BANDIERA, Alessandro
Nacque a Siena nel 1699 da Giulio Girolamo, medico, e da Maria Vittoria Grilli: fratello minore di Francesco, sacerdote e giureconsulto, e di Giovanni Niccolò, accademico Intronato, che nel 1740 susciterà una vivace polemica nella repubblica letteraria, capeggiata dal Muratori, con la pubblicazione di un Trattato degli studi delle Donne.
A vent'anni entrò nella Compagnia di Gesù, e vi rimase fino al 21 dic. 1740 insegnando in diverse città d'Italia. Ma l'aver egli intorno agli studi di lettere discordato e nei sentimenti e nella pratica dalla comune norma della Compagnia - secondo quanto riferisce il Mazzuchelli - fu cagione che l'applicazione sua non incontrasse gradimento ne' Superiori, in guisa che colle opportune licenze passò nell'ordine de' Servi di Maria; e insegnò poi in Senigallia nel 1742 e fu lettore di Scrittura sacra nella cattedra di Osimo, professore di lingua greca nel Collegio Campana e nel Seminario di essa città".
Interamente orientata alla risoluzione di un problema pedagogico, di interesse immediato per la disponibilità dei quadri d'insegnamento dopo la liquidazione della Compagnia, e particolarmente sollecitante nella netta contrapposizione ai metodi dei gesuiti (il che gli valse anche la chiamata del vescovo Salvatore Ventimiglia per riordinare a Catania gli studi del seminario) è l'opera del B., che si inaugura appena qualche anno più tardi la sua uscita dalla Compagnia e contiene, sin dai primi scritti, elementi polemici destinati a precisarsi e ad approfondirsi. Del 1743, stampate a Venezia, sono le Vite degli eccellenti comandanti, una traduzione da Cornelio Nepote nella quale il B. è impegnato a dimostrare la necessità di unire allo studio della lingua latina l'apprendimento della migliore tradizione toscana. Seguirono la versione delle Epistole di M. T. Cicerone a Quinto suo fratello (Venezia 1744), le Orazioni ciceroniane (in sette volumi, Venezia 1748-51), la traduzione delle Epistole famigliari (Venezia 1753) e quella degli Uffizi (Venezia 1754): "opere utilissime agli studiosi, perocché quivi il traduttore ha con assai diligenza conservate le bellezze dell'originale, e convenevolmente espressa la forza e l'energia del latino linguaggio" (secondo il giudizio del Parini), redatte per lo scopo pratico di fornire libri scolastici di facile consultazione, ma anche con l'idea di spezzare una prassi didattica legata alla tradizione gesuitica: quella del latino insegnato esclusivamente sui testi, e più generalmente, della lettura dei classici come unico fondamento della prima educazione.
Contemporaneamente a queste versioni offriva modelli di stile secondo un gusto precocemente arcaizzante (nel Decameron di messer Giovanni Boccaccio, "ripurgato e corredato con note riguardanti il buon indirizzo di chi desidera scrivere con purità e proprietà toscana", Venezia 1754) e inventava, sulla traccia della medesima tendenza moralistica, il Gerotricamerone,"ovvero tre sacre giornate, nelle quali s'introducono dieci virtuosi e costumati giovani a recitare in volta ciascuno per modo di spiritual conferenza alcuna narrazione sacra. Opera... presentata a chi vago sia d'apprendere prosa toscana in onesto e pio argomento" (Venezia 1754), su cui vale ancora il giudizio tra ironico e risentito del Parini (che ancora se ne ricorderà al tempo del Discorso sopra le caricature): "La terz'opera, ch'io vidi del Padre Bandiera, è quella ch'egli con un nome, per dir così, procelloso e sesquipedale ha chiamato IlGerotricamerone. Le larghe promesse del frontispizio mi allettarono ad aprime il libro ridendo; né prima cominciai a leggerlo, che stomacommi l'affettatissima e storta imitazion del Boccaccio, in mezzo a rancide voci ed a grammaticali errori, che facean loro un non disconvenevol corteggio".
Al giudizio del Parini il B. replicò con la Risposta del padre maestro A. B. sanese de' Servi di Maria alle imputazioni apposte contro al suo Gerotricamerone, la quale ha creduto poter essere non inutile per chi a toscane lettere attende,Milano 1757, che è un attacco violento contro chi aveva avuto l'ardire di correggere l'"autore" di ben venti tomi, e provocò a sua volta una cicalata nell'Accademia deì Trasformati del gesuita G. B. Noghera, al quale si deve probabilmente anche la "bizzarra operetta" Bandiera al vento,ricordata dal Mazzuchelli e dal Parini stesso nel corso della polemica contro il Branda.
