Bindoni, Alessandro
Originario dell’Isola Bella, nel 1505 impiantò una tipografia a Venezia. Nel contesto di una felice stagione per l’intera tipografia veneziana (Zorzi 2000, p. 20), dalle più di cento pubblicazioni di B. emergono «le direttrici di un programma editoriale certo non lasciato al caso» (Menis 1997, p. 135). In un primo periodo stampò letteratura di tipo ‘popolare’ «da smerciarsi sul ponte di Rialto» (Cioni 1968): opuscoli senza data e note tipografiche destinati ai cantastorie, libretti devozionali a uso degli ecclesiastici, romanzi di cavalleria per un pubblico borghese (Guerino dicto il meschino di Andrea da Barberino, il Morgante maggiore di Luigi Pulci, il Ciriffo Calvaneo di Luca Pulci e l’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo). Dopo il 1515 si dedicò anche alla produzione di libri di più alto profilo: un volgarizzamento illustrato delle Metamorfosi di Ovidio (Cioni 1968), libri universitari di successo come il Dottrinale di Alessandro di Villadieu e la Postilla sulle lettere e i vangeli quaresimali di Nicola di Lira, testi di medicina in volgare rivolti a ‘pratici’ che non avevano seguito un iter di studi regolare (un Erbolario volgare illustrato, un Recettario di Galeno, il Liber de homine o Il Perché di Girolamo Manfredi). Ancora in accordo con le linee editoriali su indicate (e di qualche interesse in ambito machiavelliano), la pubblicazione di due opere di Girolamo Savonarola, il Confessionale e il Triumphum crucis, e quella della Dialectica ludicra tyrunculis atq[ue] veteranis vtillima peripatheticis consona, iunioribus sophisticantibus contraria di Agostino Nifo.
Un’edizione della Mandragola (con il titolo di Comedia di Callimaco et di Lucretia), descritta come sine loco et anno sulla base di un esemplare della Biblioteca Corsiniana mutilo della prima carta (Gerber 1912-1913, pp. 70 e segg.), è stata attribuita da Roberto Ridolfi alla tipografia di B. (Ridolfi 1968, pp. 47-61). Il biografo di M., sulla base di riproduzioni presenti in cataloghi antiquari, identificò i caratteri della Comedia con quelli usati da B., come pure riportò a B. la silografia d’apertura, raffigurante «un barbuto poeta che, assiso sotto un albero, si accompagna sul liuto» (p. 52). Questi argomenti non appaiono stringenti a Pasquale Stoppelli (2005, pp. 155-56), il quale nota anche come lo strumento della silografia non sia un liuto, ma una viella. Secondo Nino Pirrotta (1975, p. 143) il suonatore è «un cieco Omero mancino». Per la datazione della stampa è stato proposto il 1522, subito dopo la prima rappresentazione veneziana della Mandragola nel carnevale di quell’anno (Ridolfi 1968, pp. 55-60); il formato e la disposizione del testo nella pagina sono identici a quelli della prima edizione (la cosiddetta edizione del Centauro), che probabilmente le servì da modello (Stoppelli 2005, pp. 156-62). Alla morte di B., avvenuta probabilmente tra il 1522 e il 1523, gli eredi ne continuarono l’opera; in particolare si ricorda un’altra edizione della Mandragola che fu edita nel 1537 dal figlio Francesco, in società con Matteo Pasini.
Bibliografia: A. Gerber, Niccolò Machiavelli; die Handschriften, Ausgaben und Übersetzungen seiner Werke im 16. und 17. Jahr - hundert, Gotha 1912-1913 (rist. anast. Torino 1962); A. Cioni, Bindoni Alessandro, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 10° vol., Roma 1968, ad vocem; R. Ridolfi, Studi sulle commedie di Machiavelli, Pisa 1968; N. Pirrotta, Li due Orfei: da Poliziano a Monteverdi, Torino 1975; I. Menis, Bindoni Alessandro, in Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il Cinquecento, 1° vol., Milano 1997, ad vocem; M. Zorzi, Il libro religioso nella storia della stampa veneziana, in Le civiltà del libro e della stampa a Venezia, a cura di S. Pelusi, Padova 2000, pp. 17-28; P. Stoppelli, La Mandragola: storia e filologia; con l’edizione critica del testo secondo il Laurenziano Redi 129, Roma 2005.