CHIAROMONTE (de Claromonte, Clerimonte, τοῦ Κληρεμοῦντος), Alessandro
Figlio secondogenito di Alessandro di Senise e di Avernia Chiaromonte, nacque alla fine del sec. XI.
Sulla base di numerosi documenti il Ménager ha ricostruito l'albero genealogico della famiglia Chiaromonte i cui principali possedimenti si trovavano nella Lucania settentrionale: a tale albero genealogico, però, appare necessario apportare alcune precisazioni. Capostipite fu Ugo (I) ricordato per l'ultima volta nel 1102; egli sposò Gimarga ed ebbe un figlio di nome Ruggero (morto nel 1088) e due figlie Avernia e Alberada, (il Ménager ipotizza l'esistenza di un altro figlio, di nome Alessandro, di cui però non esiste traccia nelle fonti e che, pertanto, non è stato inserito nell'albero genealogico). Una delle due figlie di Ugo (I), Avernia, sposò Alessandro di Senise (Senise, località in provincia di Potenza, era compresa nelle terre di Alessandro), figlio di Ugo Falluca, che alla morte del suocero gli successe nell'amministrazione dei possedimenti. Alessandro di Senise e Avernia Chiaromonte ebbero tre figli, Ugo (II), il C. e Riccardo. Alla morte di Alessandro - il quale è ricordato per l'ultima volta nel 1108 - i possedimenti familiari passarono indivisi ai tre figli e la loro amministrazione venne assunta dal maggiore, Ugo (II). Dai documenti risulta che i tre fratelli disposero in comune dei beni familiari a partire dal 1111. Quando, poi, prima del giugno 1116 Ugo (II) morì, il C. assunse la direzione degli affari familiari. Egli era sposato con Giuditta da cui aveva avuto un figlio di nome Goffredo. Il fratello Riccardo risulta invece infeudato di possedimenti della zia materna Alberada.
Centro della contea e castello della famiglia era, con tutta probabilità, Chiaromonte, nella Val di Sinni, che derivava evidentemente il nome da quello della casata. Nella contea risulta consistente la popolazione greca, come attestano i numerosi documenti in lingua greca relativi alle terre dei Chiaromonte e indirizzati a destinatari ivi residenti. Greco è il monastero dei SS. Anastasio ed Elia di Carbone, una sorta di monastero di famiglia, probabilmente fondato proprio dai Chiaromonte che in suo favore disposero varie donazioni attestate a partire dal 1074 (per le loro donazioni a questo e ad altri monasteri si vedano i documenti editi da F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, coll. 71 s., 76s.; IX, ibid. 1721, col. 402; F. Trinchera, Syllabus Graecarum membranarum, Napoli 1865, nn. 58, 68, 74, 80, 88, 97, 110; G. Robinson, History and Cartulary of the Greek Monastery of St. Elias and Anastasius of Carbone, in Orientalia christiana, XI [1928], n. 44; ibid., XV [1929], n. 53; ibid., XIX [1930], n. 62, docc. nn. 9, 14, 29, 34, 35, 37, 56);e greco è il monastero di S. Maria del Patir presso Rossano, anche esso favorito dal C. e dai suoi fratelli. Tra i monasteri latini favoriti dal C. erano Cava e S. Stefano del Bosco.
Sin dagli anni di Ugo (I) la famiglia si era schierata, nei contrasti tra il ramo pugliese e quello siciliano della casa d'Altavilla, dalla parte del primo, con il quale - stando alle affermazioni di Romualdo di Salerno - sarebbe stata anche imparentata. Nell'anno 1087, nel corso del conflitto che oppose Ruggero Borsa a Ruggero I di Sicilia, Ugo (I) aveva difeso con successo la città di Cosenza dall'attacco del conte siciliano. Gli eredi di Ugo (I) proseguirono la medesima politica. In particolare, quando nel 1127 il duca pugliese Guglielmo morì senza eredi e si aprì il grave problema della sua successione, il C. si schierò a favore di Boemondo II contro le aspirazioni di Ruggero II di Sicilia e collaborò ad organizzare la resistenza contro quest'ultimo.
Non ebbe, però, successo e, di fronte all'avanzata delle truppe siciliane, fu costretto a ritirarsi, mentre il figlio Goffredo, dopo aver combattuto valorosamente, concluse con il conte una tregua. Secondo Alessandro di Telese questi episodi si svolsero a Matera. Le aggiunte alla cronaca di Romualdo di Salerno, invece, li collocano a Sant'Arcangelo di Lagonegro: il che appare più probabile per quel che concerne la famiglia. L'anno successivo, poi, Goffredo e Riccardo Chiaromonte - rispettivamente figlio e fratello del C. - difesero con successo Brindisi dagli attacchi di Ruggero II.