Nel 1755 apparvero a Venezia Ipregiudizi delle umane lettere per argomenti apertissimi dimostrati specialmente a buon indirizzo di chi le insegna,ove confluìscono e si organizzano in una visione più unitaria gli spunti polemici apparsi quasi occasionalmente nelle opere precedenti.
Nell'ambito di un piano teso alla razionalizzazione degli studi classici (ma limitato alla critica della prassi gesuitica, senza che il B. si avventuri a formulazioni di principio) lo scrittore auspica un miglioramento del sistema pedagogico insistendo sulla preparazione dei maestri, sulla stabilità e continuità degli studi, sulla necessità di un'azione di vigilanza che gli organi responsabili dell'istruzione dovrebbero estendere alle scuole secondarie. Critica il fasto apparente delle accademie ove i giovani vengono sollecitati dal pericoloso sentimento dell'emulazione; approfondisce quindi alcuni problemi pratici: riduzione delle regole grammaticali a un sistema di norme essenziali, opportunità di far apprendere il latino con l'italiano e di insegnare per regole la lingua volgare insieme alla latina. Vorrebbe che si equilibrasse in maniera più conveniente lo studio riservato alle ore di scuola col lavoro domestico (che il precettore comunque dovrebbe sempre e attentamente controllare); consiglia di sostituire allo sforzo mnemonico l'esercizio continuato della spiegazione di autori (e suggerisce anche gli autori classici più idonei da introdurre gradualmente negli esercizi di lettura e di commento, con una spiccata avversione per i testi più in voga presso le scuole gesuitiche come Sallustio e Ovidio); sfata la presunta efficacia di alcuni metodi consacrati dalla tradizionale prassi umanistica, come l'idea che il parlar latino possa far conseguire l'assoluta padronanza e proprietà della lingua, la pretesa di ricomporre i versi scomposti e quella di scrivere metricamente. Propone infine di ridurre l'orario scolastico da cinque a tre ore per permettere ai giovani di interessarsi ad altre discipline che non rientrano nel quadro dell'insegnamento letterario ma che possono comunque, sollecitare l'iniziativa dei discepoli verso attività ugualmente utili e proficue.
S'intende sulla base di queste caute proposte l'energica reazione del Soresi, propenso a un riformismo che conteneva fra l'altro la proposta della completa laicizzazione della scuola affinché gli "studj si coltivassero secondo gli interessi dell'umana società, e le provvide mire del Principe". Lo accusa soprattutto di scarsa originalità, malgrado l'apparente impegno polemico, e lo biasima "poiché dopo grandi apparati di esordi sempre tirati da lontano, e qualche volta ben ragionati, preposti religiosamente a ciascun capitolo; dopo vari problemi, e dubbj, e verbose discussioni, viene poi quasi sempre ad accordar le parti, modificando i pareri diversi; ma in sostanza lasciando tutto come ha trovato, e metodo, e libri, ed esercitazioni. Al più non fa che accennare alcuni abusi, o eccessi; i quali come ché molti degli odierni precettori abbiano imparato a schivare, non conducono per, tutto questo i loro allievi per la migliore strada, che batter si possa. E però se io fossi stato in sua vece, avrei tralasciato di paragonarmi, com'e' fa, a coloro, che furono tra, Pagani i primi banditori del Vangelo. Egli si conduce in maniera, che non può arrischiare d'esser per cagione della sua Riforma martirizzato".
Ma la parte più caduca del libro era laddove, a proposito "de' libri che sono da usare sì o no nelle scuole", il B. chiamava in causa un testo famoso di eloquenza, il Quaresimale del Segneri, spostando la polemica antigesuitica sul terreno tanto più instabile di una ottusa critica puristica al testo. Quando Parini, in cerca di una clamorosa polemica letteraria, fu invitato dal Soresi a prendere posizione riguardo a I pregiudizi delle umane lettere, il giovane letterato si impegnò a fondo nella parte assegnatagli dal collega Trasformato, e relegando gli elogi a un complimento d'occasione ("I pregi di quest'opera consistono specialmente nelle cose che vi si dicono intorno alla maniera dell'insegnare; le quali nel vero e sode e chiare e molto utili sono"), svolse poi per intero la difesa, in realtà piuttosto facile e scontata, del testo segneriano, che rendeva evidenti tutti gli abbagli (non esclusi alcuni errori di grammatica) derivanti da una malintesa critica retorica.
