CILLI, Alessandro
Nato a Pistoia intorno al 1565, fu ordinato sacerdote in data imprecisabile. Nel 1596, per interessamento dei suo concittadino monsignor B. Vannozzi, segretario del legato a latere presso Sigismondo III, E. Caetani, si recò in Polonia, dove rimase sino al 1 617 come cantore della cappella di Sigismondò III e suo notarius italicus.
Si è discusso se la sua permanenza in Polonia coincida con il periodo passato a corte, o se questo non sia stato preceduto, come vuole il Lechicki, da un soggiorno presso Zygmunt Myszkowski, un noto mecenate dell'epoca. In realtà il C. ricorda solo la "lunga servitù continuata per spazio di ventun'anno con quella Reale Maestà, alle cui gratie et honori devo obblighi eterni", né possediamo altri documenti che avvalorino l'ipotesi del Lechicki. È stato, però, il Ciampi, nella Bibliografia critica, a proporre per primo di spostare agli inizi degli anni '80la data di arrivo del C. in Polonia. Egli infatti aveva trovato nellaBiblioteca nazionale di Firenze (Fondo Magliabechiano, classe XXIV, ins. 71, cc. 103-104)una lettera anonima spedita da Vilna il 31 genn. 1582, nella quale ritenne di riconoscere - a torto - la grafia del Cilli.
Non è ben chiaro cosa abbia fatto l'abate pistoiese una volta tornato in Italia, nel 1617, Sappiamo solo che nel 1627 egli pubblicò a Pistoia un grosso volume di oltre trecentocinquanta pagine contenente la Historia delle sollevationi notabili seguitein Pollonia gl'anni del Signore 1606, 1607, 1608 e la Historia di Moscovia dell'AtioniHeroiche e memorabili imprese dell'Invittissimo Sigismondo III Re di Pollonia. Sappiamo inoltre, da due lettere inedite dell'Archivio di Stato di Firenze (Mediceo delPrincipato, 4295, III, cc. 14 e 20), che Ladislao IV a distanza di anni (1633 e 1635) lo raccomandò caldamente all'imperatore Ferdinando II perché "in hominem nobis in primis gratum, aliquid peculiaris gratiae contulerit". Nel 1636, attraverso i buoni uffici del cardinale Francesco Barberini, cercò di ottenere la prepositura del capitolo di Empoli e tre anni dopo, secondo le notizie dei biografi ottocenteschi, il Ciampi e il Capponi, non riuscì ad entrare nel capitolo della cattedrale di Pistoia.
Anche della carriera musicale del C. si sa ben poco. Secondo alcuni studiosi polacchi (Polifiski, Lechicki) egli sarebbe stato per un certo periodo di tempo il direttore della cappella reale, ma questa ipotesi ottiene oggi poco credito. Sicché la fama del prete pistoiese è legata esclusivamente alla sua attività di storico e di informatore dalla Polonia.
Il C., infatti, intrattenne per lunghi anni durante il soggiorno polacco uno scambio epistolare con il segretario del granduca di Toscana, Belisario Vinta e col suo successore Curzio Picchena. Come egli sia entrato al servizio della corte medicea non sappiamo; è possibile che sia stato Valerio Montelupi ad introdurlo. Una lettera del C. al.Montelupi del maggio del 1607 è infatti conservata nell'Archivio di Stato di Firenze accanto alle novantadue lettere autografe del C., indirizzate al Vinta e al Picchena e scritte tra il marzo del 1605 e il marzo del 1615.
Non certo o non soddisfatto dei benefici della corte fiorentina, il C. offrì i suoi servigi di informatore anche all'ultimo duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere, come testimoniano le sue lettere rinvenute e pubblicate di recente dal Woš. Secondo il nunzio F. Diotallevi, egli era in contatto epistolare anche con l'anibasciatore di Toscana a Vienna.
La Polonia di Sigismondo III nei primi decenni del XVII secolo si trovava al centro dell'interesse della diplomazia della Controriforma. Se infatti si era ormai delineato chiaramente l'insuccesso di una nuova crociata contro i Turchi, si riaccendevano proprio in quegli anni le speranze di attirare la Moscovia entro l'ambito cattolico. A questo si aggiungevàno i segni della crisi politica dello Stato polacco, assurto al ruolo di antemurale della Cristianità, che si manifestavano in modo sempre più consistente. È giustificata perciò l'attenzione con cui gli Stati italiani ed europei seguivano le vicende polacche e l'interesse a procurarsi informazioni di prima mano da persone che risiedevano, a vario titolo, in Polonia. La corte medicea era, da questo punto di vista, molto attiva, come testimoniano rapporti, relazioni, lettere, avvisi di molti corrispondenti dalla Polonia, conservati nell'Archivio di Stato di Firenze.
