ALLEGRI, Alessandro
Nato a Firenze nel 1560, fu allievo del padre lettore G. Rampeschi da Foligno, presso il quale ebbe come condiscepolo quel B. Minerbetti, che sarà uno dei pochi amici veramente fedeli della sua vita. Si addottorò in diritto civile e canonico nello Studio pisano, ma non esercitò la professione, se non per brevi periodi. Fu, come cantò lui stesso, "scolare, cortigian, soldato e prete".Visse per breve tempo alla corte, per allontanarsene poi disgustato da invidie e rivalità, se dobbiamo prestar fede a un sonetto da lui indirizzato al suddetto Minerbetti (Rime piacevoli,III, Fiorenza 1608, p. 18 a tergo). Ma scarse e incomplete sono, del resto, le notizie riguardanti la sua vita privata. Meglio conosciuta è la sua attività letteraria e culturale.
Pare che avesse casa sulla piazza di S. Maria Novella; qui, compiacendo alla sua indole allegra e socievole, riuniva amici buontemponi e scrittori per banchettare e conversare piacevolmente. Da questi periodici convegni nacque l'"Accademia della Borra",di cui l'A. fu uno dei principali fondatori e che accolse come soci i più noti burloni del tempo, ma anche poeti come C. Caporali e G. Leopardi.
L'A. appartenne probabilmente anche all'Accademia Fiorentina, divenendone censore nel 1609, sotto il consolato di A. Strozzi.
Come scrittore, egli può essere considerato uno di quei tanti che, tra la fine del sec. XVI e l'inizio del XVII, ovunque in Italia, ma particolarmente a Firenze, continuavano ormai stancamente quella tradizione di poesia burlesca e satirica a sfondo antiletterario, la quale aveva avuto in F. Berni il primo e più grande rappresentante. Notabile per una certa arguzia e piacevolezza, talvolta assai misurate, l'A. non riesce però nel complesso a sottrarsi a quel sentore di accademico e di stantio, che il genere comportava: e qua e là ci sono sguaiataggini assai fastidiose, tipiche anch'esse di quella forma di poesia.
Ciò si avverte particolarmente in quei componimenti in cui l'autore, con artificio vecchio e risaputo, si mette nei panni di contadini e di pastori, per cantare il suo amore istintivo e sensuale per la bella Geva: Fantastica visione di Parri da Pozzolatico moderno poderajo in Pian de' Giullari (preceduta da una lettera all'Onorandissimo Messer Dante Alighieri), Lucca 1613; La Geva e una canzone inedita di A. A.[Infelice sogno di Parri da Pozzolatico], conforme un manoscritto creduto autografo, e il Torricello a Geva,Sarzana 1859.
Quasi tutta la restante produzione poetica dell'A, fu raccolta nelle quattro parti delle Rime piacevoli,pubblicate rispettivamente a Verona 1605; Verona 1607; Fiorenza 1608; Verona 1613.
Altra opera interessante dell'A, sono le Lettere di Ser Poi Pedante nella corte de' Donati a M. Pietro Bembo, M. Giovanni Boccacij, M. Francesco Petrarca,dedicata a M. Giovanni della Casa, con una lettera di Parri da Pozzolatico, Bologna 1613, dove l'autore si rivolge con argomentazioni bizzarre ai grandi della letteratura italiana, anche nella veste a lui usuale di "poderajo", per discettare di questioni morali, linguistiche, letterarie, ecc. Tale opera è citata dal vocabolario della Crusca come testo di buona lingua.
L'A. è infine ricordato come autore di una tragedia intitolata Idomeneo Re di Candia,oggi perduta, giudicata da J. Rilli di argomento fiero e bizzarro; di due poemetti latini, De Actiaca victoria e De eadem victoria ad Maurum Textorem,pubblicati nella raccolta di poeti latini, apparsa a Firenze nel 1719 per i Tartini & C.; nonché di altri versi in lingua latina.
L'A. morì a Firenze il 18 dic. 1629.
Bibl.: Le opere dell'A, sono quasi tutte raccolte in Rime e Prose di A.A.,Amsterdam 1754, con introduzione dovuta a un Filopono fiorentino. Cenni sulla vita e sulle opere dell'A. si trovano in: J. Rilli, Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accademia Fiorentina,Firenze 1700, pp. 288-291; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia,I, 1,Brescia 1753, pp. 504-507;D. M. Manni, Notizie di A.A.,in Le Veglie piacevoli,IV, Venezia 1760, pp. 65-100; M. Colombo, Altre opere,Milano 1842, pp. 257-260; E. Carrara, La poesia pastorale,Milano s.d. [ma 1908], p. 230; A. Belloni, Il Seicento,Milano 1929, pp. 318 s., 327.