MAFFEI, Alessandro Ferdinando
Nacque a Verona il 3 ott. 1662, terzo figlio del marchese Giovanni Francesco e di Silvia dei conti Pellegrini. Suo fratello fu il celebre letterato e antiquario Francesco Scipione; l'altro fratello, Giacomo, fu probabilmente medico di corte in Baviera.
A nove anni il M. andò a Monaco come paggio alla corte del principe elettore Ferdinando Maria di Wittelsbach e di Adelaide di Savoia. Fu educato e ricevette l'addestramento militare insieme con il principe Massimiliano Emanuele, suo coetaneo, al quale rimase legato per tutta la vita. Quando il principe, nel 1680, salì al trono, il M. faceva parte della sua corte e due anni dopo partecipò all'ambasciata inviata a Versailles al fine di congratularsi per la nascita del primogenito del delfino.
Al fianco di Massimiliano Emanuele, che si guadagnò la fama di condottiero valoroso e audace, il M. combatté nelle campagne che portarono alla liberazione dell'Ungheria dal dominio turco. Nell'estate 1683, infatti, il M. entrò in un reggimento di fanteria; il 12 settembre partecipò come alfiere alla battaglia per la liberazione di Vienna dall'assedio dei Turchi e il 27 ottobre alla presa di Esztergom. Nel 1684 fu promosso capitano e ottenne un avanzamento di grado nel cerimoniale di corte con la nomina a gentiluomo di camera del principe. Nel 1685 prese parte alla campagna nell'Ungheria settentrionale che portò alla riconquista della fortezza di Nové Zámky (Érsekújvár) e nel marzo 1686 era già maggiore quando si trovò di nuovo in marcia verso l'Ungheria, dove un grosso contingente mise Buda sotto assedio, preparando l'espugnazione già fallita nel 1684. Il 2 settembre i reggimenti bavaresi comandati dal principe Massimiliano Emanuele aprirono l'accesso alla città da sud e conquistarono anche la cittadella: in questa azione il M. subì una ferita al capo.
Nell'inverno successivo soggiornò a Verona e visitò Venezia, dove insieme con il principe elettore e il principe Eugenio di Savoia partecipò al carnevale.
Già in marzo iniziò un'altra campagna nel Sud dell'Ungheria. L'avanzata dovette fermarsi lungo la Drava verso Esseg, ma il 12 ag. 1687, durante la ritirata, Massimiliano Emanuele riportò una splendida vittoria presso il monte Harsán, nei dintorni di Mohács. La conquista di Belgrado, il 6 sett. 1688, diede al principe elettore di Baviera fama europea.
L'occupazione e il saccheggio del Palatinato (iniziato dall'armata francese di Luigi XIV il 24 sett. 1688) richiesero l'impiego delle truppe bavaresi sul confine occidentale dell'Impero. Dopo una breve pausa invernale i reggimenti dovettero mettersi in marcia verso la Foresta nera per assumere la difesa dei territori dell'Alto Reno. La nuova campagna portò al M. la nomina a tenente colonnello. Nell'estate del 1689 comandava due battaglioni di stanza nella piccola fortezza di Bruchsal, quando il presidio fu assalito da soverchianti forze francesi. Il 10 agosto fu costretto ad arrendersi e, insieme con altri ufficiali prigionieri, fu trasferito a Reims.
Dopo il rilascio nel giugno 1691, il M. fece ritorno a Monaco e proseguì immediatamente per l'Ungheria, dove il suo reggimento, sotto il comando del conte padovano Antonio Zacco, era in campagna con l'esercito imperiale contro i Turchi. Il 15 agosto giunse sul teatro delle operazioni, a Slankamen, presso la confluenza tra il Tibisco e il Danubio, e comandò un proprio battaglione nell'aspra battaglia che ebbe luogo il 19 seguente. In seguito a una ferita dovette essere trasportato con un proiettile nell'articolazione del ginocchio prima a Vienna, poi a Verona e infine a Venezia. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, un medico veneziano riuscì a estrarre il proiettile e a salvare la gamba, anche se il ginocchio rimase rigido.
