D'ESTE, Alessandro
Figlio di Antonio e di Teresa Arrigoni, nacque a Roma il 20 ag. 1783 (Roma, Arch. stor. d. Vicariato, Posizioni matrimoniali, 53/1823, vol. IV [notaio Gaudenzi]). Al seguito del padre cominciò a frequentare fin da giovanissimo l'atelier del Canova, che sarebbe diventato il suo protettore e il suo più importante committente. Come scrive lo stesso Antonio nella biografia dello scultore di Possagno (1864, p. 297), il "Canova non ebbe veri e propri scolari se non Alessandro d'Este, al quale pose in mano la matita, né egli ebbe altri maestri che lui e da lui fu amato con predilezione".
Cominciò la sua attività come scalpellino dei sacri palazzi apostolici. Nel 1802 collaborò con il padre alla sistemazione del Museo Chiaramonti e al termine dei lavori (1805) ne venne nominato vicedirettore. Nel 1803 circa eseguì la sua prima opera plastica: una statua di Marte di cui non si hanno più precise notizie e la cui collocazione ci è ignota (Noack, 1915; Hubert, 1964, p. 170).
Nel 1809 il Canova, che era presidente dei Virtuosi del Pantheon, ottenuto il permesso dal papa di arricchire la raccolta di busti ed erme all'interno del tempio, commissionò al D. una serie di ritratti di artisti e letterati illustri. Nel 1813 il D. portò a termine i ritratti di Brunelleschi, Tiziano, Michelangelo, Tasso, Dante e nel 1815 quelli di Bramante, Giotto, Giulio Romano, Domenichino e Nicola Pisano. Tra il 1813 e il 1816 eseguì il busto di G. B. Bodoni, che gli era stato commissionato da Margherita Dall'Aglio. Nel 1823, dopo che la raccolta, per volere di Pio VII, fu trasferita al palazzo dei Conservatori, portò a termine l'erma dell'architetto Raffaele Stern, commissionatagli a spese dell'Erario pubblico (ammessa con decreto del 23 genn. 1823; benestare inviato il 20 marzo 1822: Roma, Archivio Capitolino, cred. XX, t. I, f. 20).
Fra il 17 marzo 1812 e il settembre dello stesso anno eseguì un fregio a bassorilievo con ventisei figure di Fama e ventidue medaglioni con ritratti di uomini illustri per il secondo gabinetto dell'Imperatore nel palazzo del Quirinale, adibito a palazzo imperiale (cfr. Honour, 1989).
Il D. ricoprì anche cariche pubbliche di rilievo: fu segretario dell'ispettorato delle Belle Arti; durante l'amministrazione francese (1809-1814) assunse la carica di viceconservatore del Museo imperiale del Vaticano. Con il ritorno di Pio VII venne nominato, il 1ºgenn. 1815, coadiutore all'impiego di scultore dei palazzi apostolici e il 10 giugno dello stesso anno ricevette la nomina ufficiale di sottodirettore dei Musei Vaticani (Pietrangeli, 1985, p. 126, n. 69; una nota del 28 dic. 1814 attesta già la sua carica a quella data; cfr. Arch. stor. dei Musei Vaticani, 1814-1825, Organizzaz. e affari d. Musei, cart. VII, fasc. 2, n. 16). In tale veste e come latore della "nota degli oggetti da ricuperare", nel settembre del 1815 fu invitato dal card. E. Consalvi a raggiungere a Parigi il Canova, impegnato nel tentativo di recuperare le opere d'arte che lo Stato pontificio aveva dovuto cedere alla Francia in seguito al trattato di Tolentino. Alla partenza del Canova per Londra rimase a Parigi "a fare le sue veci e a condurre a fine quella faccenda secondo le istruzioni dategli" (D'Este, 1864, p. 210).
