BOTTRIGARI, Alessandro
Di antica famiglia bolognese che vantava una serie ininterrotta di uomini di legge, nacque in data imprecisata, nella prima metà del secolo XV. Seguendo la tradizione famigliare si addottorò in legge e abbracciò la professione forense, acquistandosi fama di "procurator et causidicus magnus". La considerazione della quale godeva come uomo di legge gli aprì la strada delle cariche pubbliche e degli incarichi politici per conto della sua città.
Il suo nome ricorre per la prima volta nelle fonti nel 1440, allorché è ricordato come sindaco della comunità di Bologna in occasione del compromesso concordato con i Manfredi di Faenza, per la ricostruzione della chiusa del Serino a comune vantaggio dei territori di Bologna e di Faenza. Dopo questa data il suo nome riappare solo nel 1489, anno nel quale fu eletto fra gli Anziani di Bologna, mentre Annibale Bentivoglio, uno dei figli di Giovanni, teneva il gonfalonierato. Ma è solo negli ultimi anni della sua vita che il B. ebbe incarichi politici di una certa responsabilità. Rieletto fra gli Anziani nel 1501, nell'aprile dello stesso anno fu inviato insieme con un Aldrovandi a trattare la pace con il Valentino che minacciava, di marciare su Bologna alla testa delle sue truppe. Il Borgia aveva chiesto poco prima la consegna di Castel Bolognese in nome del papa, ottenendo solo una netta ripulsa. I due ambasciatori bolognesi, incaricati di notificargli la volontà della città di non cedere alle sue intimazioni, caddero però con uno stratagemma nelle mani degli uomini del Borgia insieme a Castel San Pietro, Castel Fiuminese e Castel Guelfo. Alla notizia di questi avvenimenti Giovanni Bentivoglio decise di avviare trattative, dichiarandosi disposto anche alla cessione di Castel Bolognese pur di raggiungere la pace. Il B. e l'Aldrovandi, investiti di pieni poteri mediante una procura in data del 28 apr. 1501, furono nicevuti dal Valentino a Villa Fontana presso Medicina ed ebbero facile gioco per via dell'intervento francese che aveva bloccato ogni seria iniziativa verso Bologna. L'accordo fu presto raggiunto: il Bentivoglio cedette Castel Bolognese insieme con una condotta di cento uomini d'arme per tre anni, ottenendo la restituzione di tutte le terre e castelli occupati dalle milizie del Borgia e la garanzia di un preciso riconoscimento della sua posizione in Bologna. Il B. accompagnò l'inviato del Borgia, Paolo Orsini, a Bologna, dove il 1º maggio fu firmato l'accordo.
La ripresa della minaccia del Valentino nell'estate dell'anno successivo procurò al B. una seconda missione diplomatica questa volta alla corte di Alessandro VI, che aveva intimato al Bentivoglio di abbandonare Bologna per presentarsi a Roma. Il B. e il suo collega di ambasceria Giovanni Fantuzzi arrivarono a Roma il 24 sett. 1502 e furono ricevuti dal pontefice il 26.
Presentarono una formale richiesta di conferma dei capitoli concordati col Valentino l'anno prima, chiedendo "la conservazion de messer Zuane nel stado, nel qual lui è in quella città de Bologna, la qual, per esser subietta a parte e fazione, era necessario che avesse un capo che la custodisse e conservasse in pace; il che aveva fatto messer Zuane con buona satisfazion di tutta quella città: e per tanto loro desiderariano el continuasse in questo modo per quiete di quella terra, che se offeriano continuar a la centribuzion del censo, e satisfar ad ogni altra obligazion che hanno alla Sede Apostolica, come fideli sudditi e vassalli di quella". Alessandro VI rispose di essere pronto a confermare alla città tutti i suoi privilegi, senza alcuna remissione però per il Bentivoglio che non era degno "di grazia alcuna, per le estorsioni, omicidi, rapine e molte tirannie, per lui e per li fioli quotidianamente perpetrati in quella città, con cargo et ignominia della Sede Apostolica". Il compito di mantenere in pace la città, tuonò l'energico pontefice, toccava alla S. Sede che avrebbe provveduto "de tal governo a quella città, che viverian molto più contenti di quello fanno al presente sotto la tirannide del Bentivoglio". Dopo questa tempestosa udienza, i due inviati bolognesi presero contatto con l'ambasciatore veneziano a Roma, Antonio Giustinian, per sollecitare l'appoggio della Serenissima alla politica del Bentivoglio, "essendo l'interessato non tantum particolar alla terra sua, ma etiam commune a tutti i Stadi d'Italia, per non esser al proposito de quelli, che questo appetito insaziabile de chi vol ingorgar il tutto, se faci più potente di quello è". Il Giustinian si mantenne sulle generali, ma i due Bolognesi insistettero, confermando "la intenzion di quella terra esser omnino conservarse in quella libertà e governo de stado, nel quale loro se ritrovano, e per questo effetto non se sparagneranno di far tutto quello ch'el poter suo potrà operar, fino ad impegnar li fioli e le persone proprie".
Rientrato a Bologna, il B. trovò che le trattative col Valentino avviate accortamente dal Bentivoglio erano arrivate a buon punto: ancora una volta egli riusciva ad allontanare la minaccia del duca di Romagna evitando uno scontro frontale. Nel novembre del 1502 venne mandato a Imola per sollecitare il Valentino a firmare l'accordo già concluso con il Bentivoglio. Il Borgia esitava e rinviò di un mese la firma dell'accordo, cosicché il B. dovette ritornare a trovarlo, questa volta a Cesena, dove nel dicembre rogò i capitoli di pace che prevedevano fra l'altro il matrimonio di una nipote del papa, Angela Borgia, con Costanzo Bentivoglio.
Questa fu l'ultima missione diplomatica del B., che, ormai in tarda età, morì a Bologna il 18 marzo 1505.
Fu sepolto nella cappella di famiglia da lui restaurata nella chiesa di S. Francesco. Nel 1496 aveva acquistato il palazzo del giurista Giovanni da Imola, che restaurò ed ampliò. Fu anche notaio e nel 1498 rogò l'atto di procura con il quale Giovanni Bentivoglio incaricava Iacopo de Gambaro di rinnovare la sua condotta di un anno con la Repubblica di Venezia.
Fonti eBibl.: Dispacci di Antonio Giustinian ambasciatore veneto in Roma dal 1502 al 1505, a cura di P. Villari, I, Firenze 1876, pp. 122, 126 s., 131; M. Sanuto, Diarii, IV, Venezia 1880, coll. 504, 522; Diario bolognese di Gaspare Nadi, a cura di C. Ricci e A. Bacchi Della Lega, Bologna 1886, pp. 161 s., 295, 319, 322 ss.; I libri commem. della Repubbl. di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, VI, Venezia 1903, p. 34; C. Ghirardacci, Della hist. di Bologna, III, in Rerum Ital. Script., 2 ediz., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 49, 67, 255, 290, 304, 313, 319, 320, 336; G. Borselli, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononiae, in Rerum Italicarum Scriptores, XXIII, 2, a cura di A. Sorbelli, pp. 82, 114; E. Alvisi, Cesare Borgia duca di Romagna. Notizie e documenti, Imola 1878, pp. 178 ss., 493 s., 495 s.; G. Sacerdote, Cesare Borgia, Milano 1950, pp. 445 s.