CAPECE (Capicio, Capicius), Alessandro
"Romano", come egli stesso si definisce, nacque non a Roma, né a Teramo in Abruzzo, come sostenuto dal Fétis e dall'Eitner, e riportato da gran parte dei repertori e dei dizionari musicali, ma a Tarano, paese della provincia di Roma (oggi di Rieti) e della diocesi di Sabina, che in questo caso giustificherebbe l'aggettivo "romano". Nato probabilmente verso il 1575, il C. trovò il suo primo impiego al duomo di Rieti, dove assunse l'incarico di maestro di cappella il 27 sett. 1613 e fu anche per un certo periodo organista supplente, mantenendo questa carica fino al 1617. Durante questo periodo si fece conoscere come compositore di musica sacra e profana, facendo stampare a Roma le sue prime opere, soprattutto mottetti e madrigali. Il primo libro dei mottetti era già apparso nel 1611, prima della carica reatina; e una delle sue opere più importanti, l'Octo Magnificat in singulis tonis a quattro voci, venne pubblicata nell'anno 1616 da Zanetti in Roma. In questa stessa composizione il musicista si dà il nome latinizzato di Alexandro Capicio e si definisce "romano, in Cathedrali Ecclesia Reatina Musices Magistro"; inoltre la copia manoscritta conservata nella Biblioteca del liceo musicale di Bologna reca una dedicatoria di M. Ciuccotti, nella quale il C. è lodato per uomo erudito. Il Primo libro de madrigali op. V, sempre dello stesso anno ma stampato da Robletti, è dedicato a Franciotto Orsini, "grande amator di musica", forse il benefattore che facilitò al C. la strada nel mondo musicale romano.
Da Rieti il C. venne chiamato al duomo di Sulmona, dove rimase fino al 1624. Di questo periodo si conoscono le opere che facevano parte della grande biblioteca dell'abate Santini, ora dispersa all'estero: il Quarto e il Sesto libro de' motetti concertati (opp. IX e XII) che confermano l'incarico abruzzese del C. (ancora "romano", e "Maestro di cappella della Santiss. Nontiata di Sulmona"). Per la prima volta in questa collezione di mottetti è possibile osservare come nonostante la rigida polifonia, l'animo del C. fosse aperto ai grandi cambiamenti che il nuovo secolo portava, adattandosi ad una maggiore ampiezza di respiro e purtuttavia mantenendo una solida e compatta struttura. Il mottetto Ecce tu pulchra es,anima mea dimostra che egli, fra i primi, sviluppò la forma dialogata: infatti queste parole vengono pronunciate solo dal tenore e dal basso, mentre il soprano e l'alto vi oppongono le loro: "ecce tu pulcher es, dilecte mi", e solo con le parole "lectulus noster floridus" si congiungono finalmente le quattro voci.
Successivamente, secondo quanto affermato dal Fétis e dall'Eitner, il C. sarebbe stato al servizio di un tal cardinal Maiolatti di Ferrara. Ma il Casimiri chiarisce l'equivoco, precisando come non del cardinal Maiolatti, peraltro mai esistito, si sarebbe trattato, ma in realtà del cardinal Magalotti, arcivescovo di Ferrara dal 1628, al quale non il C. ma un altro compositore romano, Alessandro Capocci, dedicò un libro di Motecta stampato a Venezia nel 1632. Questa stessa confusione ha portato anche il Tebaldini a sostenere, nella sua opera, che Alessandro Capocci e Alessandro Capece erano la medesima persona.
