GAULLI, Alessandro
Figlio del celebre pittore Giovanni Battista (Baciccia) e di Caterina Murani, nacque a Roma intorno al 1666 (Canestro Chiovenda, 1969 e 1972) secondo quanto si desume dai documenti parrocchiali che lo dicono morto nel 1728 all'età di sessantadue anni (Roma, Archivio storico del Vicariato, Libri dei morti di S. Tommaso in Parione, IV, 1728-37, c. 4v).
Secondo L. Pascoli (p. 279), il G. "dopo aver fatto il corso della filosofia, e della matematica, come disegnava benissimo, ed alquanto ancor dipigneva, tutto si diede all'architettura". La sua giovanile esperienza pluridisciplinare, confermata anche da altre fonti (Soprani - Ratti), si sviluppò presumibilmente nella bottega paterna a contatto con i migliori artisti romani e si risolse a favore dell'architettura piuttosto tardi, saltando perciò il consueto primo apprendistato professionale presso lo studio di un architetto maturo.
Gli esordi nella carriera di architetto, svolta prevalentemente a Roma, sono documentati dal 1696, quando il G. risulta al servizio dell'Arciconfraternita degli Agonizzanti, di cui era membro, eseguendo perizie e lavori per immobili in luogo dell'architetto in carica, G.B. Contini, distratto da molti altri impegni. Per l'Arciconfraternita nel luglio 1697 realizzò l'altare dell'oratorio al di sopra della chiesa della Natività di Gesù in piazza Pasquino (Manfredi, al quale si fa riferimento nel corso della voce se non altrimenti specificato) e, dal dicembre 1701 al settembre 1705, ricostruì la casa d'affitto a tre piani, posta all'angolo tra piazza Barberini e il vicolo omonimo, con facciate, recanti rispettivamente due e otto assi di finestre, prive di particolari connotazioni architettoniche (Archivio di Stato di Roma, Catasto Gregoriano, Rione Parione, tav. II, particelle 80-81). Affiancato dal 1702 a Contini nella carica di architetto dell'Arciconfraternita, l'anno successivo il G. realizzò il coro dei musici nella controfacciata della chiesa, modificato nel corso di restauri ottocenteschi (Sciubba).
Nello Studio d'architettura civile, edito da De Rossi nel 1702, appare la tavola a stampa riproducente il disegno (inciso da A. Barbey) del camino realizzato dal G. nella sala di ricreazione del Collegio inglese (tav. 127), del quale egli risulterà architetto ancora nel 1711, il che, al di là del valore di modello attribuito all'opera dalla pubblicazione, testimonia una certa rinomanza dell'autore. Una conferma in questo senso si ebbe nel 1704 con la prima importante commissione ricevuta dal G.: la sistemazione della piazza di S. Lorenzo fuori le Mura, della quale il G. fu incaricato dal cardinale Pietro Ottoboni iuniore, abate commendatario della basilica, superando certamente un'agguerrita concorrenza in un periodo di crisi dell'edilizia grazie agli stretti legami del padre Giovanni Battista con il committente (Panciroli - Cecconi; Krautheimer).
L'opera, in gran parte distrutta a causa della sistemazione della piazza eseguita dal Vespignani nel 1855-65, era costituita, come si evince dall'incisione di G.B. Piranesi (Vedute di Roma, 1748-78), da un ampio piazzale semicircolare gradonato con una colonna corinzia sormontata da un elaborato fastigio posta sull'asse perpendicolare e con due piedistalli intermedi sormontati dai monti degli Albani, in onore del pontefice Clemente XI. La limpida organizzazione spaziale e la misurata caratterizzazione decorativa mostrano una notevole padronanza degli strumenti linguistici propri del filone classicista della tradizione barocca romana, e, in particolare, di un suo illustre esponente come il Contini, il cui nome ricorre nelle vicende del G. tanto da far ipotizzare una sua determinante influenza sia stilistica sia professionale.