Il C. era uno dei più assidui nell'inviare lettere ai suoi corrispondenti. In esse accanto ad episodi minuti o, a volte, solo gustosi, non mancano notizie di maggior rilievo che possono interessare anche lo storico di oggi. Una attenta lettura del carteggio si rivela inoltre fondamentale per valutare come si conviene la sua personalità ed il ruolo che egli ha realmente svolto nei rapporti tra la corte polacca e quella fiorentina. In primo luogo risulta, infatti, che il C. non era un "semplice cantore" che "non aveva modo di venire a contatto con le più alte sfere della società" (Pierling). Anche se all'abate pistoiese non dispiaceva talvolta diffondere una tale immagine di sé (Arch. di Stato di Firenze, Mediceo del Principato, 4294, c. 193), abbiamo poi una serie di prove sicure di una solida e continuata protezione della corte polacca, come non mancava di notare il nunzio Diotallevi. Infatti più di una volta si procura lettere di raccomandazione della regina (ibid.., 4294, c. 241; 4295 A, c. 66). Cosimo II lo incarica di consegnare personalmente una lettera riservata al cancelliere di Lituania (ibid., 4294, c. 191 bis). Si impegna in prima persona per la nomina a cardinale dell'ex nunzio Claudio Rangoni, ne discute col maresciallo di corte Niccolò Wolski, suscitando con ciò le rimostranze del nunzio Diotallevi. D'altra parte bisogna dire che il C. ha sempre ripagato la protezione accordatagli dalla corte polacca con una assoluta, dichiarata dedizione alla causa del re. La figura di Sigismondo III viene costantemente esaltata, in modo, a volte, perfino ingenuo; ogni fatto è narrato in una luce favorevole alla sua politica, perché in realtà più che al servizio dei suoi corrispondenti fiorentini o urbinati, il C. poneva la sua penna soprattutto a servizio di Sigismondo III.
Questo vale anche per le sue opere a stampa. Per quanto dedicate a Ferdinando II, "mio vero Nume", le Historie hanno lo scopo di rinverdire in Italia il prestigio di Sigismondo III, indubbiamente scosso dal fallimento della sua politica in Moscovia ed in Svezia. Si tratta di una operazione di propaganda politica ed in questo senso andrà interpretata anche la pagina finale dove, il re in persona, e non lo Stato polacco, viene definito "un continuo e vero propugnacolo, un muro, un ántemurale dell'universal Repubblica di tutta la Christianità". Anche l'anno di pubblicazione non è casuale. La Historia di Moscovia si conclude con alcune pagine dedicate alle campagne di Ladislao IV in Valacchia, di cui ha avuto conoscenza e per la certa relazione, che ne ebbi da fidele e, caro amico, che al tutto si trovò presente", come anche per averne parlato a Firenze nel 1625 con importanti personalità del seguito di Ladislao IV, che stava allora visitando l'Italia. È agevole perciò capire a chi si riferisce il C. quando informa il "benigno lettore" di avere acconsentito a pubblicare le sue fatiche, composte già durante il soggiorno polacco, pur non essendo contento del suo "impolito stile" per l'"oppinione e l'autorità di quelli, il giudizio, e sapere de quali non meno che la fedeltà degl'amorevoli consigli, devo seguire".
La Historia di Pollonia, cioè della ribellione nobiliare ("rokosz") organizzata dal voivoda di Gracovia Z. Zebrzydowski e nata dall'opposizione alla politica filoasburgica del re, non si distacca molto dalla abbondante pubblicistica polacca di parte antirokoszana. Per questo alcuni studiosi (Lechicki) avvicinano questa opera del C. alla Historia delle guerre civili di Francia di A. C. Davila. La Historia di Moscovia è, anche per la risonanza degli avvenimenti che tratta, indubbiamente più nota e più importante. Non ci si può attendere dal C. un'opera di sintesi, ma egli non ha mancato di mettere in evidenza alcune delle cause che resero possibile l'accondiscendenza della nobiltà e della corte da un lato, del nunzio e dei gesuiti dall'altro alle pretese dello sconosciuto Demetrio, come nel rilevare i motivi oggettivi che portarono alla sua caduta, oppure di accennare alle divergenti valutazioni del re e di Ladislao.
Alla Historia di Moscovia hanno ampiamente attinto alcuni storici del XVIII e del XIX secolo, come il polacco Niemcewicz, che nei tre volumi della sua Storia del regno di Sigismondo III cita a più riprese interi brani del C., o i russi Karamzin, Solovev, Kostomarov. Al C. si rifà anche il Ranke per accreditare l'ipotesi che l'intrigo del falso Demetrio era stato combinato dai gesuiti e dal nunzio Rangoni. Il Pierling, invece, cerca di svalutare l'attendibilità del C. e nello stesso tempo di dimostrare che fl caso Demetrio nasce in ambienti moscoviti e polacchi interessati a rovesciare Boris Godunov. Il Pastor, in polemica col Ranke, accoglie l'ipotesi del Pierling. Il Caccamo ha centestato l'interpretazione che dell'opera del C. dà il Ranke e, nello stesso tempo, ha giudicato nel suo insieme "plausibile e chiara" la successione degli eventi nel racconto cilliano.