Nell'ottobre 1691, intanto, il M. aveva chiesto e ottenuto la promozione a tenente colonnello dell'Esercito imperiale. Quando, nell'agosto 1693, fu di nuovo in salute, ritornò al reggimento bavarese di Zacco, che si trovava nei dintorni di Heidelberg. Nei due anni successivi servì, senza ottenere successi significativi, nella regione dell'Alto Reno e nel 1694 fu impegnato in campagne nel territorio del Palatinato sulla riva sinistra del Reno, occupato dalla Francia, e in Alsazia. Solo nel 1695, quando i soldati furono accasermati molto presto negli acquartieramenti invernali, il M. ebbe la possibilità di incontrarsi di nuovo con l'elettore di Baviera.
Nel dicembre 1691 Massimiliano Emanuele aveva ottenuto la nomina lungamente desiderata a governatore generale dei Paesi Bassi spagnoli. Nel marzo 1692 aveva trasferito la corte a Bruxelles e ora combatteva nelle Fiandre come alleato dell'Inghilterra e delle Province Unite contro le spedizioni di conquista francese. Quando, il 20 ag. 1695, il M. arrivò nel suo accampamento, Massimiliano Emanuele, insieme con Guglielmo III, principe d'Orange e re d'Inghilterra, aveva riconquistato Namur e teneva sotto assedio la cittadella. Il 30 agosto il M. partecipò al sanguinoso assalto della fortezza e si offrì come ostaggio durante le trattative per la resa. Fu ricompensato con il grado di colonnello.
Il viaggio di ritorno verso la Baviera portò il M. a Ratisbona, dove cercò di curarsi il ginocchio, ma senza successo. In questa circostanza pare abbia fatto conoscenza con la futura moglie, la figlia dell'ambasciatore bavarese alla Dieta permanente Zündt von Kentzingen.
Allorché il conte Zacco passò al servizio di Venezia, al M. fu affidato il reggimento di 1200 uomini nel quale aveva servito fino ad allora: il comando gli fu conferito il 22 giugno 1696 in una solenne cerimonia a Eppingen.
Prima della firma della pace di Rijswijk, che il 30 ott. 1697 pose fine al conflitto tra l'Impero e la Francia, il reggimento del M. si distinse ancora nella presa di Ebernburg, nel Palatinato renano. Il M. fu poi inviato nelle Fiandre, dove riuscì a evitare a fatica che scoppiasse un ammutinamento a causa del ritardo nel pagamento del soldo. Quindi guarnigioni bavaresi rimpiazzarono in molte località dei Paesi Bassi le truppe francesi in ritirata. La situazione di pace generale consentì al M. di concedersi, dal 15 ag. 1699, un periodo di vacanza che dedicò a un tour attraverso l'Europa.
Il viaggio lo portò in Olanda e in Francia, a Torino e a Verona presso la famiglia. Insieme con il fratello Scipione, assistette all'apertura dell'anno santo del 1700 a Roma e vi si trattenne quattro mesi. Visitò poi Napoli e Genova, interessandosi soprattutto alle fortificazioni, e l'inverno successivo era a Venezia, dove partecipò al carnevale, ma condusse anche trattative con la Signoria su incarico della Tesoreria bavarese per il pagamento di un rifornimento di polvere da sparo.
Il M. non ebbe parte nelle decisioni politiche sull'incombente conflitto per la successione alla corona di Spagna che portarono Massimiliano Emanuele a schierarsi dalla parte della Francia contro l'Impero. La minaccia di una guerra lo costrinse a lasciare Verona il 16 febbr. 1701 e a riunirsi al suo reggimento alloggiato presso Bruxelles. Lungo la strada apprese che il principe elettore era sul punto di partire per la Baviera e che stava riportando le sue truppe in patria. La nuova ubicazione del reggimento del M., riorganizzato e portato a 2100 effettivi, fu dunque Nabburg nell'alto Palatinato.
