LANFREDINI, Alessandro
Nacque a Firenze il 1° nov. 1823 da Tommaso, "magnano" (artigiano in minuti lavori in ferro) e Teresa Muschiora Silli. Nel 1838 venne ammesso all'Accademia di belle arti di Firenze dove frequentò lezioni di disegno di figura, prospettiva, architettura, bassorilievi, statue e, dal 1847, anche di pittura. Studiò sotto la guida di G. Bezzuoli e poi di E. Pollastrini alla libera scuola del nudo. Nel 1844, in ambito accademico, ricevette il premio per il "disegno d'invenzione"; nel 1845, quello per l'"accademia disegnata"; e ancora, nel 1850, si segnalò per il "bozzetto d'invenzione" (Arch. di Stato di Pisa).
Fu tra i primi e assidui frequentatori del caffè Michelangiolo a Firenze e sulle pareti della famosa saletta annessa al caffè dipinse un Renzo e una Lucia (distrutti). Ritratto in diverse caricature, da B. Veraci, S. Tricca e A. Cecioni, Signorini (pp. 49-51) lo descrive come un pittore valente seppure troppo infervorato in una linea politica democratica, "sanculotta" e priva di ironia. Nel 1848 il L., convinto mazziniano, si arruolò volontario insieme con molti amici del caffè Michelangiolo, tra i quali S. Ussi, S. Lega, S. De Tivoli e A. Tricca, nel battaglione toscano che affrontò la sanguinosa battaglia di Curtatone e Montanara. Tra la fine del conflitto e il 1860, con le mutate condizioni politiche, i frequentatori del caffè divennero meno intransigenti e animosi e il L., caricaturato da Tricca, è ritratto con cilindro e fazzoletto in mano, in procinto di recarsi in casa Corsini per impartire lezioni di pittura (ibid., p. 51). Nei primi anni Cinquanta il L. espose con una certa regolarità alle Promotrici di belle arti (Firenze, Genova, Torino) mantenendo, come importante punto di riferimento, l'opera di Bezzuoli. Nel 1853, alla Promotrice di Firenze, presentò una Bice nel castello di Rosate e, nei due anni successivi, Mondo perduto (quest'ultimo, esposto anche a Torino e acquistato da Eugenio di Savoia principe di Carignano è conservato in collezione privata: Renzoni, 1997, p. 143), e la Lettura del Decamerone (esposto anche a Genova e acquistato dalla Promotrice).
La critica del tempo, pur riconoscendo i meriti artistici del L., rimproverò al pittore una certa incostanza: le sue opere furono in parte biasimate per la scelta di soggetti considerati poco impegnativi o per la presenza di alcuni difetti nel disegno (Alizeri, p. 275). Un suo autoritratto, della metà degli anni Cinquanta, è conservato nei depositi degli Uffizi. Alla Promotrice di Genova, nell'ottobre del 1858, anche i due piccoli dipinti La prima vita artistica di Giovanni Mannozzi da San Giovanni e La guardia domestica non gli risparmiarono l'esortazione a dedicarsi a lavori di "maggior lena" (Rivista di Firenze, 1859, p. 70). Sempre in quell'anno, per Ermengarda, presentata alla Promotrice di Firenze insieme con Properzia de' Rossi, scultrice bolognese del XVI secolo, ottenne la medaglia d'argento. Nell'ambito tematico delle vite artistiche è anche la tela con La fanciullezza del Passignano (collezione privata: Renzoni, 1998, p. 75). L'opera, esposta nel maggio del 1859 alla Promotrice fiorentina (e ripresentata all'Esposizione italiana del 1861), diede al L. una certa notorietà internazionale.
Nel settembre successivo, il governo della Toscana indisse il concorso Ricasoli, a cui il L. partecipò con il dipinto I coscritti italiani del reggimento Sigismondo dopo la battaglia di Magenta (indicato anche con il titolo Le cartucce degli Italiani: Firenze, Palazzo Pitti), premiato all'Esposizione italiana del 1861.