Verso la fine di novembre raggiunse il suo protettore nella capitale inglese; durante la sua permanenza partecipò al pubblico pranzo offerto dalla Royal Academy per festeggiare l'illustre ospite e riuscì a ottenere dal governo britannico un contributo finanziario per il trasporto dei beni recuperati. Tornato a Roma, il 22 genn. 1816 fu eletto socio dell'Accademia di S. Luca. Il 21 ott. 1822 il presidente dell'Accademia, M. Laboureur, convocò una seduta per discutere sul progetto di un monumento da erigersi in onore del Canova, "principe perpetuo" dell'Accademia, morto il 13 ottobre a Venezia. Il D. si dichiarò disponibile a scolpire gratuitamente la statua. Eseguì, invece, un busto dell'artista, effigiato negli ultimi giorni della sua vita (l'opera è conservata all'Accademia di S. Luca).
Il 27 nov. 1823 si sposò con Matilde Salviucci (Roma, Arch. stor. d. Vicariato, S. Marcello. Liber matrimoniorum, IV[1780-1845], f. 125).
Oltre alle opere menzionate, si ricordano due statue: il Cestiario e il Gladiatore (Guattani, IV, p. 149).
Morì a Roma l'8 dic. 1826.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. d. Vicariato, Posizioni matrimoniali, 53/1823, IV (notaio Gaudenzi); Ibid., S. Marcello, Liber matrimoniorum, IV (1780-1845);Bassano, Bibl. civica, ms. D. 7, Abbozzo di biografia del Canova; Archivio dei Musei Vaticani, cartella VII, fasc. 2;G. A. Guattani, Mem. enciclopediche..., IV, Roma s. d., p. 149; VI, ibid. 1817, p. 144, tav. XX; VII, ibid. 1819, p. 72, tav. XII; M. Missirini, Della vita di A. Canova, Prato 1824, pp. 389, 434; P. Righetti, Descriz. del Campidoglio, Roma 1836, II, tavv. CCCXIV, CCCXXX, CCCXXXV, CCCL s., CCCLIV, CCCLXX, CCCLXXIII, CCCLXXXI; A. Tofanelli, Descrizione delle pitture e sculture che si trovano al Campidoglio, Roma 1837, pp. 91 ss.; A. D'Este, Memorie di A. Canova, a cura di Al. D'Este, Firenze 1864, passim; A. Ferrajoli, Lettere ined. di A. Canova al cardinale Ercole Consalvi, Roma 1888, pp. 6, 25;A. Campani, Sull'opera di A. Canova pel ricupero dei monumenti d'arte ital. a Parigi, in Arch. stor. dell'arte, V (1892), p. 192; V. Malamani, Canova, Milano 1911, pp. 205, 209, 212, 290, 320;F. Noack, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, Leipzig 1915, p. 49; O. Ronchi, La statua di Tito Livio plastico di Antonio d'Este [1933], in Boll. del Museo civico di Padova, LVI (1967), 1-2, pp. 38 s.; A. Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura nell'evo moderno dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, pp. 342 s.; V. Martinelli-C. Pietrangeli, La Protomoteca Capitolina, Roma 1955, pp. 9-15, 48, 59, 62, 63, 67-75, 84; E. Bassi, La Gipsoteca di Possagno. Sculture e dipinti di A. Canova, Venezia 1957, p. 262; E. Lavagnino, L'arte moderna. Dai neoclassici ai contemporanei, Torino 1961, p. 196; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 170, 416, 440 s.; C. Pietrangeli, Il Museo di Roma, Bologna 1971, p. 194;H. Honour, Canova's studio practice, II, 1792-1822, in The Burlington Magazine, CXIV (1972), p. 220;J. Kenworthy Browne, in The age of Neoclassicism (catal.), London 1972, p. 233; S. Pinto, La promozione delle arti negli Stati italiani dall'età delle riforme all'Unità, in Storia dell'arte italiana (Einaudi), II, 2, Torino 1982, p. 961; C. Pietrangeli, I Musei Vaticani, Roma 1985, ad Indicem; H. Honour, La decorazione scultorea nel Quirinale napoleonico 1811-1814, in Ilpalazzo del Quirinale, il mondo artistico a Roma nel periodo napoleonico, Roma 1989, I, pp. 167-180 passim (v. ivi, II, p. 31, scheda); G. Garollo, Diz. biogr. univers., Milano 1907, p. 677.