Nel settembre 1702 cominciarono le operazioni militari bavaresi con la conquista della città imperiale di Ulm. All'inizio di ottobre il M. riuscì a occupare le città di Lauingen e Dillingen strategicamente importanti per un ponte sul Danubio. Nel gennaio 1703 prese Weiden nell'Alto Palatinato e avanzò verso Neumarkt per sostenere da Nord l'attacco del principe a Neuburg sul Danubio. Il 12 febbr. 1703 fu promosso generale di brigata. In una battaglia presso il villaggio di Krottensee sul Pegnitz, il 24 maggio 1703, subì una sconfitta quando con forze insufficienti dovette portare soccorso alla fortezza di Rothenberg (presso Norimberga) assediata. Il luglio successivo dovette condurre rinforzi nella regione del Tirolo, che Massimiliano Emanuele nel frattempo aveva assalito e conquistato fino al Brennero, ma che non era in grado di tenere a causa di una massiccia rivolta della popolazione. Durante la sanguinosa ritirata, presso Zirl il M. riuscì a liberare la strada per il passaggio dell'esercito del principe. Una vittoria franco-bavarese, il 20 sett. 1703 a Schwenningen presso Höchstädt (Blindheim, Blenheim) sul Danubio, sembrò imprimere un corso favorevole alla guerra. Poiché Monaco sembrava minacciata dal contingente imperiale che aveva occupato Augusta, il M. ricevette l'ordine di raccogliere un grosso contingente di truppe, grazie al quale il 14 dicembre la città fu riconquistata. Il principe prese ancora Passau e fece un'incursione nell'Alta Austria. Dopodiché il M., che aveva il grado di maresciallo di campo, trascorse i mesi invernali nella città di Straubing, dove il 1 apr. 1704 fu raggiunto dal fratello Scipione, il quale, per acquisire conoscenza diretta degli avvenimenti militari, partecipò alle campagne e alle battaglie di quell'anno.
In aprile e maggio l'armata avanzò lungo il Danubio fino nella Foresta nera per congiungersi con le truppe provenienti dalla Francia. Durante la ritirata l'esercito si trincerò nei pressi di Lauingen, mentre John Churchill, duca di Marlborough, con un esercito anglo-olandese avanzò verso Sud e, insieme con l'armata imperiale, minacciò la Baviera. Il 30 giugno il M. portò fanteria e artiglieria a Schellenberg presso Donauwörth, dove in gran fretta furono ripristinate e completate vecchie fortificazioni. Prima dell'arrivo di Massimiliano Emanuele con le sue unità, la posizione fu conquistata e il 2 luglio l'esercito bavarese subì una devastante sconfitta. Fino all'arrivo di rinforzi francesi il principe si ritirò quindi ad Augusta e ordinò al M. di organizzare la difesa di Monaco. Per questo motivo egli non prese parte alla decisiva battaglia di Höchstädt, che il 13 ag. 1704 terminò con la brillante vittoria del duca di Marlborough e del principe Eugenio di Savoia. Mentre il principe fuggiva in Francia e il 1 ottobre riprendeva l'ufficio di reggente nei Paesi Bassi, il M. rimase in Baviera e riportò alcuni successi in scontri presso Marquartstein e Ingolstadt.
Dopo la conclusione della tregua, il 7 nov. 1704, anche il M. dovette sciogliere il suo reggimento. Quando lo raggiunse l'offerta di assumere il comando delle armate della Repubblica di Venezia, inviò il fratello Scipione a negoziare le condizioni. Si mostrarono interessati a prendere in servizio il M. anche lo Stato della Chiesa e l'anno dopo la Savoia, ma i contatti preliminari non portarono ad alcun esito. Dal dicembre 1704 il M. si sforzò di ottenere i lasciapassare necessari ad attraversare la Svizzera e la Francia per recarsi a Bruxelles. Il 2 marzo 1705 lasciò Monaco.
