DEL MONTE (Da Monte), Alessandro
Nacque a Verona nel 1596 da Giovan Francesco, "soggetto insigne della sua città" (Gualdo Priorato, Scena...), e dalla contessa Ottavia di Sanbonifacio. Apparteneva a un ramo della famiglia stabilitosi a Verona durante il XV secolo con Mariotto, che, nel 1487, fu aggregato al Nobile Consiglio della città.
Nel 1614 il D., con il grado di capitano di corazze, entrò nell'esercito della Repubblica di Venezia e combatté nella guerra del Monferrato con le truppe inviate in aiuto di Ferdinando Gonzaga, duca di Mantova. Con la stessa compagnia, nel 1615, combatté in Friuli contro gli Asburgo all'assedio di Gradisca e si distinse particolarmente in un combattimento presso il ponte sull'Isonzo. Finita la guerra, tornò a Verona, dove si trattenne fino alla morte del fratello Mariotto (secondo il Manno, "all'assedio di Trino" [1628]). Questi serviva nella cavalleria del duca di Savoia Carlo Emanuele I e il D. gli subentrò, ottenendo ben presto i gradi di colonnello e l'incarico di levare un reggimento di corazze.
Durante le guerre civili in Piemonte, il D. rimase al servizio della reggente, Cristina di Francia, duchessa di Savoia. Combatté agli ordini prima dei marchese Guido Villa e poi del francese Henri de Lorraine conte d'Harcourt. Nel 1641, all'assedio di Ivrea, si distinse opponendosi al principe Tommaso di Savoia e perme ttendo ai suoi di ritirarsi al di là della Dora. Poco dopo fu inviato a reprimere la sollevazione di Ceva. Nell'ottobre 1641 Luigi XIII e il cardinale di Richelieu con "lettere affettuose, e ripiene di stima" (Gualdo Priorato, Scena ...), lo arruolarono con il suo reggimento per l'impresa di Perpignano, offrendogli 300 doppie d'oro e una compagnia di cavalli.
Gli uomini del D. partirono dal Piemonte nel gennaio del 1642, ma il D., impedito da una malattia, dovette rinviare la partenza. Giunto ai Pirenei dopo quaranta giorni di marcia il reggimento contribuì in modo decisivo allo scontro che portò alla cattura di Vincenzo Della Marra. Il D., ristabilitosi, partì per la Catalogna e, durante il viaggio, a Narbona, s'incontrò con il re e col Richelieu. Raggiunse l'esercito presso Tortosa e partecipò attivamente all'assedio e alla presa della piazzaforte di Monzón, e quindi, alla battaglia di Lerida, dove ebbe il comando della retroguardia. Terminata la campagna fu destinato col suo reggimento ai quartieri d'inverno a Chalons in Borgogna, ma Cristina duchessa di Savoia lo reclamò di nuovo al suo servizio.
Nel gennaio del 1643 il D. faceva così ritorno in Piemonte. In quell'anno combatté accanto al principe Tommaso di Savoia, che aveva nel frattempo abbandonato gli Spagnoli, per la riconquista di varie piazzeforti piemontesi da quelli occupate: partecipò agli attacchi a Villanova d'Asti, Asti, Santhià. L'anno seguente fu all'assedio di Trino e partecipo a varie scorrerie nello Stato di Milano.
L'8 febbr. 1647 il cardinale Mazzarino gli scriveva rassicurandolo che a Parigi non ci si era dimenticati di lui; il D. aveva temuto addirittura che la sua compagnia dovesse esser sciolta o riformata e il Mazzarino gli diede ampie rassicurazioni in contrario; gli annunziava, anzi, un "brevetto di maresciallo di campo", e gli prometteva prossimo anche l'arrivo della "sua pensione" (Bibl. ap. Vaticana, Vat. lat. 10879, ff. 39r-40v, lettera edita in Claretta, Storia..., III, p. 227).
Nel 1648 il D. partecipò all'assedio di Cremona sotto il comando del marchese Villa. Guidò lo scontro per forzare il passaggio sullo Scrivia presso Tortona. Morto il Villa sotto Cremona e succedutogli il conte di Verrua, il D. fu nominato suo luogotenente generale, e, morto anche il conte, la duchessa Cristina lo nominò generale di tutta la cavalleria (1651) e il re di Francia tenente generale delle sue armate in Italia (1653).
Il D. morì in combattimento, il 23 sett. 1653, presso la Rocchetta sul Tanaro. Fu proprietario di un castello a Cavalcaselle. In ricompensa dei suoi servizi, la reggente Cristina gli aveva assegnato, nel 1650, il marchesato di Farigliano, seudo riguardevole" (Gualdo Priorato, Scena ...);e nel 1653 lo aveva insignito del cavalierato dell'Ordine della Ss.Annunziata. Lasciò un figlio naturale che non ebbe il tempo di riconoscere.
Fonti e Bibl.: Per le lettere del Mazzarino al D., oltre a quella cit., cfr. C. Morbio, Epistolario ined. del cardinal Mazzarino, Milano 1842, pp. 2 s., 8 s., 5 ss., 154; Lettres, instructions diplom. et papiers d'Etat du cardinal de Richelieu, a cura di M. Avenel, VIII, Paris 1877, p. 375; Lettres du cardinal Mazarin pendant son ministère, a cura di A. Chéruel, II, Paris 1879, p. 631; III, ibid. 1883, pp. 809, 1020, 1046; IV, ibid. 1887, p. 609; V, ibid. 1887, pp. 388, 700; VI, ibid. 1890, p. 507; Inventario general de manuscriptos de la Biblioteca Nacional, III, Madrid 1957, ad Indicem. SulD. si veda Roma, Bibl. d. Ist. d. Encicl. Ital., A. Manno, Il patriziato subalpino (datt.), XVII, pp. 377 s.; G. Gualdo Priorato, Scena d'huomini illustri d'Italia, Venetia 1659, ad nomen;M. Bisaccioni, Historia delle guerre civili di questi ultimi tempi, Venetia 1664, I, p. 301; G. Gualdo Priorato, Vite et azzioni di personaggi militari e politici, Vienna 1674, ad nomen;G. Brusoni, Storia d'Italia, Venetia 1676, pp. 614 s.; A. de Saluces, Histoire militaire du Piemont, IV, Turin 1818, pp. 68, 135, 188, 254, 266; A. Cartolari, Famiglie già ascritte al Nobile Consiglio di Verona, Verona 1854, pp. 173 s.; A. Bazzoni, La reggenza di Maria Cristina..., II, Torino 1865, p. 146; G. Claretta, Storia della reggenza di Cristina di Francia..., Torino 1869, II, pp. 156, 179 s., 375 s.; III, p. 227; Id., Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II..., Genova 1877, ad Indicem;C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni, Milano 1937, II, p. 289; A. Valori, Condottieri e generali del Seicento, Roma 1943, pp. 242 s.