Il quadro illustra un episodio di particolare risonanza all'epoca: alcuni soldati dell'esercito sardo-francese, sorpresi per aver troppo facilmente guadagnato una trincea difesa da coscritti italiani dell'esercito austro-ungarico, esaminano il cadavere di un soldato e, constatato che le sue cartucce non sono rivestite di piombo, comprendono che l'avversario non si è difeso sacrificandosi alla causa (Bon, 1984, p. 21). Un taccuino di disegni, conservato presso la Domus mazziniana di Pisa (Renzoni, 1999), indica che il L., tra il 1859 e il 1860, si recò sulle zone della battaglia per documentarsi dal vero, fissando idee e ambientazioni anche per temi alternativi in vista del concorso. Uno dei disegni è intitolato Fossato. Uccisione della famiglia Cignoli (soggetto esposto da C. Conti allo stesso concorso); mentre un altro riproduce "il luogo dove fu ucciso Ugo Bassi", ambientazione per l'opera presentata nel 1865, con il titolo Ugo Bassi, all'Esposizione promossa dall'Accademia di Firenze per il centenario di Dante. Nel dipinto, la figura del sacerdote (che ricalca quella del soldato morto nelle Cartucce degl'Italiani) rimanda alla postura martiriale della S. Cecilia di C. Maderno (Paolozzi Strozzi, p. 78).
Il 9 marzo 1865 il L. assunse la direzione dell'Accademia di belle arti di Pisa, di responsabile dell'annessa pinacoteca e di ispettore della commissione per la vigilanza e la conservazione degli oggetti d'arte in Toscana per la provincia di Pisa. In un documento allegato alla domanda di partecipazione al concorso per la direzione dell'Accademia pisana vengono indicate, oltre alle varie opere sopra citate, anche L'Italia risorta, L'innocenza, Il pensiero dell'anima, L'amore in corte, La prima vita di Benvenuto Cellini (indicata tra i "quadri più recenti") e Cornelia madre dei Gracchi, premiata al concorso triennale di Siena del 1861 (Arch. di Stato di Pisa). A questi anni risale un ritratto dell'artista attribuito a G. Boldini che mostra il pittore in posa dandy nel suo studio (Bari, Pinacoteca provinciale).
Il L. esercitò a Pisa un'intensa attività privata: come precettore di pittura presso nobili famiglie e come ritrattista e pittore di cavalletto.
Delle sue opere, però, sembra non rimangano testimonianze in città in quanto suoi clienti furono, in prevalenza, turisti stranieri. Nel 1869 e ancora nel 1871, nelle sale dell'Accademia di belle arti, il L. espose alcuni suoi ritratti. Nel 1873 F. Tribolati ricorda ed elogia, per l'accuratezza del disegno e la somiglianza, quelli eseguiti per i conti Estherházy (Tognoni, p. 173). Diversamente dalla sorte della maggior parte dei dipinti eseguiti in questi anni dal L., un ritratto postumo di Neri Corsini, datato 1875, è conservato presso la Galleria d'arte moderna di Firenze. Ancora, per il 1877, si ha documentazione del ritratto a olio del generale A. Mirkovič e di alcuni dipinti e disegni esportati per lo stesso cliente a Vilnius.
L'Accademia pisana, durante gli anni in cui il L. fu direttore, subiva una profonda crisi. Il pittore fiorentino, scelto per riqualificare l'istituto in senso artistico, tentò (senza riuscirvi) di inserire nel piano formativo, un corso di pittura obbligatorio. A fini didattici e documentari incrementò la quadreria annessa all'Accademia mediante l'acquisizione di opere recuperate nel 1868 da istituti ecclesiastici soppressi e ancora, nel 1876, dalle soffitte di palazzo reale (nelle quali rinvenne una cospicua serie di ritratti dei Medici: Renzoni, 1993, p. 347; 1998, p. 142). Ma proprio in quell'epoca si stava profilando in Italia una tendenza che, seguendo la spinta del mercato, alla formazione artistica prediligeva quella tecnica indirizzata all'artigianato, alle arti applicate e alla decorazione. In particolare a Pisa il disastroso livello qualitativo dell'Esposizione industriale del 1868 spinse verso una politica di riconversione delle strutture formative accademiche in quelle delle scuole tecniche industriali. Il L., che rimase in carica fino al 1878, anno della chiusura definitiva dell'istituto, continuò a risiedere in città occupato in attività pubbliche e private.
