CESARINI, Alessandro
Nacque a Roma nel 1592 da Giuliano, duca di Civitanova e marchese di Civita Lavinia, e da Livia di Virginio Orsini, duca di Sangemini.
La famiglia cui appartenne era di grande e antica nobiltà e in un secolo aveva dato alla Chiesa ben cinque cardinali. Il C. ebbe quattro fratelli, Giovanni Giorgio, che successe al padre nel ducato, Virginio, Ferdinando, che divenne referendario delle due Segnature, e Pietro, che appartenne all'Ordine gerosolimitano.Nell'anno 1602 il C., e successivamente il fratello Virginio, vennero inviati a studiare nella città di Parma, dove furono ospiti per cinque anni del duca Ranuccio Farnese. Completati gli studi umanistici, i due fratelli tornarono a Roma, dove il C. studiò giurisprudenza e si laureò in utroque. Nel 1624 Virginio morì all'età di ventinove anni; Urbano VIII lo aveva nominato suo maestro di camera. A detta del Ratti, tale morte accelerò la fortuna del C., in quanto il papa cercò di ricompensare in lui i meriti del defunto fratello.
Il C. aveva iniziato la carriera curiale sotto il pontificato di Paolo V, divenendo chierico della Camera apostolica; nel 1620 fu creato referendario delle due Segnature e protonotario apostolico; nel 1623 fu nominato governatore del conclave da cui uscì eletto Urbano VIII, che il 30 ag. 1627 lo creò cardinale diacono di S. Maria in Domnica; successivamente il C. passò ai titoli di S. Eustachio e di S. Maria in via Lata. Il 14 maggio 1636 fucreato da Urbano VIII vescovo di Toscanella e Viterbo.
Durante il periodo del suo vescovato, il C. edificò a Viterbo la chiesa di S. Leonardo e restaurò e riaprì il seminario, rimasto chiuso per lunghi anni. Tale opera rientra nel quadro della politica ecclesiastica voluta da Urbano VIII, che fece ogni sforzo per incrementare le vocazioni religiose, iniziando col tentare di fornire una solida preparazione agli ecclesiastici. Anche a Toscanella esistono varie memorie del C., tra cui un'iscrizione nella chiesa collegiata di S. Maria Maggiore. Ma, non potendo per i suoi impegni in Curia rispettare l'obbligo della residenza, nuovamente imposta da Urbano VIII, il C. rinunziò al vescovato.
Nel 1638 tornò quindi a Roma, dove riprese l'attività curiale, soprattutto la sua opera di compilatore degli atti concistoriali, incarico che il pontefice gli aveva affidato già dal 1626. Sempre a Roma consacrò la chiesa di S. Caterina al Quirinale, e fu ilprotettore della nazione illirica. Nel 1633 era divenuto membro della Congregazione del Concilio e dell'Immunità ecclesiastica.
Dedito alle lettere e dotato di una raffinata cultura anche in campo teologico, il C. tenne alla presenza del pontefice una Oratio de S. Spiritu adventu, pubblicata a Roma nel 1631. Il Ratti riferisce che l'Accademia dei Fantastici gli dedicò una raccolta di poesie, edita a Roma nel 1637. Al C. inoltre F. Diodato da Cento dedicò un Discorso in materia dello sternuto, conservato presso la Biblioteca nazionale di Firenze (cl. VI, 204).
La sua opera cardinalizia si svolge sotto il pontificato di Urbano VIII e durante la guerra dei Trent'anni. Ma a quanto sembra il C. non ebbe una parte di rilievo nella vita politica della Chiesa, né le gravi e tragiche ripercussioni della lunga guerra che si registravano a Roma riuscirono a scuoterlo dalla routine della vita di Curia. Soltanto una volta il suo nome compare, associato a quello di altri importanti cardinali del partito spagnolo, nel presentare al pontefice la richiesta di un maggior contributo al re di Spagna.
Morì a Roma il 25 genn. 1644 e fu sepolto nella tomba di famiglia in S. Maria in Aracoeli. Alla sua memoria fu posta un'epigrafe in S. Caterina da Siena.
Fonti e Bibl.: Una breve notizia sul C. è in Bibl. Apost. Vat., Urb. lat. 1512, f. 57. Per notizie gener. vedi Ibid., Barb. lat. 4737; e inoltre F. Testi, Lettere, a cura di M. L. Doglio, II, Bari 1967, ad Indicem; L. Allacci, Apes urbanae, Romae 1633, p. 21; F. Palazzi, Fasti cardinali, Venetiis 1703, IV, col. 219; G. V. Marchesi Buonaccorsi, Antichità ed eccellenze del protonotario apostolico, Faenza 1751, pp. 409 s.; N. Ratti, Della fam. Sforza, Roma s.d. [1794], II, pp. 263 s., 294 n.; A. Leman, Urbain VIII et la rivalité de la France et de la maison d'Autriche de 1631 à 1635, Lille-Paris 1920, p. 130; B. Katterbach, Referendarii utriusque Signaturae, Città del Vaticano 1931, pp. 241, 268, 287; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1931, p. 713; A. Bastiaanse, T. Ameyden(1586-1656),un neerlandesealla corte di Roma, s'Gravenhage 1967, p. 242; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, p. 371; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Cesarini di Roma.