Guidi, Alessandro
Nacque dal conte Guido Pace di Romena, figlio di Aghinolfo I di Guido Guerra IV e della buona Gualdrada (If XVI 37). Intraprese in gioventù la carriera ecclesiastica giungendo a essere canonico della cattedrale di Faenza, dignità che abbandonò per sposarsi con Caterina di Ugolino dei Fantolini signore di Cerfugnano, ricordato da D. in Pg XIV 121-123. Essa non gli diede discendenza, e gli portò in dote vari castelli in Valdilamone, parte dei quali gli venne sottratta dal cognato Maghinardo dei Pagani da Susinana. Dopo il febbraio 1281 venne condannato negli averi dal comune di Firenze per avere, insieme con i fratelli Aghinolfo e Guido, indotto maestro Adamo a falsificare la lega suggellata del Batista (If XXX 73-78).
L'anno appresso, da buon ghibellino, stette alla corte del vicario imperiale, nella rocca di S. Miniato al Tedesco.
Il 7 marzo 1286, con il fratello Aghinolfo e alcuni consanguinei, concluse con il comune di Siena un trattato rivolto contro il vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini, noto esponente ghibellino. Probabilmente, data da questo momento il passaggio insincero e temporaneo di quei conti di Romena al partito guelfo. E fu soprattutto il passaggio tra le fila guelfe che, nel 1288, dopo che ebbe terminata la podesteria di Faenza, gli valse la nomina a capitano delle milizie della taglia guelfa di Toscana. Egli ricopriva questo incarico quando le truppe guelfe senesi vennero sgominate nell'imboscata della pieve al Toppo. Come maresciallo di campo, seguì il fratello Ildebrandino, quando il pontefice lo inviò contro i ribelli ghibellini in Romagna, e da allora all'accordo del maggio 1294 combatté duramente, tra l'altro anche con il cognato Maghinardo da Susinana, seppure di rado con fortuna pari al suo valore e alla sua rinomanza. Nel 1302 entrò in una combinazione a sfondo finanziario con i consanguinei di Romena e di Modigliana e anche con uno dei capi dei fuorusciti Bianchi di Firenze, Bindo dei Cerchi, per cui egli ottenne, dietro pagamento di 4160 fiorini, per un periodo di tempo, la disponibilità del castello di Poppi.
Nel 1303-1304, i fuorusciti di Firenze, ghibellini e Bianchi, tra i quali D., crearono Alessandro capitano delle loro schiere, ma è molto dubbio se il capitano designato con la sigla A nell'epistola dantesca al cardinale Niccolò da Prato (Ep I) nasconda questo Alessandro o non piuttosto suo fratello Aghinolfo.
La morte del conte Alessandro offrì a D. l'occasione per l'invio di una lettera consolatoria ai nipoti Oberto e Guido, figli di Aghinolfo (Ep II). Anche dell'autenticità di questa epistola si dubita, poiché potrebbe trattarsi di un'esercitazione scolastica. Di qui l'estremo interesse che rivestirebbe e per la dimostrazione dell'autenticità delle due ricordate epistole e per la loro esatta datazione la determinazione sicura o almeno approssimativa della data della morte del conte.
Bibl. - L. Passerini, nella XII delle 20 tavole dedicate ai conti G., in P. Litta, Famiglie celebri d'Italia, XXV, Milano 1866-1867; ad Alessandro si riferisce inoltre parte del materiale raccolto da F. Torraca, A proposito di Aghinolfo da Romena, in " Bull. " XI (1904) 97-108; A. Lisini-G. Bianchi Bandinelli, La Pia dantesca, Siena 1939, Doc. XVIII 150; E. Sestan, D. e i conti G., in Conferenze aretine, Arezzo 1966, 110-111.