GABBIONETA, Alessandro
Nacque a Mantova nell'ultimo quarto del sec. XV.
Suo padre Francesco, funzionario gonzaghesco, ricoprì dal 1493 la carica di commissario e fattore generale del marchese Francesco II Gonzaga e dal 1498 fu fattore generale del vescovo di Mantova Ludovico Gonzaga. Fratelli del G. furono Girolamo e Lodovico, il primo filosofo e medico personale di Federico Gonzaga, il secondo massaro dell'ospedale di Mantova.
Il G. studiò diritto allo Studio di Ferrara, presso F.M. Sandeo, all'epoca famoso canonista; ritornato a Mantova, si iscrisse al Collegio dei giureconsulti, di cui nel 1523 assumerà la presidenza. Abbracciata la carriera ecclesiastica, entrò anch'egli al servizio dei signori di Mantova. Nel 1503 si recò a Roma dal canonico Ruffino Gabbioneta, suo zio, inviato l'anno precedente dai Gonzaga presso la corte pontificia. Da allora il G. rimase accreditato come agente di Mantova presso il papa fino al 1523, alternando tuttavia il soggiorno romano a brevi missioni svolte sia per conto dei marchesi di Mantova, sia come nunzio e protonotario al servizio dei papi Giulio II, Leone X, Adriano VI e Clemente VII. Il suo nome ricorre, infatti, con una certa frequenza nei carteggi gonzagheschi del trentennio che va dal 1504 al 1534, dai quali scaturisce la sua singolare figura di intermediario coinvolto nelle più disparate faccende dell'epoca. Ancora prima del 1510 il G. fu nominato arcidiacono della cattedrale di Mantova, un titolo con il quale venne sempre in seguito identificato.
I primi incarichi degni di rilievo del G. risalgono al 1510, in seguito al riavvicinamento di Giulio II a Francesco Gonzaga, che grazie ai buoni uffici del pontefice ottenne in quell'anno, oltre alla liberazione dalla prigionia veneziana, anche il comando generale dell'esercito della Serenissima. Il 2 ag. 1510 Giulio II inviò, infatti, il G. al marchese di Mantova per assicurarlo del suo favore e poi lo incaricò di consegnargli un breve del 3 ottobre con la nomina a gonfaloniere della Chiesa. Negli anni seguenti il G. fu spesso in viaggio tra i territori pontifici e quelli mantovani, sia al seguito di Giulio II impegnato nella conquista di Mirandola, sia per i delicati compiti derivanti dalla sua funzione di agente gonzaghesco. Nel novembre del 1512 fu il G. a giustificare presso il pontefice il marchese di Mantova per l'ospitalità accordata dalla moglie Isabella d'Este al cardinale Ippolito d'Este, acerrimo nemico del pontefice.
Nelle sue lettere da Roma del 1513 il G., oltre a descrivere le feste celebrate in onore del nuovo papa Leone X, riferiva della fine dello scisma di Pisa e della riammissione dei cardinali che erano stati esclusi dal Collegio cardinalizio. Nel dicembre del 1515 inviava da Bologna particolareggiate relazioni dell'incontro tra Leone X e Francesco I: esse rappresentano, secondo il Pastor, un'eccezione tra i relatori italiani di quell'avvenimento per quanto riguarda i favorevoli giudizi sulle qualità del pontefice, considerate invece pessime da tutti gli altri. Il 17 marzo 1516 il G. si recò presso l'imperatore Massimiliano a portare l'omaggio di Francesco Gonzaga al sovrano, sceso in Italia per recuperare i territori che Venezia e il re di Francia gli avevano appena tolto.
Durante i suoi lunghi soggiorni a Roma il G. ebbe assidui rapporti, in nome di Isabella d'Este, con numerosi artisti e letterati: presso i primi si prodigò per ottenere i raffinati pezzi richiesti dalla marchesa per abbellire la sua famosa "grotta"; tra i secondi, frequentò P. Giovio e B. Dovizi da Bibbiena, dai quali viene spesso ricordato nelle lettere, e M. Equicola, anche lui al servizio dei signori di Mantova. Matteo Bandello fece del G. il protagonista di una sua gustosa novella, deridendolo per la sua ben nota 0mosessualità.