Il C. si trasferì a Tivoli, dove nel novembre 1624 venne nominato maestro di cappella con 72 scudi annui di stipendio. Al suo predecessore, l'arciprete Aurelio Briganti-Colonna, rese omaggio con la dedica nel 1625 del Terzo libro di madrigali a cinque voci. Fu in quest'anno, sotto il vescovato di Mario Orsini, che venne ricostruita la cappella, di cui fecero parte, oltre al C., alcuni dei migliori cantanti dell'epoca, e, come organista, il giovane Carissimi, che l'anno precedente era entrato nel coro. Nel 1627 il C. lasciò la direzione della cappella, per ritornarvi poi nel 1629, legato questa volta da regolare contratto stipulato il 29 aprile con il capitolo. In esso si obbligava a dirigere la cappella per tre anni, e ad "imparare e fare" due soprani per il coro della cattedrale senza interruzione; ottenne in seguito di far servire con lui anche due figli, ricevendo in totale una somma di 130 scudi annui.
Nel 1636 il C. partì per Napoli a dirigere la cappella della chiesa del Gesù e del Collegio dei nobili. Le sue ultime opere da noi conosciute furono infatti stampate in questa città dall'editore Beltrano: i Responsori di Natale e di Settimana Santa, concertati a 4 voci, e un libro di Motetti, ambedue del 1636. Si presume che sia morto a Napoli poco dopo questa data.
Di lui si conoscono tre figli: Giovanni Carlo, nato a Rieti il 12 sett. 1615; Giovanni Antonio, che fu organista a Tivoli sotto il padre dal 1629 al 1637; Giovanni Battista, soprano nel 1629, sempre a Tivoli. Gli ultimi due vengono nominati nel contratto del 1629 stipulato fra il C. e il capitolo della cattedrale.
Delle sue opere, oltre a quelle menzionate, si ricordano: Primo libro de motetti a 2,3 e 4 voci, Roma 1611; Davidis Cithara psalmorum 4 vocibus, ibid. 1615; Octo Magnificat in singulis tonis quaternis vocibus concinendis op. IV, ibid. 1616; Il primo libro dei madrigali a quattro,cinque e otto voci opera quinta, ibid. 1616; Madrigali a 4,5,6 e 8 voci,libro II, ibid. 1617; Quarto libro de motetti concertati a 2,3,4,5,6,7 e 8 voci op. IX, ibid. 1623; Sacri concerti d'un vago e nuovo stile a 2,3 e 4 voci op. X (indicato dal catalogo della biblioteca musicale del re del Portogallo Giovanni IV); Mattutino del Natale, da 2 a 6 e 8 voci, Venezia 1623; Il VI libro dei motetti concertati a 2,3,4 e 5 voci op. XII, Roma 1624; Il terzo libro de madrigali a cinque voci op. XIII, ibid. 1625; Il II libro di madrigali et arie a 1, 2 e 3 voci op. XIV, ibid. 1625; Responsori di Natale e di Settimana Santa concertati a 4 voci con basso continuo op. XXV, Napoli 1636; Motetti a 2e 3 voci, ibid. 1636.
Bibl.:G. Gaspari, Catalogo della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, p. 55; III, ibid. 1893, p. 191; G. Radiciotti, L'arte musicale in Tivoli nei secc. XVI,XVII e XVIII, Tivoli 1907, pp. 26, 34 ss.; J. Killing, Kirchenmusikalische Schätze der Bibliothek des Abbate Santini, Düsseldorf 1910, pp. 114 ss., 459, 483; G. Tebaldini, L'arch. musicale della cappella lauretana, Loreto 1921, p. 106; R. Casimiri, Disciplina musicae e maestri di cappella nel Sem. romano, in Note d'arch. per la st. mus., XV (1938), p. 55; H.Wessely-Kropik, Lelio Colista, Wien 1961, p. 88; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen Vocalmusik Italiens aus den Jahren 1500-1700, I, Hildesheim 1962, pp. 135 s.; L. Bianchi, Carissimi,Stradella,Scarlatti…, Roma 1969, p. 87; R. Eitner, Quellen-Lex. der Musiker, II, p. 313; Enc. della Musica Ricordi, I, p. 405; La Musica,Diz., I, Torino 1968, p. 342; Répertoire inten. des sources musicales,Einzeldrucke vor 1800, a cura di K. Schlager, II, Kassel 1972, p. 49; G. Vecchi, A. C., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart,Supplement XV, Kassel 1973, col. 1299.