FARNESE, Alessandro
Nacque a Badajoz, in Spagna, il 30 ott. 1664, figlio naturale di Alessandro, secondogenito del duca di Parma Odoardo II, generale della cavalleria italiana in Spagna, e dell'"attrice" Maria de Laó y Carillo.
Ebbe poche relazioni con la madre, andata in sposa, nel 1680 d'accordo con l'amante, allo spagnolo Feliz de Ghia, e con le due sorelle, fatte monacare a Parma. Suo unico modello di vita fu perciò il padre, che seguì nei suoi incarichi di governo in Spagna e nei Paesi Bassi spagnoli, ricevendo da lui un'educazione proporzionata al rango, ma contraddistinta dall'amore per il lusso, i piaceri e la vita di corte.
Nel novembre del 1680 il F. (il padre era allora governatore generale dei Paesi Bassi) si recò in Inghilterra, accompagnato da ben ventuno servitori, per ossequiare il re Carlo II.
Il padre, come ricompensa per la missione, il 15 febbr. 1681 gli donò il reggimento "Bellerose", per iniziarlo, sul suo esempio, alla carriera delle armi. Invece il F. si disinteressò tanto dei problemi militari quanto della vita politica delle Fiandre. Le critiche che da ogni parte si riversavano sull'operato del governatore non risparmiarono neanche lui, accusato di essere altrettanto scialacquatore, maleducato e nient'affatto brillante. Malvolentieri egli si recò a Gand, nel marzo 1682, per accogliere il marchese di Grana Enrico ottone Del Carretto, che veniva a rilevare il padre. Il 1º aprile padre e figlio fuggirono da Bruxelles in Italia, per evitare i creditori.
Dopo una breve sosta a Piacenza il padre decise di entrare al soldo dei Veneziani, nella campagna della Morea, e chiese al fratello Ranuccio Il di accogliere il F. nella sua corte. Il duca lo ricevette con tutti gli onori, concedendogli, oltre al titolo "don" proprio degli illegittimi, anche quello di "eccellenza". Tale, anzi, era l'affezione dello zio che molti sudditi credettero al pettegolezzo, infondato, che il nuovo arrivato non fosse altri che un figlio naturale dello stesso Ranuccio II.
La morte del padre, nel febbraio 1689, lasciò il F. privo di sostanze proprie e indebitato. Ancora una volta Ranuccio Il volle aiutare il nipote, recuperandogli quel poco che fu possibile togliere ai creditori e nominandolo, nel 1690, dopo il matrimonio di Odeardo Farnese con Dorotea Sofia di Neuburg, scudiero della principessa tedesca. Il F., che godeva di un'ampia e insolita libertà personale, aveva ormai libero accesso nei salotti della più illustre nobiltà parmigiana e piacentina.
Fu così che, nel corso dello stesso anno, intrecciò un legame sentimentale, subito giudicato scandaloso, con la contessa Caterina Scotti, da poco sposata col marchese Giambattista Verugoli, tenente della guardia ducale. Lo scandalo obbligò Ranuccio II ad intervenire, dapprima con una mite ammonizione, ma poi, quando nel marzo 1692 un parente del marchese, Giuseppe Verugoli, venne trovato pugnalato a Parma, con un ordine di reclusione nella cittadella, sebbene la colpa del F. non venisse mai provata.
Nel maggio il F. riuscì a fuggire con la complicità della Scotti, dirigendosi con lei alla volta di Napoli; ma nell'agosto, su richiesta di Ranuccio II, i due furono arrestati a Foligno dai gendarmi pontifici, che li consegnarono alle autorità parmensi.
Il 20 settembre, nella prigione della Rocchetta, cominciarono a Parma gli interrogatori, che per l'elevata posizione sociale degli imputati si dovettero svolgere senza l'uso della tortura. I giudici condannarono la Scotti a un periodo di penitenza nel monastero di S. Antonio in Parma; il F. invece non poté evitare la prigionia, nella stessa Rocchetta. Biasimato e dimenticato da tutti, si rassegnò con dignità e silenzio alla detenzione perpetua. Solo il 14 febbr. 1714 scrisse un'elegante lettera al duca Francesco, per rallegrarsi del matrimonio della nipote Elisabetta con Filippo V di Spagna e chiedere, implicitamente, una grazia che non gli venne mai concessa. La morte per apoplessia lo colse il 28 nov. 1726, dopo trentaquattro anni di carcere.
Per ordine del duca, il 30 novembre, alle due di notte, il suo cadavere, avvolto in un lino e posto in una semplice cassa, fu trasportato alla Steccata e sepolto nella cappella del Crocifisso, presso la tomba del duca Ottavio. Il 2 dicembre, infine, nella stessa chiesa si svolsero solenni esequie in suo suffragio.
La storia del F. attraversò rapidamente i confini del Ducato. Già nel 1711 del resto, ancora vivo il F., che non poté leggerla, il francese C. Freschot l'aveva raccontata, romanzandola e omettendo il nome della Scotti, nel suo libro Etat ancien et moderne des duchés de Florence, Modene, Mantoue et Parme, pubblicato a Utrecht (pp. 520-525).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Parma, Casa e corte Farnesiana, s. 2, busta 40, fasc. 7; Carteggio estero, busta 131, fasc. 1692; Manoscritti Comune 4161: Diarii parmensi di G. Borra, IV, 3 dic.1726; Mémoires secrets d'Adrien Foppens sur le gouvernement et les affaires des Pays-Bas pendant les années 1680-1682, a cura di M. L. Galesloot, in Compte-rendu des séances de la Commission royale d'histoire, ou Recueil des ses bulletins, s. 4, IV (1877), pp. 411, 416; Itinerario o sincero racconto del viaggio fatto da G. Castelli per l'Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Olanda, Fiandra e Germania (1655-1670), a cura di M. Desideri, Spoleto 1905, p. 86; C. Poggiali, Mem. storiche di Piacenza, XII, Piacenza 1766, p. 121; P. Martini, Atti della R. Deputazione di storia patria in Parma, sunto delle tornate accademiche dell'anno 1864, in Atti e mem. delle Rr. Deput. di storia patria per le prov. modenesi e parmensi, II (1864), pp. XLVIII s.; E. Bicchieri, Don A. F. e la contessa Caterina Scotti-Verugoli, ibid., III (1865), pp. 53-72; L. van der Essen, Les archives farnèsiennes de Parme au point de vue de l'histoire des anciens Pays-Bas catholiques, Bruxelles 1913, p. 145; G. Drei, I Farnese, Roma 1954, p. 234; R. Cattelani, Le avventure di A. F., in Gazzetta di Parma, 25 luglio 1955, p. 3; M. Corradi Cervi, L'amore di A. F. per la contessa Caterina Scotti-Verugoli, ibid., 10 marzo 1959, p. 3 (poi in Parma economica, Parma 1966, pp. 19 s.); A. Archi, Il tramonto dei principati in Italia, Rocca San Casciano 1962, pp. 119 s.; E. Nasalli Rocca, I Farnese, Milano 1969, pp. 177 s.; A. Henne-A. Wauters, Histoire de la ville de Bruxelles, II, Bruxelles 1969, p. 112; M. Aymard-J. Revel, La famille Farnèse, in Le palais Farnèse, I, 2, Rome 1981, p. 711; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Farnesi, tav. XIX.