CAPALTI, Alessandro
Nacque a Roma il 25 sett. 1807, figlio maggiore di un ricco negoziante, Lorenzo, originario di Civitavecchia, e di Anna Serafini, allieva di Teresa Mengs-Maron. Visse sempre a Roma. È regolarmente censito prima presso la famiglia, in via del Pozzetto o di S. Claudio, n. 96, quindi, negli ultimi anni della sua vita, in via del Corso 54. G. Checchetelli ci dà l'indirizzo dello studio: Ripa di Fiume presso Ripetta n. 14. Appartenne ad un ambiente borghese, legato alla Chiesa, colto e amante delle belle arti. Il fratello Annibale venne creato cardinale da Pio IX nel 1868 e la sorella Maria sposò l'avvocato Filippo Ricci, grande amico di G. G. Belli ed esecutore testamentario di Thorvaldsen.
L'elogio funebre pronunciato all'Accademia di S. Luca, nel corso della seduta del 18 maggio 1868, ci dà alcune precisazioni concernenti la sua formazione artistica. Dopo gli studi letterari presso il Collegio romano, seguì i corsi di disegno di Andrea Pozzi e soprattutto di Tommaso Minardi. Apprese l'arte della pittura da Gaspare Landi. Presto si fece notare per le sue doti. Buon affrescatore, autore di tele a soggetto religioso o storico, deve però la fama alle qualità di ritrattista.
I riconoscimenti ufficiali non gli mancarono. Il 18 sett. 1840 venne ammesso all'Accademia di S. Luca e nel 1841 divenne virtuoso del Pantheon. Nel 1854, quando il Minardi abbandonò la cattedra di disegno che teneva presso l'Accademia, il C. gli succedette in questo incarico. Nel 1863 e nel 1866 fu tra i soprintendenti della Galleria e il 7 dic. 1867 fu nominato segretario del consiglio. Fece anche parte della commissione della Calcografia camerale. Ricevette da Gregorio XVI l'Ordine di S. Silvestro e da Pio IX il titolo di cavaliere di S. Gregorio Magno; fu membro onorario delle accademie di Firenze (1858), di Pietroburgo e di Berlino. Dal 1851 al 1858 espose alla Royal Academy di Londra. Si citano, tra i suoi discepoli, Onorato Carlandi, Francesco Jacovacci, Aurelio Tiratelli, Enrico Tarenghi e il viennese Karl Rabl. L'elogio funebre ci dice ancora che fu "di giusta statura, leggiadro di viso, ben formato della persona, ebbe modi graziosi, animo mite e sensitivo". Il suo aspetto ci è noto grazie a due autoritratti (uno conservato dalla famiglia) e ad alcune fotografie (pubblicate da Iozzi).
Tra il 1830 e il 1840 Roma conobbe un periodo di rinnovamento artistico dovuto principalmente al mecenatismo dei principi Torlonia. Un folto gruppo di architetti, scultori e pittori lavorò alla decorazione dei loro palazzi e ville. Il nome del C. venne così ad associarsi a quello di Camuccini, Coghetti, Paoletti, Consoni, Gagliardi, Podesti, senza che le fonti precisino in particolare ciò che a ciascuno è dovuto. Per di più le trasformazioni subite da Roma e i mutamenti del gusto hanno fatto sparire quasi completamente questi lavori.
Nella villa Torlonia di Castel Gandolfo - e non nella villa pontificia - esistono ancora alcuni affreschi del C.: sul soffitto, Mercurio che conduce le Grazie e, sulle sovrapporte, Le quattroparti del mondo (O. Raggi, Sui colli Albani e Tuscolani,lettere…, Roma 1844, p. 256); sappiamo dal Moroni che Carlo Torlonia ereditò la villa dal padre, Giovanni, nel 1829, e che provvide ad abbellirla. Il teatro di Tor di Nona o Apollo, acquistato da Giovanni Torlonia nel 1820, e fatto adornare dal figlio Alessandro tra il 1832 e il 1837 dal medesimo gruppo di artisti, fu distrutto nel 1889 e delle decorazioni non rimase traccia alcuna. In base a descrizioni d'epoca e a fotografie conservate presso il Museo di Roma, ci è possibile ricostruire la partecipazione del C. ai lavori del palazzo Torlonia di piazza Venezia, eseguiti prima del 1842 in onore del principe Alessandro. Lungo la scala tre affreschi erano consacrati alle gesta di Alessandro Magno: La visita alla tomba di Achille,Inseguimento di Dario,Il taglio delnodo gordiano. Al piano nobile la "galleria delle quattro età" comportava sei grandi rettangoli: Minerva che anima l'uomo,L'età dell'oro (o Gli ozi beati di Saturno), L'età dell'argento,L'età delrame,L'età del ferro e il Diluvio di Deucalione.