La vittoria di quest'ultimo non ebbe, comunque, conseguenze negative per i Chiaromonte. Fatale ai destini della famiglia fu invece la loro partecipazione alla lotta contro Ruggero II in occasione dell'impresa condotta dall'imperatore Lotario II in Italia. Il C. e suo fratello Riccardo si unirono allora al duca Rainolfo di Puglia, il quale era alleato di Lotario, e combatterono valorosamente contro Ruggero II. Quest'ultimo riuscì a far prigioniero Riccardo e, dopo aver definitivamente domato la rivolta, lo fece giustiziare nell'ottobre 1139. Soppresse inoltre la contea dei Chiaromonte annettendone la parte settentrionale a quella di Gravina. Il C. si salvò fuggendo in Grecia. Alessandro di Telese narra che egli sarebbe caduto in mano a briganti e da questi sarebbe stato derubato di tutti i beni: ma il racconto non sembra sicuramente attendibile. Appare invece più sicura la notizia che lo vuole implicato nel 1143 nei disordini verificatisi in seguito all'attentato contro l'imperatore d'Oriente Giovanni II Comneno e con probabilità schierato dalla parte del normanno Ruggero che contendeva la successione a Manuele I. Anche questa volta il C. non ebbe successo: nel 1145 Corrado III, nel suo messaggio a Manuele I, si adoperava in favore del C. e di altri nobili dell'Italia meridionale.
Non sappiamo se questo appello venne accolto: mancano, infatti, dopo questa data ulteriori testimonianze sulla presenza del C. in Grecia o nell'Italia meridionale.
Fonti e Bibl.: Alessandro di Telese, De rebus gestis Rogerii Siciliae regis libri IV, inL. A. Muratori, Rer. Ital. Script., V, Mediolani 1724, col. 628; Romualdo Salernitano, Chronicon,ibid., 2 ed., VII, 1, a cura di C. A. Garufi, pp. 185, 215-19, 226; Gaufredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii et Roberti Guiscardi,ibid., V. 1, a cura di E. Pontieri, pp. 90 s.; Annalista Saxo, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, VI, a cura di G. H. Waitz, Hannoverae 1844, p. 775; Annales Casinenses,ibid., XIX, a cura di G. H. Pertz, ibid. 1866, p. 309; Ottonis ep. Frisingensis Gesta Friderici imp., in Mon. Germ. Hist., Scriptores Rerum Germ., XLVI, a cura di G. H. Waitz, Hannoverae et Lipsiae 1912, p. 43; W. Giesebrecht, Gesch. der deutschen Kaiserzeit, IV, Berlin 1877, pp. 142 s., 451; W. Bernhardi, Lothar von Supplinburg, Berlin 1879, p. 750; Id., Konrad III., Berlin 1883, pp. 152, 172, 174, 415 (ove è considerato erroneamente come il fratello di Rainolfo di Puglia); F. Chalandon, Hist. de la dominat. normande en Italie et en Sicile, Paris 1907, I, pp. 294, 393; II, pp. 68, 83, 93, 128, 626; E. Jamison, The Norman Administration of Apulia and Capua, in Papers of the British School at Rome, VI (1913), pp. 254, 344; W. Holtzmann, Die ältesten Urkunden des Klosters S. Maria del Patir, in Byz. Zeitschr., XXVI (1926), pp. 331 ss.; L. Mattei-Cerasoli, La badia di Cava e i monasteri greci della Calabria superiore, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, VIII(1938), pp.170, 265 ss., 270, 272, 275-80; C. Cahen, Le régime féodal de l'Italie normande, Paris 1940, p. 56; G. Antonucci, Alberada di Chiaromonte,signora di Colubraro e Policoro, in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, XIII(1943-44), pp. 129-41; W. Holtzmann, Papst-, Kaiser- und Normannenurkunden aus Unteritalien, in Quellen u. Forsch. aus ital. Arch. u. Bibl., XXXVI(1956), pp.40 ss. e passim; L. R. Ménager, Amiratus- 'Αμηπᾶς, Paris 1960, pp. 180 ss.; E. Pontieri, Tra i Normanni dell'Italia merid., Napoli 1964, p. 172; M. Caravale, Il regno normanno di Sicilia, Milano 1966, p. 290; H. Enzensberger, Beitr. z. Kanzlei- u. Urkundenwesen der normann. Herrscher Unteritaliens u. Siziliens, Kallmünz 1971, p. 17; L. R. Ménager, Inventaire des familles normandes et franques émigrées en Italie mérid. et en Sicile, in Roberto il Guiscardo e il suo tempo, Roma 1975, pp. 275-84.