Nel 1522 il G. - cui si attribuiscono alcuni inediti di diritto canonico e la pubblicazione delle tavole delle ripetizioni legali del suo maestro F.M. Sandeo - per le sue conoscenze giuridiche fu incaricato dalla marchesa Isabella di mantenere i contatti con i professori dello Studio di Bologna, dove Ercole Gonzaga completava la sua educazione. Alla fine del 1523 il G. era comunque di nuovo a Roma, da dove riferiva sul conclave dal quale si sperava l'elezione di Sigismondo Gonzaga, concluso invece a favore di Giulio de' Medici, Clemente VII. Ritornato stabilmente a Mantova l'anno successivo, il G. venne in seguito nominato dal marchese Federico II Gonzaga senatore e tesoriere marchionale; da quell'anno lo troviamo inoltre annoverato stabilmente tra i cancellieri gonzagheschi. Ercole Gonzaga, da poco eletto vescovo di Mantova, lo scelse come suo vicario generale. Da allora sempre meno frequenti furono le missioni affidate al Gabbioneta. Va ricordato, fra l'altro, il breve papale a lui inviato da Clemente VII nel 1528, in cui gli si concedeva la facoltà di sciogliere il contratto nuziale di Federico Gonzaga con Maria Paleologo "causa veneni": il G. si recò, infatti, nel dicembre a Casale Monferrato per riferire dell'annullamento del contratto. Durante la visita di Carlo V a Mantova del 1530 fu il G., nelle sue funzioni di arcidiacono, a mostrare all'imperatore il sangue di Cristo conservato in cattedrale. Negli anni seguenti il suo nome continua ad apparire frequentemente tra i consiglieri di Cancelleria che sottoscrivevano i decreti ducali, fino al 1534, anno in cui lo troviamo citato per l'ultima volta e nel quale è da porre presumibilmente la data della morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, buste 386, 746, 835, 855, 856, 859-868, 1077, 1082, 1106, 1146-1149, 1895 s., 1900, 1902, 2479, 2485, 2491, 2494, 2496, 2503, 2923, 2926-2931, 2995 s.; Ibid., Archivio Gonzaga, busta 3580: Libro dello statuto del Collegio dei giureconsulti mantovani, c. 44v; Ibid., Libri dei decreti, 34, 40; Ibid., Registrazioni notarili, anno 1525, n. 951; anno 1529, nn. 313, 494, 916, 917; anno 1530, nn. 590, 964-967; anno 1533, n. 962; Ibid., C. D'Arco, Delle famiglie mantovane (ms.), IV, p. 172; Id., Notizie di mille scrittori mantovani (ms.), IV, p. 4; M. Bandello, Tutte le opere, a cura di F. Flora, I, Milano 1934, pp. 387-391; P. Giovio, Lettere, a cura di G.G. Ferrero, I, Roma 1956, pp. 103, 106, 112; B. Dovizi da Bibbiena, Epistolario, a cura di G.L. Moncallero, Firenze 1955-65, ad indicem; B. Castiglione, Le lettere, a cura di G. La Rocca, Milano 1978, I, ad indicem; A. Luzio, Ercole Gonzaga allo Studio di Bologna, in Giorn. stor. della lett. ital., VIII (1886), pp. 377-380, 382; Id., Federico Gonzaga ostaggio alla corte di Giulio II, in Arch. della R. Soc. romana di storia patria, IX (1886), pp. 27, 50, 51, 69, 71; S. Davari, Federico Gonzaga e la famiglia Paleologa del Monferrato, in Giorn. ligustico, XVIII (1891), 1-2, pp. 34 s., 70, 91; A. Luzio, Isabella d'Este e Leone X dal congresso di Bologna alla presa di Milano, in Arch. stor. ital., s. 5, XL (1907), pp. 28-31, 58, 60-63, 73, 82 s., 86 s., 91 s.; XLIV (1909), pp. 80, 83 s., 103 s., 122; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, Roma 1929, ad indicem; A. Luzio, Isabella d'Este di fronte a Giulio II negli ultimi tre anni del suo pontificato, in Arch. stor. lombardo, s. 4, XVII (1912), pp. 249, 253, 261-266, 286, 299, 305-307, 310, 313, 320, 322; XVIII (1912), pp. 68, 139, 142, 407, 413-417, 441; L. Saggi, La Congregazione mantovana dei carmelitani sino alla morte del b. Battista Spagnoli, Roma 1954, ad indicem; Mantova. La storia, II, Mantova 1961, ad indicem; Le lettere, II, ibid. 1965, ad indicem.