BUSENELLO, Alessandro
Nacque a Venezia dal poeta Giovanni Francesco e da Barbara di Pier Antonio Bianchi l'8 nov. 1623. Morto prima del 1638 il fratello Giambattista e privo di eredi lo zio Marcantonio, a lui spettò il compito di proseguire la tradizione familiare di un ormai secolare servizio nei ruoli della cancelleria, risalente almeno a un Giovan Francesco, segretario del Consiglio dei dieci nel 1330. In effetti il B. iniziò la carriera a 15 anni, quando il Consiglio dei dieci, accogliendo il desiderio dello zio Marcantonio "di vedere incaminato nella stessa vocatione il solo superstite della sua casa", deliberò, il 26 genn. 1639, che fosse "assunto nella Cancelleria Ducale in uno delli luoghi vacanti d'estraordinario". Nel 1643 sposò Maria Arrigoni che gli portò una dote, assai cospicua, di circa 18.000 ducati: ne ebbe una figlia, Laura - dalle cui nozze con Francesco Patarol doveva nascere l'erudito Lorenzo -, mentre "di una numerosa prole masculina" non gli rimase che Pietro, pure destinato alla carriera cancelleresca.
Ordinario di cancelleria il 25 sett. 1645 nel febbraio-giugno 1646 partecipò, come coadiutore, all'ambasciata straordinaria a Roma di Pietro Foscarini e, dal marzo 1648 all'agosto 1649, fu segretario del provveditore generale in Terraferma Giovanni Capello. Segretario del Senato il 1º maggio 1649, divenne segretario del Consiglio dei dieci il 5 giugno 1655.
Ben poco tuttavia è individuabile in un'attività che si svolse, come ricorderà il figlio Pietro, "dentro e fuori" Venezia "per lo spatio di quaranta anni continui": il 9 sett. 1645 il cancellier grande Marco Ottobon attesta che il B. "ha servito nel Serenissimo Maggior Consiglio a contar le balle per mesi tre, cioè giugno luglio agosto"; dal B. è sottoscritta la deliberazione senatoria del 20 ag. 1661 con la quale si accettava l'invito pontificio ad entrare nella lega antiturca e si davano istruzioni in tal senso all'ambasciatore a Roma Pietro Basadonna.
Di piena evidenza il periodo trascorso a Milano in qualità di residente veneziano dal 30 giugno 1666 alla fine di settembre del 1669, che lo vide assorbito dal duplice compito di trasmettere, con puntuale diligenza, il maggior numero di informazioni - pettegolezzi o avvenimenti importanti che fossero - raccolte a Milano o giuntegli da Modena, Parma, Mantova, Zurigo, Basilea, Berna e altre località e di occuparsi, nel contempo, di tutte le questioni, spesso minute e fastidiose, in cui la Repubblica era parte in causa.
Di qui l'impegno per ottenere "passaporti" pei "diversi colonelli" assoldanti truppe per Venezia "oltra i monti"; l'insistenza sull'importanza della difesa di Candia e, quindi, sulla necessità di una sollecita riscossione delle decime ecclesiastiche assegnate da Innocenzo X a Venezia a sostegno della lotta antiturca; l'adoperarsi per la spedizione di "polveri", con "essentione del datio", a Venezia e per le reciproche richieste d'estradizione; il cercare d'indurre le autorità milanesi a severi provvedimenti contro "le monete di pessima qualità" che dalla Lombardia spagnola entravano nel Bergamasco e Bresciano; la costante attenzione alle controversie confinarie per l'utilizzazione delle acque e la proprietà dei terreni alluvionali.
Ma più interessanti, forse, le tante notizie che si traggono dai dispacci del B. al Senato: le varie tappe del viaggio di Margherita Teresa, figlia di Filippo IV, che giunse a Milano nell'agosto 1666, diretta a Vienna, a causa del quale la capitale lombarda, già "centro di tutte le notitie e le emergenze d'Italia", s'era trasformata in un'accademia, nella quale non si propongono che dubbi e non si discorrono che congietture"; le divergenze tra Mantova e Modena, tra questa e Parma, e l'opera mediatrice del commissario, imperiale Gottlieb Amadeus Windisch-Grätz; le "differenze" tra l'arcivescovo, card. Alfonso Litta, e il governatore, don Luis de Guzmán Ponce de Leon, ed i vani tentativi del nunzio Lorenzo Trotti per conciliarli, essendo ambedue "ulcerati e tiranneggiati dalla passione".
Il B. è osservatore attento e scrupoloso, in grado di riferire sugli argomenti più complessi - dai conflitti giurisdizionali, quali quello tra l'arcivescovato e il "prevosto e li canonici della colleggiata della Scala, giuspatronato regio della Corona", alle preoccupazioni per le mosse del duca di Savoia, Carlo Emanuele II, e, soprattutto, alla costernazione impotente con cui, a Milano, si seguivano gli svolgimenti della guerra di devoluzione - e di vagliare, con una certa autonomia di giudizio, le voci meno facilmente controllabili. Mai dimentico di trasmettere, ad esempio, "i sospetti di peste nelli luochi dell'Helvetia"; e a proposito dell'"universal imbrattamento alle muraglie di molte case" che, all'inizio del luglio 1666 "parso di scoprirsi" a Novara e attribuito a perfidi autori, non esita a definirlo "ridicola superstitione" dovuta alla "simplicità di quel popolo"; né manca di penetrazione nei confronti degli effimeri entusiasmi per qualche scontro fortunato in Fiandra trasformato da penne esagitate e servili in clamorosa vittoria.
Il B., che già a Milano aveva sofferto di apoplessia e podagra, morì, probabilmente, intorno al 1680; certo era morto nel 1691, quando il figlio Pietro lamentava di dover mantenere, oltre alla moglie e alla numerosa figliolanza, anche la madre.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Senato Corti, regg. 43 (da c. 98r)-46, passim;Ibid., Consiglio dei dieci. Parti Comuni, filza 647; Ibid., Cancellier Grande. Ordini della Cancelleria ducale, I (1554-1658),ad vocem; II (1638-1657),passim;Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 341 (= 8623): Storia delle famiglie cittadinesche di Venezia, c. 82r; I libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, VIII, a cura di R. Predelli, Venezia 1908, p. 29 n. 51; Calendar of State papers and manuscripts relating to English affairs... Venice, XXVIII, a cura di A. B. Hinds, London 1927, pp. 247 s., n. 612; Dispacci degli ambasc. veneti al Senato. Indice, Roma 1959, p. 171; A. Livingston, La vita veneziana nelle opere di Gian Francesco Busenello, Venezia 1913, pp. 25 s., 35 s., 38, 69, 88 s., 91, 386, 389, 469-472.