Nel corso di questi stessi anni, l'artista portò a termine lavori anche per Marino Torlonia nella villa di porta Pia che talvolta viene, a torto, confusa con la villa di via Nomentana. La minuziosa descrizione di Filippo Mercuri (Intornoalcuni bassorilievi... nella villa di d. M.Torlonia presso la Porta Pia, in Album di Roma, VIII [1841], pp. 145, 378) concerne soltanto le sculture, ma in Thieme-Becker si afferma che il C. aveva dipinto nel casino alcuni affreschi a soggetto mitologico che scomparvero nel 1948 tra le rovine della villa.
Sin dal 1837 il C. si era cimentato in composizioni religiose nella villa Aldobrandini di Frascati, quando il principe Francesco Borghese fece restaurare nell'ala est del ninfeo la cappella di S. Sebastiano, le cui pitture, dovute al Passignano e ritoccate dal Domenichino, erano state danneggiate dall'umidità; sulle pareti, ai lati della navata, si vedono ancora due grandi affreschi che rappresentano la Vergine con Bambino, circondata da angeli musicanti, e il Salvatore.
La pala d'altare della cappella, un Martirio di s. Sebastiano, è la prima grande tela del C. che abbiamo. Ben riuscita, è tuttavia meno celebre della Circoncisione che sostituì, sull'altare maggiore del Gesù, rinnovato su disegno di A. Sarti, la tela di G. Muziano poi conservata nel convento (riprodotta in Album XIII [1846], p. 193). L'altare fu inaugurato il 18 febbr. 1843, ma dal discorso scritto subito dopo da A. Alciati in difesa del progetto realizzato risulta che il quadro "che già sta dipingendo il valente Signor C." non era ancora terminato. Ciò consente di datarlo al più presto al 1843 e non al 1842 (Thieme-Becker). Non si ha traccia di altre opere del C. di cui abbiamo notizia nei testi. Nel 1839 l'Ape italiana (V, p. 63) aveva annunciato, riproducendolo in incisione (tav. XXXV), il quadro di Booz e Ruth dipinto per F. Gavezzani di Lodi.
L'esistenza di una Concezione della Vergine in una chiesa americana è attestata dall'elogio funebre pronunciato all'Accademia di S. Luca, che segnala inoltre, senza datarlo né localizzarlo, un "Niccolò de Lapi che consegna al figliuolo la spada perché ne usi a difendere la sua patria".
Un'altra composizione a carattere storico fu esposta alla Royal Academy di Londra nel 1851: L'offerta dei Fiorentini alla patriadurante l'assedio del 1529. Dal catalogo dell'Esposizione internazionale del 1862 (p. 265), sempre a Londra, si ricavano altri due titoli di opere non identificate: La Sunamita e Ettore.
Più importante e più conosciuta, l'opera del C. come ritrattista. Il ritratto di Pio IX, firmato e datato 1846, fu donato al Museo di Roma nel 1963. L'Accademia di S. Luca possiede molti suoi ritratti; l'Autoritratto su tela, datato 1842 (posteriore all'ammissione), i ritratti dei suoi colleghi, maestri e amici: Tommaso Minardi (1858), Antonio Sarti (1859) e Paolo Mercuri (1865). Nel 1966 questa collezione si è arricchita di altri due ritratti: quello della Moglie e quello molto delicato di un bambino, un Nipote del pittore. Il Museo Napoleonico conserva il ritratto di Monsignor Fransoni, la quadreria del Monte di Pietà quello di una Signora ignota e la Galleria comunale d'arte moderna il bozzetto del ritratto, in piedi, di un Ufficiale non identificato. A Napoli, il Museo di Capodimonte ne conserva tre: quelli della Signora Doeff e delle sue figlie Giovanna e Enrichetta; nella National Gallery di Dublino, il ritratto dell'Arcivescovo John Mac Hale (1855) appartiene alla maturità del pittore. Le collezioni private romane conservano tuttora numerosi ritratti di famiglia. Per più di venticinque anni il C. fu il pittore di moda fra la nobiltà e l'alta borghesia. I più belli sono forse quelli di palazzo Doria-Pamphilj fra cui i due grandi ritratti di gala, di un'eleganza un po' pomposa, del principe Filippo AndreaPamphilj e della consorte, nata Mary Talbot; graziosi anche quelli dei loro bambini riuniti in uno sfondo idilliaco di foglie e fiori, in armonia con il biondo dei capelli, la luminosità madreperlacea dei volti e la vaporosità dei tessuti.