Dal 1881 al 1891 fu membro della Commissione conservatrice dei monumenti e oggetti d'arte e d'antichità per la provincia di Pisa e, nel 1889, della commissione tecnica incaricata di dare una collocazione in città alla statua di Garibaldi realizzata da E. Ferrari (Id., 1998, p. 108). Nel marzo dell'anno seguente, assunse la carica di conservatore del Museo civico di Pisa. Nel 1896 si ha notizia di un suo ritratto esportato da Pisa in Francia da G. Gallani (Id., 1997, p. 143). Assente dalla città per qualche anno, il L. era di nuovo a Pisa nel 1899 (Id., 1999, p. 162).
Il L. morì a Pisa il 19 maggio 1900.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Pisa, Comune F, 146, f. 24, cc. n.n.; F. Alizeri, Esposizione della Società promotrice di belle arti in Genova, in Bull. delle arti del disegno, I (1854), 35, pp. 275 s.; Catalogo delle opere ammesse alle sale della Società promotrice delle belle arti in Firenze per la Esposizione solenne dell'anno 1858, Firenze 1858, pp. 7, 9, 11; ibid. 1859, p. 7; Nouvelles d'Italie, in Gazette des beaux-arts, II (1859), p. 376; G.E. Saltini, Le arti belle in Toscana, Firenze 1862, p. 62; P. Selvatico, Arte ed artisti. La pittura storica e sacra d'Italia all'Esposizione nazionale di Firenze nel 1861, Padova 1863, pp. 43-45, 64 s.; F. Martini, L'arte contemporanea e l'Esposizione della nuova Promotrice, Firenze 1865, p. 32; Catalogo della esposizione in occasione del centenario di Dante nelle sale della R. Accademia di belle arti, Firenze 1865, pp. 10, 12; T. Signorini, Caricaturisti e caricaturati al caffè Michelangiolo (1893), Firenze 1997, pp. 49-51, 62, 81 s. e passim; Società delle belle arti in Firenze. Esposizione retrospettiva, Firenze 1910, pp. 124, 189; L. Celentano, Esiste un'arte moderna in Italia?, Milano 1912, p. 160; P. Bargellini, Caffè Michelangiolo, Firenze 1944, pp. 168 s.; B. Paolozzi Strozzi, in Garibaldi. Arte e storia (catal.), a cura di F. Mazzocca - S. Pinto, Firenze 1982, pp. 78 s.; C. Bon, Il concorso Ricasoli nel 1859: le opere di pittura, in Ricerche di storia dell'arte, 1984, n. 23, pp. 19-21; E. Spalletti, Gli anni del caffè Michelangelo: 1848-1861, Roma 1985, pp. 77, 86 s., 172; L. Bassignana, in La pittura in Italia. L'Ottocento, II, Milano 1991, p. 878; S. Renzoni, L'Accademia di belle arti di Pisa dal 1850 al 1878, in Boll. stor. pisano, LXII (1993), p. 353; A. Panajia - G. Vezzosi, Memorie di famiglia: storia, curiosità, aneddoti e cronache di antiche casate pisane, Pisa 1994, p. 167; S. Renzoni, Pittori e scultori attivi a Pisa nel XIX secolo, Pisa 1997, pp. 143-145; Id., in L'immagine immutata. Le arti a Pisa nell'Ottocento (catal.), a cura di R.P. Ciardi, Pisa 1998, pp. 71-77, 108, 112, 142; F. Tognoni, ibid., pp. 167, 173; S. Renzoni, Prodromi ottocenteschi. Per A. L., in Alla ricerca di un'identità, le pubbliche collezioni d'arte a Pisa tra Settecento e Novecento (catal.), a cura di M.G. Burresi, Pisa 1999, pp. 159-163; I Macchiaioli prima dell'impressionismo (catal.), a cura di F. Mazzocca - C. Sisi, Venezia 2003, pp. 13, 74, 84; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, p. 312.