Che il modesto cronista pistoiese fosse persona "senza nessuna formazione intellettuale ed assolutamente, impreparata per una impresa letteraria", come - vuole Pierling, è fuori discussione, e una posizione di rilievo egli non l'ha mai raggiunta né in Polonia né in Italia. Questo, tuttavia, non significa che egli fosse uno sprovveduto o del tutto all'oscuro di quanto accadeva intorno a lui. Era, al contrario, ben attento a stabilire rapporti con persone che contavano e a sfruttare al meglio tutte le possibilità che gli si offrivano. Sappiamo che questo notarius italicus ha avuto sempre in Polonia protettori autorevoli e che il suo lavoro è stato talvolta apprezzato anche dai corrispondenti fiorentini. Del resto, indipendentemente da ogni altra considerazione, bisogna dire che il C. ha sempre cercato di far bene il suo lavoro di informatore. Ne sono testimonianza la corrispondenza, che egli riceveva e ritrasmetteva a Firenze, con un certo Giovanni Lama che partecipa con le truppe polacche all'assedio di Smolensk.
Con questo non si vuol dire che tutti i silenzi siano dovuti a reticenza e tutte, le deformazioni, a calcolo politico. La, sua formazione è certamente, e la sua informazione può talvolta essere, inadeguata, ma le sue Historie non sono affatto una raccolta di fatti inventati o confusi, e non sfiguranocomunque tra le opere della storiografia minore, dell'epoca.
Si ignora la data della morte del Cilli.
Fonti e Bibl.: S. Ciampi, Esame critico dei doc. ined. della storia dì Demetrio di Ivan Wasiliewitch, Firenze 1827, p. 26;Id., Not. di medici ed altri artisti ital. in Polonia e polacchi in Italia, Lucca 1830. pp. 49-54;Id., Bibliogr. critica delle antiche reciproche corrispondenze dell'Italia colla Russia ed altre Parti settentrionali, Firenze 1833, I, pp. 84, 271, 278, 354; M. Wiszniewski, Historia literatury polskiej (Storia della letteratura polacca), VIII, Kraków 1851, p. 29;V. Capponi, Biografia pistoiese o notizie della vita e delle opere dei pistoiesi..., Pistoia 1878, pp. 113-115;P. Pierling, Rome et Démetrius d'après des documents nouveaux, Paris 1878, ad Ind.;Id., Izsmutnago vremeni (Dal tempo dei torbidi), S. Petersburg 1902, pp. 164-181;O. F. Tencajoli, Musica e musicisti italiani in Polonia, in Rivista mensile illustrativa, II (1906), pp. 113-116;A. Poliński, Dzieje muzyki polskiej (Storia della musica polacca), Lwów 1907, p. 120;F. F. Daugnon, Gliitaliani in Polonia, Crema 1907, II, p. 301;L. v. Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, p. 424; XII, ibid. 1930. p. 496;Cz. Lechicki, Mecenat Zygmunta III i życie umyṡłoye na iego dworze (Il mecenate Sigismondo III e la vita intellettuale alla sua corte), Warszawa 1932, pp. 203-208; K. Tyszkowski, C. A., in Polski SłownikBiograficzny (Diz. biogr. polacco); IV, Kraków 1938, pp. 75-76;H. Feicht, Muzyka w okresie polskiego baroku (La musica nel periodo dei barocco polacco), in Z dziejów polskiej kultury muzycznej (Storia della cultura musicale polacca), a cura di Z. M. Szweykowski, I, Kraków 1968, p. 160;A. Danti, A. C. e la sua Historia di Moscovia, in Arch. stor. ital., CXXVI (1968), pp. 171-189; L. Ranke, Storia dei papi, Firenze 1968, p. 670;D. Caccamo, La diplomazia dellaControriforma e la crociata: dai piani del Possevinoalla "lunga guerra" di Clemente VIII, in Arch. stor. ital., CXXVIII (1970), pp. 225-281;J. W. Woš, Per la storia dei rapporti culturali tra Italiae Polonia tra la fine del sec. XVI e il principiodel XVII: la corrispondenza del pistoiese don A. C., "Notarius Italicus" del re Sigismondo IIIVasa, con il duca di Urbino, in Annali dellaScuola normale superiori di Pisa, classe di lettere e filosofia, s. 3, I (1971), pp. 181-201(con il testo delle lettere).