Alla morte della principessa Guendalina Borghese, sorella della principessa Pamphilj, nel 1840, il C. fu chiamato a farne un ritratto circondato dai simboli delle sue virtù che venne lodato con un sonetto anonimo nell'Album del 28 nov. 1840 (VII, p. 308). Citiamo ancora, perché esposti a più riprese, i ritratti della Duchessa Teresa Massimo (Firenze 1910), dell'attrice AdelaideRistori (Firenze 1911), della Marchesa Ulderica Pentini, di Anna Maria Bossi e del Generale Bossi (Roma 1932). Fonti contemporanee segnalano il ritratto di Donna Anna Cesarini del 1842 e i ritratti degli Antenati del duca Leopoldo Torlonia, che andarono perduti nella distruzione della villa Belvedere di Frascati (Seghetti). I testi citano anche uno o due ritratti della famiglia Rolland. Altri ritratti sono citati nei cataloghi delle esposizioni della Royal Academy del 1851, del 1852 e del 1858. All'Esposizione internazionale di Londra del 1862, tre ritratti d'ignoti provano che il pubblico inglese era rimasto fedele alla consuetudine, che risale al XVIII secolo, di far eseguire i propri ritratti in Italia.
Il C. ebbe anche negli anni giovanili una modesta attività incisoria. La Calcografia nazionale conserva cinquantadue lastre delle Logge di Raffaello, più un frontespizio, che erano stati incisi ad acquaforte insieme con Luigi Perisini tra il 1829 e il 1838.
Il C. non merita l'oblio nel quale è caduto, che è stato causato in parte dalla scomparsa dei suoi lavori più importanti. Pittore per certi aspetti ufficiale, borghese colto che conosceva il francese e l'inglese - la ricchezza e la varietà della sua biblioteca lo provano (inventario, inedito in 30 Notai capitolini) - nonostante i numerosi trattati d'arte che possedeva, non sembra essere stato né un teorico né un innovatore. Ben dotato, assimilò le lezioni dei maestri e soprattutto di Tommaso Minardi, di cui era l'allievo preferito, seguendo così la tendenza dell'epoca, sorta dal neoclassicismo, da cui però si distingue pur senza opporvisi. Gli affreschi di palazzo Torlonia, a giudicare dalle fotografie (Museo di Roma), sono grandi composizioni storiche e mitologiche che mettono in risalto la bellezza dei corpi. Alla precisione del disegno, alla cura del particolare, si aggiungono effetti patetici per unire il movimento alla plasticità. A villa Aldobrandini, invece, la composizione lineare esprime la volontà di ritrovare l'ingenuità dei primitivi, mentre la purezza del disegno, la bellezza ideale dei volti ricorda Raffaello cui si rifacevano i puristi. Tuttavia è sufficiente un viso di fanciullo più personalizzato a far presentire il suo incontestabile talento di ritrattista. La tradizione cita un susseguirsi di influenze, a partire da Landi, per passare a E. Magnus, per finire poi con Van Dyck e Lawrence. Due nomi, questi ultimi, troppo importanti per servire da modello a un'arte fatta soprattutto di verità, dignità e semplicità.
Il C. morì a Roma il 29 marzo 1868 di un attacco apoplettico.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio del Vicariato, S. Marcello,Lib.bapt., 1807-1817, p. 28; S. Maria del Popolo,Lib. mort., 1855-1875, f. 104v; Stati delle anime: S. Maria in Via,S. Andrea delleFratte,S. Maria del Popolo; Roma, Arch. dell'Acc. di S. Luca, busta 121, nn. 50, 76; Arch. di Stato di Roma, 30 Notaicapitolini, ufficio 8, vol. 654 (1868); Ibid., Camerlengato parteseconda,titolo 4,Antichità e belle arti, busta 196, fasc. 1024; A. Nibby, Roma nell'anno 1838, II, 2, Roma 1841, pp. 992 ss.; G. Checchetelli, Una giornata di osservazioni nel palazzo... Torlonia, Roma 1842, pp. 15, 21, 105; Alciati, L'altare maggiore nellachiesa del Gesù..., Roma 1843, p. 5; J. Arnaud, L'Académie de St. Luc àRome, Rome 1886, p. 173; O. Iozzi, Il palazzo Torlonia in piazzaVenezia ora demolito, Roma 1902, pp. 41, 72; E. Ovidi, T.Minardi e la sua scuola, Roma 1902, p. 96; D. Seghetti, Frascati nella natura,nella storia,nell'arte, Frascati 1906, p. 325; Mostra di Roma nell'800 (catal.), Roma 1932, pp. 152, 163, 172, 206; Mostra delle opere lasciateal Comune di Roma dal pitt.G. De Sanctis, Roma 1949, p. 8; I. Faldi, La quadreria della Cassa depositi e prestiti, Roma 1956, p. 24; G. Incisa Della Rocchetta, Il ritratto di Pio IX…, in Boll. d. musei com. diRoma, X (1963), pp. 14-17; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., adIndicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 533 (con ulter. bibl.); E. Bénézit, Dictionnaire des peintres, II, ad vocem.