GUIDONI, Alessandro
Nacque a Torino il 15 luglio 1880, da Pietro e Margherita Gasco. Conseguì il diploma d'istruzione secondaria con altissimi voti presso l'istituto tecnico Galileo Ferraris di Firenze, dove il padre, impiegato delle Ferrovie, si era trasferito per lavoro. Alla morte di questo, una borsa di studio gli consentì di tornare a Torino per frequentare il Politecnico, dove si laureò con lode in ingegneria industriale il 3 sett. 1903. Sempre nel 1903 vinse il concorso per ingegnere di 2ª classe nel corpo del genio navale della Regia Marina mentre, il 29 ag. 1905, conseguì una seconda laurea in ingegneria navale e meccanica, sempre con il massimo dei voti.
Profondamente interessato all'aviazione, allora ancora ai primordi, allestì nell'arsenale di La Spezia un laboratorio di aerotecnica basato su di un aerodinamometro a rotazione di propria concezione e costruzione, che usò per ricerche su parti di velivoli ed eliche (cfr. Metodo di calcolo di un motore "Diesel" a due tempi reversibile, in Rivista marittima, XL [1907], p. 313).
Nel 1910 progettò e costruì la versione idrovolante di un biplano Farman che dotò di galleggianti tubolari con alette idroplane di sua invenzione, capaci di agevolarne il decollo dalla superficie marina (cfr. Idroplani e carene, ibid., XLII [1909], p. 472).
Il G. - convinto assertore del principio secondo cui ogni progettista aeronautico dovrebbe collaudare personalmente i propri velivoli - il 19 ag. 1911 conseguì a sue spese il brevetto di pilotaggio n. 59 a Taliedo, ricevendo un encomio del ministero della Marina per la rapidità con cui lo aveva ottenuto. Poté così collaudare il suo idrovolante nella rada di La Spezia il 5 nov. 1911, effettuando il primo volo di un aeroplano di questa categoria in Italia.
Il 2 dic. 1911 giunse in Libia con la squadriglia Moizo, per partecipare con il suo Farman alla guerra italo-turca, ma rimase ferito in un atterraggio di emergenza. Rimpatriato nel gennaio del 1912, il G. fu destinato alla 1ª squadriglia idrovolanti di Venezia come pilota e istruttore. Poco tempo dopo costruì un idrovolante monoplano bimotore silurante con struttura metallica che collaudò in volo il 26 febbr. 1914, effettuando il lancio di un simulacro di siluro del peso di 375 chilogrammi. Tale esperimento fu il primo nel suo genere al mondo ed ebbe vasta risonanza negli ambienti militari internazionali. Ancora nel 1914 diresse la costruzione della nave portaidrovolanti "Elba" della Regia Marina e progettò un hangar galleggiante orientabile, capace di sfruttare la forza del vento per facilitare l'ingresso e l'uscita dei dirigibili.
Il G. prese parte alla prima guerra mondiale al comando della squadriglia d'idrovolanti imbarcati sulla stessa nave "Elba" e nel 1918 - insieme con G.A. Crocco - ideò, realizzò e sperimentò la "Telebomba", primo ordigno volante capace di planare autoguidandosi sul bersaglio per mezzo di un sistema giroscopico.
Per i suoi lavori aeronautici di carattere tecnico-scientifico il G. fu insignito con le medaglie d'oro di 1ª e 2ª classe e, alla fine della Grande Guerra, fu nominato ispettore di aeronautica presso l'Ufficio studi del ministero della Marina. Dall'ottobre 1918 all'agosto 1919 fu delegato aeronautico presso il Comitato interalleato di aeronautica a Parigi e, subito dopo, membro della Commissione aeronautica di controllo a Berlino.
Per le attività militari svolte durante la Grande Guerra e per sua la sua proficua partecipazione alle commissioni alleate il G. ricevette, tra il 1919 e il 1921, numerose decorazioni e onorificenze: la croce di guerra, la croce dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro, il titolo di aiutante di campo onorario del re e quello di commendatore della Corona da parte italiana; la Distinguished Service medal e la Naval cross dall'Esercito e dalla Marina degli Stati Uniti; la Legion d'onore dalla Francia e il titolo di commendatore dell'Impero da parte britannica.