L'esistenza di un legame professionale tra il G. e Contini sembra essere confermata dal fatto che essi costituirono una delle coppie di architetti designate nel 1708-09 dalla congregazione Economica per la stima degli immobili, occupandosi dei rioni Colonna, S. Eustachio e Pigna (Curcio, 1987). Il prestigio raggiunto dal G. nell'attività di perito, documentata fin dal 1701, è ulteriormente testimoniato dal delicato incarico assolto nel 1709 e nel 1710 come terzo perito per dirimere la discordanza tra stime redatte in contraddittorio prima da C. Fontana opposto a G.B. Contini e poi dallo stesso Fontana opposto ad A. Specchi. Il G. possedeva anche competenze nel campo idraulico, come lasciano intendere gli incarichi occasionali svolti come architetto dell'Acqua Felice e dell'Acqua Vergine, tra il 1703 e il 1709, in qualità di supplente degli architetti titolari, rispettivamente, Francesco e Carlo Fontana per l'Acqua Felice e G.B. Contini per l'Acqua Vergine.
Alla morte del padre, avvenuta il 2 apr. 1709, ereditò insieme con i fratelli Giulio e Ludovico (questi morì un anno dopo), un capitale che secondo Pascoli ammontava a più di 40.000 scudi. La considerevole rendita potrebbe spiegare le tracce relativamente modeste della sua successiva attività professionale, dovute forse anche a problemi di salute. Dopo aver lasciato la carica di architetto dell'Arciconfraternita degli Agonizzanti proprio nel 1709, a parte il perdurante servizio presso pochi enti religiosi, tra cui il monastero di S. Margherita (1710), egli è documentato nell'esercizio dell'attività pubblica solo nel 1713 come perito di Luigi Riccardi e Pietro Novelli e nel 1718 come architetto dell'Acqua di Campidoglio; mentre nel 1714-15, nell'ambito di una ristrutturazione generale, aveva decorato la facciata di una sua casa ereditata dal padre, posta nel vicolo dell'Aquila (distrutta nel 1883-87 in seguito all'apertura del corso Vittorio Emanuele), senza tuttavia apportarvi consistenti modifiche tali da richiedere una concessione edilizia. La casa, che dopo il rinnovamento era costituita da tre appartamenti con relative cantine, ancora nel 1736 mostrava infatti un prospetto uniforme a quello dell'abitazione contigua appartenente a Luigi Ravenna.
Il 7 sett. 1721 la carriera del G. fu coronata dall'ammissione all'Accademia di S. Luca (diciannove voti favorevoli, due contrari) - di cui aveva già fatto parte il padre - insieme con altri sei artisti proposti dal principe C.F. Poerson il 3 agosto, tra i quali l'architetto F. Ferrari. Il possesso ufficiale avvenne nella congregazione del 5 ottobre successivo donando, secondo la norma, un disegno, raffigurante un progetto per la scalinata di Trinità dei Monti (Roma, Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, Libri delle congregazioni, vol. 47, cc. 27v-30; vol. 48, cc. 64-66).
Rispetto alle proposte presentate dai numerosi architetti partecipanti al concorso indetto nel 1717 da Clemente XI, questo progetto, caratterizzato da un sistema di rampe rettilinee affine ad alcune magniloquenti ipotesi di sistemazione cinquecentesche, sembra piuttosto un'esercitazione estemporanea priva di intenti attuativi e mirata soprattutto a una connotazione rigorosamente accademica, con la quale evidentemente l'autore intendeva identificarsi (Marconi - Cipriani - Valeriani).
La posizione del G. nel panorama degli architetti contemporanei si andava così definendo come quella di un personaggio piuttosto autonomo sia sotto l'aspetto linguistico, cristallizzato nella continuità del barocco codificato da Carlo Fontana e indifferente alla graduale rivalutazione del linguaggio borrominiano, sia per essere svincolato dall'esercizio quotidiano della professione. In tal modo il G. ripeteva, sotto molti aspetti, l'esperienza di Bernardo Borromini, morto nel 1709, che dell'eredità del grande zio - come Alessandro nei confronti del padre - aveva saputo cogliere soprattutto i frutti materiali.
