RINUCCINI, Alessandro di Filippo
RINUCCINI, Alessandro di Filippo. – Nacque a Firenze nel 1431 da un’importante famiglia proveniente dal castello di Cuona nel Valdarno superiore che si insediò in città probabilmente attorno alla metà del XIII secolo. Era figlio di Filippo (figlio a sua volta di Cino, il famoso poeta) e di madonna Tessa, figlia di Neri d’Agnolo Vettore.
Ebbe sei fratelli (Alamanno, che oltre alla sua attività di filosofo ottenne diverse cariche pubbliche; Cino, che fu priore della Repubblica; Carlo, che, come Alessandro, dopo aver praticato la mercatura si fece frate domenicano nel convento di San Marco a Firenze; Andrea, che indossò l’abito benedettino prendendo il nome di Alessio; Neri e Francesco, che ottennero cariche pubbliche verso la fine del Quattrocento), e due sorelle (Maddalena e Isabella).
Dopo essere stato iniziato alle dottrine umanistiche, esercitò per un certo periodo la mercatura, attività che nel 1446 lo portò nella filiale di Londra del Banco dei Medici, dove rimase fino al 1458; ma il 9 novembre 1459 abbandonò lo stato laicale per ritirarsi nel convento domenicano di S. Marco, dove si dedicò allo studio dei testi sacri e delle opere dei Padri della Chiesa, diventando un eccellente predicatore. La tradizione lo rappresenta come un uomo che, cresciuto nel fasto e nelle ricchezze, consacrò metà della sua vita ad aiutare i poveri, chiedendo l’elemosina alle porte delle più ricche famiglie fiorentine, e la Cronaca di San Marco lo descrive come un «vir totius religionis, speculum et exemplar, sue religionis semper diligentissimus observator» (Creytens, 1957, p. 293).
Dopo aver tentato di raggiungere Gerusalemme nel 1473, tornando però indietro dopo essere arrivato a Venezia per non aver trovato pronta la galea che avrebbe dovuto portarlo a Giaffa, compì il pellegrinaggio in Terrasanta nell’anno successivo, partendo da Firenze all’alba del 2 giugno 1474 per farvi ritorno la sera del 20 febbraio 1475, dopo aver percorso oltre 6500 chilometri per mare e più di 800 via terra. Diverse furono le soste compiute lungo il percorso, perché Rinuccini dovette fermarsi quasi un mese a Venezia a causa del maltempo che impedì alla nave di prendere il largo; undici giorni a Candia, dove la nave, che non era adibita soltanto al trasporto dei pellegrini, dovette caricare e scaricare vino e lana ed essere calafatata. Particolarmente lento si rivelò il viaggio di ritorno per i venti contrari incontrati lungo il percorso marittimo e per le continue soste, di cui alcune molto lunghe, come quella di nuovo a Candia, dove la nave giunse il 30 novembre per ripartire solo il 24 dicembre.
Nel viaggio di andata, nel tratto via terra da Firenze a Venezia, sostò a Pietramala, Pianoro, Bologna, Ferrara, Francolino e Chioggia. Salpata da Venezia il 12 luglio, la nave da commercio sulla quale si imbarcò fece scalo a Parenzo, Curzola, Ragusa, Corfù, Modone, Candia, Rodi, Cipro, Giaffa, dove i viaggiatori rimasero confinati sulla nave per nove giorni in attesa del salvacondotto. Ripreso il viaggio via terra a dorso d’asino, i pellegrini passarono per Yazur, dove vennero assaliti dagli abitanti del luogo, e poi toccarono Rama e Gerusalemme, nella quale giunsero il 21 settembre visitando i luoghi santi extragerosolimitani più vicini (Betlemme, Ain Karem, il Giordano, il monte della Quarantena e Gerico) fino al 2 ottobre. Salpati da Giaffa il 9 ottobre con la stessa nave del viaggio di andata, avrebbero toccato al ritorno Rodi, dove sostarono quindici giorni, Santorini, Niò, Creta, Candia, Corfù, l’isola di Sagina, l’isola di mezzo (presso Ragusa), Parenzo. A quel punto Rinuccini noleggiò una barca e partì per Venezia, arrivando all’alba del 6 febbraio per proseguire il 13 febbraio alla volta di Francolino, Ferrara, Bologna, Logliano, Firenzuola e Firenze.