E non mancava neanche il Parini di sottolineare l'immodestia e la presunzione del B., che anche il Soresi ribadiva quando, cercando di ridurre la portata de I pregiudizi delle umane lettere ai pregiudizi di alcuni maestri di umane lettere, anteponeva al libro del B. il ragionamento che sulla stessa materia premise il Tagliazucchi alla sua raccolta di prose toscane "nel quale con una modestia eguale al suo profondo sapere espone... quanto può servir di lume per ristabilire le pubbliche scuole".
Si consegnava così alla tradizione il ritratto di un retore ambizioso e pedante: ciò che fu probabilmente un dato reale nel carattere del fervoroso servita e contribuì a far dimenticare i meriti anche modesti di una opera secondaria nel campo dell'attività riformatrice del sistema pedagogico. Secondo la stroncatura del Parini il nome del B. rimase legato all'infelíce exploit delle correzioni al Quaresimale, mentre della polemica, scaduta a pettegola e oziosa rivalità personale, si varranno a più riprese il Branda e i suoi scolari durante la disputa sui Dialoghi della lingua toscana.
Ma dell'opera del B. si ricorderà il Soresi nei celebri Rudimenti della lingua italiana che accoglie in gran parte il metodo grammaticale suggerito dal servita, e neanche il Parini dimenticherà i problemi suscitati dalla polemica giovanile soprattutto nell'audace requisitoria antifratesca contenuta nel tardo scritto Delle cagioni del presente decadimento delle Belle Lettere.
Contemporanee o di poco posteriori a I pregiudizi sono altre opere, tra erudite e devote, del B.: Vitae celebrium virorum, ac mulierum,... ad istituendam latinis simul ac sacris litteris iuventutem, Venetiis 1755 (prossima alla entrata del B. nel nuovo Ordine è invece la Decade di sacri racconti dalle vite tratti de' beati dell'ordine Servitico, ed aggiunte, ibid. 1745); Componimenti prosastici, e poetici di varie maniere,ibid. 1755; Sinonimi, ed aggiunte italiane raccolte dal P. Carlo Rabbi, ed accresciuti di giunte postume, ed altre di prosastica frasologia dall'Autore, ibid. 1756.
Il B. morì ad Osimo intorno al 1770.
Fonti e Bibl.: La critica del Soresi e del Parini è contenuta nelle Due lettere intorno al libro intitolato "I Pregiudizi delle umane lettere", Milano 1756 (il testo del Parini in Opere,Firenze 1925, pp. 549 ss.). Cfr. inoltre nella stessa edizione le pp. 559 s. sulle risonanze della polemica al tempo della disputa col Branda, e p. 675 per il Discorso sopra le caricature.
Notizie biografiche e riferimenti all'opera del B. sono ovviamente contenuti in tutta la bibliografia pariniana, specie in quella vertente sulla giovinezza del poeta, ma il contributo fondamentale è del Carducci, La prima polemica del Parini, in Opere, ed. naz., XVI, pp. 12.5 ss., da integrarsi con la nota di G. Soldati, Postille inedite di Giuseppe Parini, in Convivium, n. s., II, 2 (1948), pp. 199 ss. Per il soggiorno del B. in Sicilia, cfr. D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia del sec. XVIII,II, Palermo 1825, pp. 349 s., e F. Ferrara, Storia di Catania sino alla fine del sec. XVIII, Catania 1829, p. 241. Cfr. inoltre: F. A. Zaccaria, Storia letteraria d'Italia,II,Venezia 1753, pp. 473 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II,1,Brescia 1758, pp. 209 ss.; A. Lombardi, Storia della letteratura italiana nel sec. XVIII, Modena 1830, pp. 96 ss.; E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, X,Venezia 1843, pp. 231 ss., e le Notizie della vita ed opere del p. A. B. sanese de' servi di Maria,Palermo 1835 (estr. dalla Biografia universale antica e moderna,IV, pp. 231 ss.); C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus,I, Bruxelles-Paris 1890, col. 871.