CALABRESE, Alessandro
Nacque a Lecce il 22 nov. 1804 da Pasquale e Francesca Cillo. Adolescente studiò presso il pittore Luigi Tondi, un modesto discepolo del Tiso, che insegnava disegno nel R. collegio S. Giuseppe di Lecce diretto dai gesuiti. Successivamente fu inviato a Napoli a frequentare i corsi presso il R. Istituto di belle arti, la cui "sezione pittorica" era allora diretta da Costanzo Angelini. Tornato a Lecce nel '32 circa, ebbe varie ordinazioni di quadri per chiese della stessa città. Nel '33 firmava e datava infatti il S. Antonio abate nella chiesa di S. Angelo a Lecce (bozzetto nel Museo provinciale della stessa città), il S. Francesco d'Assisi e il S. Cataldo per la chiesa di S. Croce sempre a Lecce. Aprì subito dopo una scuola di disegno discretamente frequentata, e, acquisita notorietà, fu invitato dai padri delle Scuole Pie di Francavilla Fontana a tenere corsi di disegno nel collegio Calasanzio. Tale incarico gli dette la possibilità di farsi conoscere anche in quella cittá: ricevette infatti ben presto nuove ordinazioni, come quella per i quadri che dovevano ornare la nuova chiesa delle monache di S. Chiara, allora in costruzione, e quelle di numerose famiglie francavillesi. Dopo l'espulsione dei padri delle Scuole pie nel 1860 il C. tornò a Lecce dove sposò Rosa Perrone. Affetto da bronchite cronica, andò a mano a mano esaurendosi fino alla morte, che lo colse il 28 maggio 1873.
La sua formazione si colloca nell'ambito del classicismo idealizzante, allora imperante nell'istituto, di cui l'Angelini era un tipico rappresentante, soprattutto nell'ambito del suo insegnamento, in cui manteneva un atteggiamento rigido e severo. Ma restava nel C. il residuo della sua prima educazione, memore della pittura decorativa del Tiso, mediatagli dal suo primo maestro ma vista anche direttamente a Lecce; un residuo di cui trovava conferma anche nella situazione culturale napoletana, dove i nuovi apporti culturali, quelli del neoclassigismo, si erano sovrapposti ad un persistente e tenace gusto decorativo ancora di ascendenza solimenesca e settecentesca in genere. La sua opera, pertanto, riflette il carattere composito di questa situazione culturale, e soprattutto nei dipinti sacri, come il S. Francesco d'Assisi di S. Croce, si riscontrano motivi desunti dalla pittura decorativa del Settecento napoletano e delle sue derivazioni locali, quella del Tiso in particolare, e puntualizzazioni di carattere naturalistico, che erano ancora una intonazione schiettamente meridionale derivata anch'essa da esempi napoletani contemporanei. La sua produzione migliore dové essere senz'altro quella ritrattistica, di cui è esempio il ritratto di Luigi Imbò nel Museo provinciale di Lecce, dove gli spunti naturalistici veristici, dettati dallo stesso genere, vengono svolti nel senso di una caratterizzazione psicologica del personaggio, che supera il dato un po' convenzionale della posa. I modelli potevano ancora essere in tal senso i ritratti dell'Angelini, ma rispetto a questi c'è un modo più definito, più elaborato nella stesura del colore, anche più sobrio nella sua gamma. Del lungo catalogo riferitoci dalle fonti, in particolare il Foscarini e il Palumbo, resta ora ben poco. Sono tuttora in essere le due tele citate di S. Croce, quelle di S.,Angelo, le tele per la chiesa di S. Chiara a Francavilla (S. Chiara e s. Francesco, S. Carlo Borromeo e S. Luigi), la Madonna della Fontana, ravvisabile in quella pubblicata dall'Argentina e datata alla seconda metà dell'800; infine il citato ritratto di Luigi Imbò, unico documento della sua attività ritrattistica. Risultano dispersi tutti i dipinti in collezioni private segnalati ancora nel 1909, quelli del duomo di Lequile, già introvabili al tempo del Foscarini, e alcuni delle chiese di S. Angelo e del Gesù a Lecce.
Bibl.: Lecce, Biblioteca provinciale, ms. 329: A. Foscarini, s.d., pp. 49 s.; G. Palumbo, Artisti salentini, in Riv. stor. salentina, V (1909), pp. 103 s.; A. Foscarini, Guida storico-artistica di Lecce, Lecce 1929, pp. 105, 113, 121; F. Argentina, La città natia, Fasano 1970, p. 57; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 366.