Di questa esperienza, intrapresa «a salute dell’anima e del corpo» secondo una formula rituale ripresa anche da lui, Rinuccini ha lasciato un resoconto strutturato in quattro parti rigorosamente distinte fra loro: in primo luogo un racconto del viaggio, sul modello dell’itinerarium, con una grande quantità di ogni genere di informazioni, arricchite dall’esposizione delle peripezie cui il domenicano andò incontro, nonché dei problemi e delle difficoltà, a partire dalle condizioni ambientali e climatiche e dalla scadente qualità del vitto, che dovette affrontare nel corso del viaggio costellato da numerose pratiche e cerimonie devozionali, sia in mare con le messe celebrate ogni giorno in onore del santo del giorno o con le preghiere recitate per fare allontanare una tempesta; sia in terra con le visite alle chiese di Rodi, Candia, Cipro, Santorini e con la contemplazione delle reliquie trovate a Candia. Poi un apparato liturgico in latino, contenente le Visitationes cum hymnis et orationibus e l’elenco dei Luoghi Santi visitati o comunque conosciuti con brevi riferimenti all’importanza dei singoli loca alla luce degli episodi biblici o evangelici a essi riconducibili; una lista, sempre in latino, delle Indulgentie Terre Sancte e infine un’Annotatione et dichiaratione de’ luoghi in volgare, datata 1479, nella quale si forniscono notizie dettagliate sulle varie città visitate, insistendo con precisione analitica sui Luoghi Santi e in particolare su quelli di Gerusalemme e della basilica del Santo Sepolcro. Si ha quindi l’impressione che frate Alessandro abbia voluto, servendosi anche della precedente letteratura sull’argomento e dei prontuari circolanti, fornire i confratelli ed eventuali altri pellegrini diretti in Terrasanta di un completo vademecum geografico, topografico, liturgico e devozionale e che sia tornato (o qualcuno l’abbia fatto per lui) sul lavoro a più riprese, come si potrebbe desumere dalla datazione dell’ultima parte, corredando al tempo stesso questo lavoro di carattere devozionale ed erudito con il vivace racconto, che occupa un po’ meno della metà dello spazio del manoscritto, delle sue vicende secondo un uso che ormai si era andato consolidando.
Al suo rientro in patria Rinuccini ottenne, per gli anni 1476-77, la carica di priore del convento di S. Marco e nel maggio del 1493 fu scelto, assieme a un suo confratello, Domenico da Pescia, amico di Girolamo Savonarola, per andare a Roma alla corte di Alessandro VI a perorare la causa della separazione del convento di S. Marco dalla Confederazione lombarda; ma, mentre si trovava a Roma, debilitato dai disagi del viaggio si ammalò e dovette tornare a Firenze, venendo sostituito da padre Roberto Ubaldini, cronista di San Marco. A Firenze non sopravvisse che pochi mesi e morì l’8 febbraio 1494.
Il testo dell’itinerario in Terrasanta di Rinuccini, di cui Andrea Calamai ha curato un’eccellente edizione critica (Alessandro di Filippo Rinuccini, Sanctissimo Peregrinaggio del Santo Sepolcro 1474, Ospedaletto 1993) ci è pervenuto attraverso due codici, redatti da mani diverse, conservati rispettivamente nella Biblioteca nazionale di Firenze (Magl. CL.XIII n. 76) e nella Biblioteca Trivulziana di Milano (Triv. 82), di cui il secondo si può considerare una sintesi del primo, dal momento che ne ripropone solo alcune parti. Il primo codice, che comprende in appendice l’Itinerario di Pierantonio Buondelmonti (1468), contiene anche tre carte relative al tentativo di viaggio effettuato nel 1473, che però non partì da Venezia, oltre che delle indicazioni relative a un itinerario di pellegrinaggio al monte Sinai e in alcune della località della Terrasanta che normalmente rimanevano fuori dai tipici percorsi dei pellegrini e che Rinuccini sicuramente non effettuò: indicazioni probabilmente desunte da altre guide di viaggio. Secondo Calamai l’ipotesi più verosimile è che il primo sia stato trascritto da un confratello di Rinuccini, o comunque da qualcuno dell’ambiente di S. Marco, negli anni immediatamente successivi al viaggio, utilizzando gli appunti presi da frate Alessandro nel corso del pellegrinaggio o anche la stesura definitiva da lui redatta dopo il ritorno a Firenze forse con l’aiuto di qualche confratello; mentre il secondo sarebbe stato compilato diversi anni dopo, forse su incarico di qualche membro della famiglia Rinuccini.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, 615, 660, 800 (1442, 1446, 1457, S. Croce/Bue); F. di Cino Rinuccini, Ricordi Storici, a cura di G. Aiazzi, Firenze 1840, pp. 499 s., che, seguito poi dalla gran parte degli studiosi, indica l’anno di nascita di Rinuccini nel 1425; R. Röhricht, Bibliotheca Geographica Palestinae, Berlino 1890, p. 123; I documenti commerciali del fondo diplomatico mediceo nell’Archivio di Stato di Firenze (1230-1492), Regesti, a cura di G. Camerani Marri, Firenze 1951, p. 73, n. 201.
R. Ridolfi, Vita di Gerolamo Savonarola, Roma 1952, I, p. 93, II, p. 114; R. Creytens, Santi Schiattesi o. p. disciple de S. Antonin de Florence, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXVII (1957), p. 298; R. de Roover, Il Banco Medici dalle origini al declino, 1397-1499, Firenze 1970, pp. 132, 135; T. Kaeppeli, Scriptores ordinis predicatorum medii aevi, Roma 1970-1973, s.v.; A. Calamai, Il viaggio in Terrasanta di A. R. nel 1474, in Toscana e Terrasanta nel Medioevo, a cura di F. Cardini, Firenze 1982, pp. 235-256; A. Rossebastiano, La vicenda umana nei pellegrinaggi in Terra Santa del secolo XV, in La letteratura di viaggio dal Medioevo al Rinascimento. Genesi e problemi, Alessandria 1989, passim; F. Cardini, In Terrasanta. Pellegrini italiani tra Medioevo e prima età moderna, Bologna 2002, ad indicem.