Ulteriori tracce dell'attività del G. si hanno solo nel 1723-24, quando risulta impegnato per i padri serviti in lavori di consolidamento e di decorazione nella chiesa di S. Maria in Via. Il 10 dic. 1724 fu nominato visitatore d'infermi presso l'Accademia di S. Luca, insieme con il pittore G. Odazzi, benché dopo il suo ingresso non avesse mai partecipato a una riunione; cosa che avvenne solo il 17 nov. 1726 (Roma, Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, Libri delle congregazioni, vol. 48, cc. 114-116, 143-145; vol. 49, c. 8rv) dopo che anche suo fratello Giulio, avvocato, vi aveva fatto il suo ingresso nella veste ufficiale di legale (5 maggio 1726: ibid., vol. 48, cc. 149 s.). La perdurante assenza del G. in Accademia, nonostante la successiva nomina a "provveditore di Chiesa", il 5 genn. 1727, e la mancanza di altre notizie circa la sua attività professionale sono imputabili con ogni probabilità alla "continua indisposizione" che il 4 genn. 1728 indusse i colleghi ad affiancargli nella carica il pittore D. Muratori (ibid., vol. 49, cc. 9v-11, 27v-29).
Il G. morì il 7 maggio 1728 (Pascoli), nella sua casa presso la chiesa di S. Tommaso in Parione, dove il giorno seguente fu sepolto.
Tale casa è probabilmente da identificare con il palazzetto familiare in via di Parione, acquistato dal padre intorno al 1690, che dopo la morte del G. rimase interamente di proprietà del fratello Giulio, suo erede (Paoluzzi, pp. 260-263; Pantanella, 1996).
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati nel testo, si veda: Studio d'architettura civile sopra gli ornamenti di porte e finestre tratti da alcune fabbriche insigni di Roma…, I, Roma 1702, tav. 127; O. Panciroli - G.F. Cecconi, Roma sacra e moderna, Roma 1725, pp. 72 s.; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori, ed architetti moderni (1730-36), ediz. critica dedicata a V. Martinelli, Perugia 1992, pp. 279, 286; R. Soprani - C.G. Ratti, Vite de' pittori, scultori ed architetti genovesi, II, Genova 1769, p. 87; R. Krautheimer, Corpus basilicarum christianarum Romae, II, Città del Vaticano 1959, pp. 16, 32 s.; B. Canestro Chiovenda, Ancora del Bernini, del Gaulli e della regina Cristina, in Commentari, n.s., XX (1969), pp. 235 s.; Id., Nuovi documenti su G.B. Gaulli, ibid., XXIII (1972), pp. 174, 178 n. 4; C. D'Onofrio, Le scalinate di Roma, Roma 1973, p. 328; P. Marconi - A. Cipriani - E. Valeriani, I disegni di architettura dell'Archivio storico dell'Accademia di S. Luca, II, Roma 1974, n. 2104; S. Sciubba, La chiesa della Natività di Gesù e l'Arciconfraternita della Natività di N.S.G.C. e degli Agonizzanti, in Alma Roma, XVIII (1977), 1-2, pp. 8 s.; Guide rionali di Roma, P. Hoffmann, Rione IV Campo Marzio, II, Roma 1981, p. 20; G. Curcio, La città e le case nel XVIII secolo, in L'Angelo e la città. La città nel Settecento, (catal.), a cura di G. Curcio, II, Roma 1987, p. 30 n. 62; T. Manfredi, A. G., in In Urbe architectus. Modelli, disegni, misure: la professione dell'architetto. Roma 1680-1750, (catal.), a cura di B. Contardi - G. Curcio, Roma 1991, p. 379; A. Biondi, Casa dell'Arciconfraternita del Ss. Crocifisso in S. Marcello a via in Arcione, in Roma borghese. Case e palazzetti d'affitto, a cura di E. Debenedetti, II, Roma 1995, p. 158 n. 21; M.C. Paoluzzi, Le proprietà dei Gaulli, ibid., pp. 261-266; A. Bartomioli, Natività di Nostro Signore Gesù Cristo dell'Arciconfraternita degli Agonizzanti, in Roma sacra, 8° itinerario, a cura di B. Contardi, 1996, pp. 12 s.; S. Aloisi, La scalinata tra storia e progetto, in La scalinata di Trinità dei Monti, Milano 1996, p. 73; R. Pantanella, La famiglia Gaulli: storia di un'eredità, in M. Fagiolo dell'Arco - R. Pantanella - A. Pettini, Museo Baciccio. In margine a quattro inventari inediti, Roma 1996, pp. 97-110; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 276.