Dal 1° genn. 1920 assunse la carica di addetto aeronautico a Washington, dove lo aveva preceduto la sua fama di primo sperimentatore del siluro aereo. Rimase nella capitale statunitense fino al 1923, inviando in Italia ben 1500 rapporti scritti e 500 disegni sulla produzione aeronautica statunitense. Partecipò anche alla conferenza di Washington sulla limitazione degli armamenti, iniziata il 7 nov. 1922. All'atto della costituzione della Regia Aeronautica, nel 1923, optò per il passaggio nell'Arma aerea e, in collaborazione con U. Nobile, ideò e costruì un elicottero a due rotori con pale metalliche poste lateralmente alla fusoliera, siglato "G.A.", che venne collaudato a terra e in volo ma non ebbe seguito (cfr. Risultati di prove a punto fisso condotte sopra modelli di elica sostentatrice per elicottero, in Rendiconti tecnici della Direzione superiore del Genio e delle costruzioni aeronautiche, II [1924], 6, p. XXX).
Il 23 dic. 1923 il G. fu promosso generale comandante del genio aeronautico. Detenne tale carica fino al 1925, quando si dimise a causa dei contrasti sorti con i fornitori e gli appaltatori civili del ministero, che erano tenuti al rigoroso rispetto dei capitolati contrattuali e alla fornitura di aeroplani, impianti e attrezzature di qualità e caratteristiche perfettamente rispondenti a quanto in essi stabilito. Fu allora nominato addetto aeronautico a Londra, dove incontrò la stima e la considerazione del selettivo ambiente aeronautico britannico.
Il 17 nov. 1927 I. Balbo lo richiamò a Roma, presso il ministero dell'Aeronautica, per avvalersi della sua competenza tecnica, conferendogli la carica di direttore generale delle costruzioni e degli approvvigionamenti.
Tra le tante innovazioni tecnico-scientifiche elaborate dal G., è notevole la sua proposta, nel 1923, di un nuovo tipo di turbopropulsore aeronautico a elevato rendimento termico, dotato di compressore rotativo di sovralimentazione e turbina a gas di scarico, che avrebbe consentito di superare alcuni problemi di difficile soluzione connessi con il volo ad alta quota. Apparati di questo tipo sarebbero stati introdotti negli Stati Uniti solo alla vigilia della seconda guerra mondiale (cfr. Motore a combustione e turbina a gas, ibid., I [1923], 3; Turbomotore a compressione a nafta, in Notiziario tecnico del Ministero dell'Aeronautica, II [1926]).
Il G. morì il 27 apr. 1928 presso l'aeroporto di Montecelio (Roma) collaudando un paracadute. Gli fu concessa la medaglia d'oro al valore aeronautico alla memoria e gli fu intitolato il Centro studi ed esperienze della Regia Aeronautica, avente sede in detto aeroporto, con l'annesso agglomerato urbano. Il comune di Montecelio, con r.d.l. 21 ott. 1937 n. 1803, prese il nome di Guidonia-Montecelio.
Il G. fu autore di numerose memorie di tecnica navale e aeronautica, fra cui: Ricordi di idroaviazione 1909-1921, Roma 1925; Aviazione, idroaviazione. Origine, storia, sviluppi, dagli albori alle traversate aeree dell'Atlantico…, a cura di G. Mattioli, ibid. 1935. Nel 1909 aveva sposato Maria Turbina Mani dalla quale ebbe l'unica figlia Maria.
Fonti e Bibl.: G. Buggelli, A. G. raccontato da un amico, prefaz. di I. Balbo, Pisa 1935; A. Fiore, Il generale G., Milano 1938; I. Mencarelli, A. G., Roma 1969; L'opera scientifica di A. G., ingegnere militare, a cura di B. Lattanzi, Roma 1992 (con bibliogr. delle opere del G.); G. Evangelisti, Gente dell'aria, Firenze 1998, pp. 196-215; Enc. Italiana, XVIII, pp. 256 s.