Massimiliano Emanuele, che ora aveva troppi ufficiali al suo servizio per le truppe assai ridotte che gli erano rimaste, non fu in grado di impiegare subito il M. con un incarico proporzionato al suo grado. Nel marzo 1706 lo utilizzò di nuovo come maresciallo di campo e lo nominò presidente del Tribunale militare a Mons. Nella battaglia di Ramillies del 23 maggio 1706, che terminò con una pesante sconfitta dell'esercito franco-bavarese contro l'armata di Marlborough, il M. comandava il settore centrale dello schieramento e fu fatto prigioniero. Rimase tuttavia libero sulla parola d'onore. Insofferente della forzata inattività, visse alla corte del governatore a Mons, finché nell'autunno 1709 anche questa piazzaforte cadde nelle mani degli alleati, e poi a Namur. Massimiliano Emanuele, ridotto ormai quasi senza alcun potere, il 1 maggio 1710 gli conferì il grado di luogotenente generale.
Le trattative di pace nel 1712 posero fine alla prigionia del Maffei. Nell'ultima fase della reggenza di Massimiliano Emanuele nei Paesi Bassi, il 10 marzo 1713, gli fu conferito l'ufficio di governatore della provincia di Namur, che esercitò fino al passaggio della sovranità all'Austria, cui la pace di Rastadt (6 marzo 1714) assegnò i Paesi Bassi, mentre Massimiliano Emanuele fu reintegrato nel titolo di principe elettore di Baviera. Nel dicembre 1714 il M. lasciò Namur e rientrò a Monaco.
Ottenne il più importante incarico militare della sua carriera allorché fu creato comandante del corpo d'armata bavarese che Massimiliano Emanuele nel 1717 inviò in Ungheria per tre anni, per affiancare l'armata imperiale nella guerra contro i Turchi scoppiata di nuovo l'anno prima. Il contingente consisteva di un effettivo di circa 6000 uomini divisi in sei battaglioni provenienti da diversi reggimenti di fanteria, nonché di una compagnia di 100 granatieri e di un reggimento di dragoni. Il M. non condusse però le truppe nella zona delle operazioni, dovendo egli accompagnare i due figli di Massimiliano Emanuele, Carlo Alberto e Ferdinando Maria, affinché assistessero alle battaglie in Ungheria. Il viaggio iniziò il 15 maggio e fu interrotto a causa di una visita ufficiale dei principi alla corte imperiale a Vienna. Il 6 giugno i principi e il M. raggiunsero il quartier generale di Eugenio di Savoia a Futak (presso Petrovaradin) e il 9 giugno si misero in marcia insieme con l'armata imperiale che, muovendo da nord di Belgrado, passò il Danubio e il 19 giugno mise la città sotto assedio.
Il 18 luglio il M. fu in grado di assumere il comando generale delle truppe bavaresi, che, come nelle precedenti spedizioni in Ungheria, erano state traghettate su barche e zattere sul Danubio e, dopo essere sbarcate a Petrovaradin, erano avanzate fino al campo di battaglia. Si fortificarono sulla riva sinistra della Sava, mentre un esercito turco largamente superiore alle forze imperiali si avvicinava da sud e il 29 luglio assalì gli assedianti. La battaglia decisiva ebbe luogo il 16 agosto e si concluse con una grande vittoria del principe Eugenio. Belgrado capitolò il 18 agosto. Il contingente bavarese aveva dato un contributo decisivo al successo, come l'imperatore Carlo VI sottolineò in una dettagliata lettera di ringraziamento.
Le truppe furono acquartierate per l'inverno nell'Ungheria settentrionale. L'anno successivo il M., che ora aveva anche il grado di luogotenente maresciallo di campo dell'Impero, fu di nuovo nei dintorni di Belgrado, quando ebbero luogo le trattative di pace a Passarowitz, che si conclusero il 21 luglio 1718. Nell'aprile 1719 il M. ricondusse le truppe bavaresi in patria dall'Ungheria.
