FÈ D'OSTIANI, Alessandro
Nacque a Brescia il 12 giugno 1825, da Giulio, di nobile famiglia, tradizionalmente ostile alla dominazione austriaca che aveva avuto parte attiva nelle vicende della Repubblica Cisalpina, e da Paola Fenaroli. Educato a Brescia e poi in Boemia (la sua famiglia era infatti legata da rapporti di parentela con quella del conte F. Thun), si iscrisse successivamente all'università di Vienna, dove si laureò in legge nell'agosto 1847. Rientrato a Brescia, partecipò alle giornate del marzo 1848.
Addetto alla legazione lombarda presso Carlo Alberto, ne divenne nel maggio seguente segretario, partecipando alla sfortunata campagna di quell'anno come aggregato allo stato maggiore del re sabaudo. Dopo la sconfitta di Custoza venne mantenuto in servizio nel 7º reggimento di cavalleria e, nel settembre, posto a disposizione del ministero degli Esteri. Perduta la speranza di poter rientrare in Lombardia, decise di entrare nel servizio diplomatico del Regno di Sardegna. Nominato segretario di legazione di seconda classe, fu destinato nel settembre del 1849 a Rio de Janeiro.
In Brasile rimase dieci anni (salvo un breve intervallo di un anno tra il 1857 ed il 1858, quando venne posto in aspettativa per motivi familiari), partecipando alla formazione ed alla organizzazione del servizio consolare del Regno in quel paese: un servizio indispensabile alla protezione del numero crescente di emigrati nel paese sudamericano ed allIncremento delle relazioni commerciali tra i due paesi.
Posto in aspettativa per la soppressione della legazione nel luglio 1859, venne richiamato nel 1861 e assegnato ad una missione in Persia col titolo di primo segretario. La sospensione della missione a Teheran sorprese il F. a Costantinopoli, dove era ambasciatore Marcello Cerruti, inviato da Cavour nel 1860 per tenere i contatti con le nazionalità danubianobalcaniche e per organizzare una comune lotta contro l'Austria.
La missione del Cerruti aveva conservato gli stessi obbiettivi anche dopo la proclamazione del Regno d'Italia, in vista di un possibile confronto militare con l'Impero asburgico. In questo caso il giovane Regno avrebbe avuto bisogno dell'appoggio delle nazionalità oppresse, in specie di quella ungherese con la quale più stretti erano i contatti, e sulla cui insurrezione si sarebbe forse potuto contare in caso di guerra con l'Austria. Il Cerruti, che aveva conosciuto il F. in Brasile, propose al presidente del Consiglio e ministro degli Esteri B. Ricasoli di inviare il giovane diplomatico in missione segreta in Ungheria, per studiare lo stato d'animo di quel paese. La missione sarebbe stata mascherata come un normale viaggio, via terra, da Costantinopoli a Parigi, per portare una missiva all'ambasciatore C. Nigra.
Dopo l'approvazione del Ricasoli, ricevute dal Cerruti le istruzioni verbali e le raccomandazioni di massima segretezza - non avrebbe potuto prendere appunti ma solo conservare in mente tutto ciò che avrebbe visto -, il F. partì nell'agosto del 1861 per quella che sarebbe stata forse la sua più importante missione. Durante il viaggio ebbe modo, come spiegò poi nella relazione che il 3 settembre scrisse appena rientrato a Torino per il Ricasoli, di rendersi conto della effettiva situazione nei Balcani e in modo particolare di quella ungherese, il vero obbiettivo del suo viaggio. Mise in rilievo l'insofferenza magiara al legame con l'Impero, che poté constatare di persona con la stridente differenza con la quale vennero seguiti dalla popolazione ungherese, a due soli giorni di distanza, il giorno onomastico dell'imperatore Francesco Giuseppe ed il giorno di S. Stefano.
