CAPILUPI (Capilupi de Grado), Alessandro
Nacque a Mantova, probabilmente intorno al 1530, da Camillo e da Lucrezia di Antonio de Grado. Per disposizione testamentaria del nonno materno, medico di corte e persona assai facoltosa, egli e i suoi fratelli assunsero anche il cognome de Grado. Ancora molto giovane si trasferì a Roma col fratello Camillo e insieme vissero presso lo zio Ippolito, ecclesiastico che fu poi vescovodi Fano, che risiedeva colà come agente del cardinale Ercole Gonzaga. Si mise al servizio del cardinale Guido Ascanio e di Alessandro Sforza, poi anche lui cardinale, e rimase a Roma per oltre dieci anni. Il re del Portogallo, per raccomandazione dei Farnese, lo fece cavaliere dell'Ordine di Cristo. Tornato a Mantova fuassunto tra i segretari del duca Guglielmo Gonzaga, che nel 1570 lo mandò ambasciatore a Venezia.
Vi giunse due o tre giorni dopo la morte del doge Pietro Loredan e cominciò la sua attività mandando al duca Guglielmo dettagliate relazioni sui funerali del doge e sull'elezione del nuovo doge, che era Alvise Mocenigo. Restò a Venezia più di un anno curando abilmente gli affari del duca, che manifestò più volte la sua soddisfazione. Tra l'altro servì di collegamento tra il duca e l'ambasciatore veneto a Torino, Gerolamo Lippomano, che in forma non ufficiale si occupava anche degli interessi gonzagheschi soprattutto relativamente al Monferrato.
Nell'ottobre 1571 il C. fu mandato ambasciatore a Madrid. La posizione del duca, riguardo al Monferrato, non era senza pericoli: se si fosse rinnovata la guerra tra Francia e Spagna quel marchesato sarebbe stato esposto all'invasione dei Francesi; inoltre su di esso continuava ad avanzare le sue pretese il duca di Savoia, mentre Lodovico Gonzaga di Nevers, fratello del duca Guglielmo, mal soddisfatto del trattamento avuto nella successione materna, ne pretendeva la metà. La corte presso la quale il C. doveva agire era piena d'intrighi, di maneggi segreti e di sfacciata venalità. A Mantova si era ben consapevoli di ciò e il C., arrivato in Spagna, ricevette (via mare per non incorrere in svaligiamenti e rapine) collane, gioielli e denaro da regalare ai consiglieri del re; quattro bellissimi cavalli dei famosi allevamenti gonzagheschi furono subito donati al primo ministro Ruy Gómez.
Per prima cosa il C. mise innanzi la proposta, già altre volte fatta, di permutare il Monferrato con Cremona. Ne parlò confidenzialmente al consigliere Pietro Antonio Lonato, che suggerì di offrire venti o venticinquemila scudi a Ruy Gómez. Poi il C. cominciò a trattare le altre questioni per cui era stato mandato: chiedere che il re concedesse al duca una pensione, che doveva servire a fortificare alcune piazze del Monferrato, e che ordinasse al governatore di Milano di dargli un pronto aiuto armato nel caso che i Francesi o il duca di Savoia o i fuorusciti monferrini facessero atti di ostilità.
Ai reiterati tentativi del C., a fiancheggiare il quale era stato mandato il marchese di Castiglione, di avviare le trattative per la permuta, i ministri reali replicarono negativamente, per le difficoltà che ne sarebbero insorte con il duca di Savoia e con la Francia. Il C. ottenne dal re molte assicurazioni circa i soccorsi che il governatore di Milano avrebbe mandato in caso di bisogno; ma denari non fu possibile ottenerne. Morto nel luglio 1573 il Gómez, sul cui appoggio il duca molto contava, il C. fu richiamato a Mantova.
Nel 1576 il C. fu mandato pretore a Canneto e nel maggio 1577 andò ambasciatore presso il nuovo imperatore Rodolfo II. Restò in quella corte, ad Olmutz e a Vienna, per circa sei mesi.
La principale sua commissione era di chiedere per i Gonzaga il titolo granducale già concesso a Cosimo de' Medici, nonché la rinnovazione in un'unica investitura non solo della signoria di Mantova, ma anche di quelle del Monferrato, di Viadana e di Gazzuolo, con la clausola dell'erezione del Monferrato da marchesato in ducato e della relativa facoltà di creare conti e marchesi. Oltre a queste pratiche, che non ebbero successo, il C. trattò ancora della pretesa del duca di Nevers di spartire il Monferrato, adducendo la cattiva volontà dello stesso Nevers come ostacolo all'accordo diretto ordinato dall'imperatore.
Tornato a Mantova alla fine dell'anno, il C. fu nominato sovrintendente alla casa e all'educazione del principe Vincenzo, allora diciassettenne. Negli anni seguenti le discordie e i contrasti tra il duca e il figlio misero spesso in difficoltà il Capilupi. In qualche occasione il duca tagliò i viveri al figlio e il C. dovette provvedere del suo al mantenimento della famiglia. Nel 1583, forse proprio per questi contrasti, il C. perdette il favore del duca e lo riacquistò solo per l'intervento di Alfonso II d'Este, genero del duca Guglielmo. Dopo le nozze di Vincenzo con Eleonora de' Medici (29 ag. 1584) il C. divenne maggiordomo di questa principessa. Ma poco durò in quell'ufficio perché morì in Mantova nel gennaio 1585.
Aveva sposato Caterina Bonati dalla quale ebbe due figli: Prospero, letterato e scrittore (1575-1630) e Flavia. L'Andres afferma che lasciò anche diverse operette manoscritte andate perdute nel sec. XVII. Potrebbe essere opera sua un trattatello (Concetti raccolti per scriver lettere)che si trovava manoscritto nella biblioteca Capilupi di Suzzara, ora dispersa.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, bb. 424, 458, 582, 596, 597, 1502, 1504; Racc. d'Arco,Famiglie mantovane, II, p. 205; Archivio di Stato di Modena, Cancelleria ducale,Particolari, b. 281; G. Andres, Catalogo dei codici mss. della famiglia Capilupi, Mantova 1797, p. 265; G. B.Intra, Una pagina della giovinezza del principe Vincenzo Gonzaga, in Arch. stor. ital., s. 4, XVIII (1886), p. 207; Id., Di Ippolito Capilupi e dei suoi tempi, in Arch. stor lomb., XX (1893), p. 92; Id., Di Camillo Capilupi e dei suoi scritti,ibid., p.700; L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, II, Paris 1914, pp. 68 s.; R. Quazza, Emanuele Filiberto di Savoia e Guglielmo Gonzaga (1559-1580), in Atti e mem. della R. Accademia Virgiliana, XX (1929), ad Indicem; Id., Diplomazia gonzaghesca, Milano 1941, pp. 24, 39; T. Gasparini Leporace, I mss. capilupiani della Biblioteca naz. centrale di Roma, Roma 1939, pp. 13, 64, 73, 75; Mantova. La storia, III, Mantova 1963, pp. 62, 64; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, pp. 73 s.