A Monaco si stabilì in un palazzo presso la residenza del principe e non prese più parte ad alcuna campagna. Continuò tuttavia a svolgere incarichi militari, in particolare si impegnò in una radicale riorganizzazione dell'esercito bavarese: nel 1723 il M. pubblicò a Monaco un modello di regolamento delle esercitazioni di fanteria. L'11 marzo 1718 il principe Massimiliano Emanuele gli aveva affidato di nuovo un reggimento, stanziato nell'Alto Palatinato. Il nuovo principe Carlo Alberto nel 1727 migliorò l'appannaggio del M. affidandogli il governo di Neumarkt an der Rott (Neumarkt-Sankt Veit). A Verona il M. fu associato all'Accademia dei Filotimi.
Il M. morì il 5 genn. 1730 a Monaco e fu sepolto, secondo la sua volontà, nel cimitero dei francescani.
Il 13 genn. 1717 aveva sposato a Monaco Maria Ursula von Kentzingen, che non gli diede eredi. Lasciò memorie manoscritte, dedicate prevalentemente alle sue imprese militari, che sono una fonte affidabile per la guerra di successione spagnola e la battaglia di Belgrado (Junkelmann, p. 19). Le memorie coprivano il periodo dal 1683 al 1718, ma la parte fino al 1695 non fu ritrovata; quanto si era conservato fu dato alle stampe dal fratello Scipione (Memorie del general Maffei nelle quali esatta descrizione di molte famose azioni militari de' prossimi tempi viene a comprendersi, Verona 1737), che curò anche la traduzione francese (La Haye 1740) eseguita forse dall'amico J.-F. Séguier. Fino al 1870 circa, il manoscritto rimase in possesso della famiglia, poi è andato perduto (Bekh, pp. 151 s.).
Fonti e Bibl.: Feldzüge des Prinzen Eugen von Savoyen, I, III-VI, VIII, XVII, XX, Wien 1876-92, ad ind.; B. Poten, Handwörterbuch der gesamten Militärwissenschaften, VI, Bielefeld 1878, p. 277; G. Fricke, Der bayerische Feldmarschall Alessandro Marchese Maffei. Ein Beitrag zur Geschichtsschreibung und zur Geschichte der Türkenkriege und des spanischen Erbfolgekrieges, in Jahresbericht über das kgl. Friedrich-Wilhelm-Gymnasium und die kgl. Vorschule zu Berlin, Berlin 1891, pp. 3-54; K. von Reitzenstein, Kurze Lebensabrisse der bayerischen Generale und Obersten unter Kurfürst Max Emanuel, in Darstellungen aus der bayerischen Kriegs- und Heeresgeschichte, XIII, München 1904, p. 13; K. Staudinger, Geschichte des kurbayerischen Heeres unter Kurfürst Max II. Emanuel, 1680-1726, II, 1-2, München 1904-05, ad ind.; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, IV, Gotha 1913, p. 350; S. von Riezler, Geschichte Baierns, VII, Gotha 1913, pp. 352, 494, 504, 559-562, 577, 579, 586, 591, 596, 598 s., 607, 614, 624, 628; VIII, ibid. 1914, pp. 314, 326, 341-347, 500, 619, 680; K. Plunger, Ferdinand Alexander Marquis de M. (1662-1730), ein kurbayerischer und kaiserlicher Offizier der Zeit Prinz Eugens, in Österreich in Geschichte und Literatur, XVI (1972), 7, pp. 366 ss.; Kurfürst Max Emanuel. Bayern und Europa um 1700 (catal., Schleißheim), a cura di H. Glaser - R. Baumstark - A. Seling, II, München 1976, p. 346; W.J. Bekh, Alexander von Maffei. Der bayerische Prinz Eugen. Historische Biographie, Pfaffenhofen 1982; M. Spindler, Handbuch der bayerischen Geschichte, II, a cura di A. Kraus, München 1988, ad ind.; M. Junkelmann, Kurfürst Max Emanuel von Bayern als Feldherr, München 2000, pp. 19, 126, 135, 138, 157, 168, 216, 226, 235, 238, 275, 298 n. 6, 404 n. 446, 408 nn. 465 e 467, 539 n. 851; L. Benvenuti, Dizionario degli italiani all'estero, p. 22; Neue Deutsche Biographie, XV, pp. 648 s.; Deutsche biographische Enzyklopädie, VI, p. 560.