Sia a Budapest sia a Praga il F. incontrò importanti personalità del mondo politico e culturale, ed anche suoi vecchi amici e compagni di scuola e d'università. Fece visita in Boemia al conte Thun, alla cui famiglia, come si è detto, era legato da rapporti di parentela. Procurandosi nel corso del suo viaggio anche giornali, fogli polemici e libri, riuscì a formarsi un quadro abbastanza completo e preciso della situazione nel Regno d'Ungheria e dei problemi nazionali della Duplice Monarchia.
In modo particolare sono da seguire con interesse le riflessioni del F. sulla questione slava. Egli giustamente poneva l'accento su questo punto, ricordando la tensione nei territori della Corona di S. Stefano, tra Magiari e Slavi e le differenze culturali e di atteggiamento politico tra Slavi settentrionali e meridionali. Gli Slavi del Nord, Boemi Moravi e Galiziani, formavano in un certo modo un gruppo compatto, concorde e disciplinato nell'opposizione al dispotismo. Ma tra di loro, notava il F., non predominava l'idea di distruggere l'Impero asburgico, quanto piuttosto la richiesta di libere istituzioni; non avevano infine alcuna ostilità verso l'Italia, anzi piuttosto una certa simpatia. Diverso era il discorso per gli Slavi del Sud, in cui si mescolava in una pericolosa miscela la diffidenza verso l'Impero insieme con la necessità di appoggiarsi all'imperatore e all'elemento tedesco per mitigare la oppressione ungherese.
Tornato in Italia e trascorso un breve periodo a Parigi, il F. venne nominato incaricato d'affari e, nell'aprile del 1862, destinato di nuovo in Brasile: fu scelto dal ministro degli Esteri Giacomo Durando soprattutto per la esperienza che aveva di quel paese, necessaria per una missione che non si presentava facile. I rapporti tra il Regno d'Italia e il paese sudamericano erano in quel momento infatti piuttosto freddi a causa dei legami che la casa imperiale di Braganza aveva con i Borboni di Napoli. Il F., in questo secondo periodo in Brasile, durato fino all'aprile del 1869, si occupò in modo particolare delle trattative per la nuova convenzione consolare tra i due paesi e della unificazione e riorganizzazione della rete dei consolati italiani.
Promosso ministro plenipotenziario di seconda classe il 27 gennaio 1867, venne destinato come inviato straordinario in Cina ed in Giappone il 7 marzo 1870. In Giappone il F. si fece particolarmente apprezzare, tanto che lo stesso governo giapponese lo nominò suo commissario straordinario per la Esposizione internazionale di Vienna del 1873 e lo insigni di numerose decorazioni. Dopo essere ritornato per un breve periodo in Brasile (nomina in data 25 nov. 1877), ed aver trascorso meno di un anno nella sede di Bruxelles, venne nel dicembre del 1881 nominato ministro plenipotenziario di prima classe e destinato a Berna. Compì la sua ultima missione diplomatica tra il maggio 1886 ed il marzo del 1887 per definire con il governo cileno, a Santiago, alcuni problemi commerciali.
Collocato a riposo, fu poi membro, dal febbraio 1895, del Consiglio per il contenzioso diplomatico. Nel dicembre del 1890, era stato nominato senatore.
Il F. morì a Brescia il 4 giugno del 1905.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Carte Ricasoli. Fondo Bianchi, busta I/a, fasc. 2; Annuario diplomatico del Regno d'Italia per l'anno 1877, Roma 1877, pp. 176 s.; I documentidiplomatici italiani, s. 1, I (8 gennaio -31 dic. 1861), Roma 1952, ad Indicem; L'Illustrazione italiana, 2 genn. 1881, p. 7; ibid., Agiugno 1905, p. 596; S. Markus, Relazione del viaggio compiuto in Ungheria dal conte F. dell'ambasciata italiana a Costantinopoli, in Italia del Risorgimento e mondo danubiano-balcanico, Udine 1958, pp. 95-107.