CORTESI, Alessandro e Paolo
Figli di Antonio Cortese di San Gimignano, addetto fin dal 1449 alla segreteria pontificia e autore di una confutazione dell'opuscolo del Valla sulla donazione costantiniana, nacquero a Roma, Paolo nel 1465 e Alessandro qualche anno prima. Quest'ultimo, morto giovane nel 1491, fu scrittore apostolico e al tempo di Sisto IV corse qualche pericolo per le sue relazioni coi Medici e con la società fiorentina. Scarsa la sua produzione letteraria: un poemetto in lode di re Mattia Corvino, pochi altri versi latini d'occasione, qualche orazione sacra. Più alacre ingegno e più feconda attività letteraria ebbe Paolo, succeduto nel 1481 al Platina nell'ufficio di scrittore apostolico e morto nel 1510. Da giovane polemizzò per lettera col Poliziano intorno allo stile latino, difendendo la tesi della schietta, seppure libera, imitazione ciceroniana contro l'eclettismo propugnato dall'avversario. Poco dopo (1489) compose il dialogo De hominibus doctis, da lui dedicato a Lorenzo il Magnifico, dove con molto senno giudica dei latinisti moderni da Dante ai più recenti, e che fu definito "il primo libro di vera critica letteraria e stilistica nel periodo del Rinascimento" (1ª ediz., Firenze 1734). Indi coi quattro Libri sententiarum, pubblicati nel 1503, intese mostrare come la purezza e l'armonia dello stile ciceroniano potessero mantenersi anche nella trattazione di dottrine teologiche. Infine nell'opera De Cardinalatu, venuta in luce poco dopo la morte dell'autore nel 1510 raccolse gran copia di notizie e aneddoti caratteristici.
Bibl.: G. Tiraboschi, Storia d. letterat. ital., Milano 1822-26, VI, i, pp. 446-455; iii, pp. 108-11; F. Pintor, Da lettere inedite di due fratelli umanisti (Alessandro e Paolo Cortesi), Perugia 1907; R. Sabbadini, Storia del ciceronianismo, Torino 1886, pp. 33-42.