienna. L'Ambros lo definisce come il compositore più bizzarro e di più difficile interpretazione della fine del sec. XV; ne pone in evidenza le sottigliezze dello stile, le minuzie della forma, i cerebrali accorgimenti tecnici, onde l'A. si può parificare ai rappresentanti del fiamminghismo canonico, con in più le sue personali stranezze e le oscurità di contrappunto.
Bibl.: A. Berlolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVIII, Milano 1890; van der Straeten's, La Musique aux Pays-Bas, VI e VII, 1867-1888.