MATTIA, Alessandro (detto Alessandro da Farnese). – Figlio di Annibale e di Rosata Gasparri, nacque a Farnese nel Viterbese nel 1631. La figura di questo pittore attivo nella provincia laziale, soprattutto per la committenza della famiglia Chigi, rimane piuttosto oscura. Sebbene sia stato appellato «prete farnesiano» (Lucidi)
, non esistono a tutt’oggi documenti che ne confermino lo status di ecclesiastico.
La formazione del M. dovette tuttavia svolgersi a contatto con la temperie classicista sviluppatasi a Roma nel quinto decennio del Seicento: i suoi dipinti, soprattutto quelli di soggetto sacro, appaiono, infatti, caratterizzati da un impianto austero e dal purismo delle forme e sembrano risentire soprattutto dello stile di ispirazione arcaizzante di Giovanni Battista Salvi, detto il Sassoferrato.
Suo principale committente fu Agostino Chigi, nipote di papa Alessandro VII (dal 1658, principe di Farnese), per il quale il M. svolse il ruolo di copista e ritrattista di famiglia.
Già nel 1659 veniva pagato dal «guardaroba» di Agostino per un dipinto, disperso, raffigurante i Ss. Rocco e Sebastiano; nel 1661 realizzò la tela raffigurante S. Agostino e il fanciullo in riva al mare (Ariccia, palazzo Chigi) in collaborazione con Jan de Momper, pittore paesista della cerchia chigiana, che eseguì la marina sullo sfondo.
Il dipinto, destinato al salone del palazzo di Ariccia, rappresenta un esempio significativo di una tematica ricorrente nella decorazione delle ville della corte papale: la rappresentazione del soggetto sacro in un grande paesaggio che rievocava la natura circostante.
Nello stesso anno il M. veniva pagato per un dipinto raffigurante la Madonna in trono tra i ss. Rocco e Sebastiano (già Ariccia, chiesa di S. Nicola); nel 1665 intervenne, per volontà dei Chigi, nella decorazione della nuova collegiata di Ariccia, cui presiedeva G.L. Bernini, realizzando la tela raffigurante S. Rocco fra gli appestati.
L’opera evidenzia, nell’inquadratura, nei gesti e nella tipologia dei personaggi, lo stile severo e arcaizzante del M., distante dai modi barocchi di matrice berniniana dominanti nel cantiere della collegiata.
In esclusiva per la famiglia Chigi egli realizzò una serie di ritratti, nei quali raggiunse gli esiti migliori del suo linguaggio: l’impianto austero classicista viene coniugato con l’intensità della resa fisionomica e con l’introspezione psicologica.
Il primo tra i ritratti documentati è quello della piccola Laura Chigi, primogenita del principe Agostino, realizzato nel 1663 (già Ariccia, palazzo Chigi); l’anno seguente veniva eseguito il ritratto del piccolo Augusto. La serie dei ritratti tematici dei bambini di casa Chigi (Ariccia, palazzo Chigi) veniva proseguita (stando ai documenti di pagamento) nel 1679. Una delle prove migliori del M. ritrattista è il Ritratto di suor Maria Pulcheria (Ibid.), al secolo Laura Chigi, sorella di Agostino. Datato 1671, è caratterizzato da una notevole intensità della resa fisionomica e da un’attenta indagine psicologica, sottolineata dall’essenzialità dello sfondo, oltre che da una preziosa materia pittorica, che rende la morbidezza dei passaggi chiaroscurali. In base al confronto con questo ritratto sono stati attribuiti al M. le effigi di Olimpia Chigi Pannillini, Virginia Chigi Piccolomini e Francesca Piccolomini Chigi (Ibid.), che ripropongono la qualità pittorica e l’intensità introspettiva di suor Maria Pulcheria. Nei documenti di casa Chigi sono ricordati ulteriori ritratti del M., come quelli di Alessandro VII, Clemente IX, Virginia Borghese, e altri dipinti, come quello raffigurante S. Filippo Neri. Sono stati altresì riferiti al M. i ritratti della miniaturista Giovanna Garzoni, di un Prelato, di una Madre badessa e di un Ecclesiastico (Milano, collezione Koelliker), ipoteticamente considerato un autoritratto (F. Petrucci, 2004 e 2005).
Il M. fu inoltre attivo per la committenza di notabili e curiali provinciali: tra il 1660 e il 1662 realizzò l’Adorazione dei pastori (Barbarano, chiesa parrocchiale), stilisticamente affine al S. Agostino di Ariccia, e nel 1681 il Transito di s. Giuseppe della cattedrale di Montefiascone, ultimo esito del suo stile classicheggiante.
Al M. sono stati attribuiti anche i dipinti raffiguranti S. Rocco (1657 circa) nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Marino (Mignosi Tantillo; Costamagna), S. Lucia nella cattedrale di Montefiascone e S. Nilo e l’indemoniato nel palazzo Chigi di Ariccia (D. Petrucci, 2004).
Non si hanno notizie del M. successive al dipinto di Montefiascone, che sembra essere l’ultimo suo lavoro: in occasione di questo egli venne ricordato come proveniente da Valentano, per cui appare verosimile un suo trasferimento in questa cittadina del Viterbese.
Non si conoscono data e luogo di morte del Mattia.
Fonti e Bibl.: E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano e Nemi, II, Roma 1796, pp. 338, 387; G. Incisa della Rocchetta, Notizie sulla fabbrica della chiesa collegiata di Ariccia (1662-1664): con una appendice su «A. M., pittore da Farnese», in Riv. del R. Ist. d’archeologia e storia dell’arte, I (1929), pp. 375, 378-392; J. Hess, Die Künstlerbiographien von Giovanni Battista Passeri, Leipzig 1934, p. 68; C. Lanzi, A. M. da Farnese ignorato ma illustre pittore del Seicento, in Memorie storiche sulla regione castrense, Roma s.d. [ma 1938], pp. 325-328; V. Golzio, Documenti artistici sul Seicento nell’archivio Chigi, Roma 1939, p. 271; L. Mortari, Attività delle soprintendenze: Ariccia (Roma), Collegiata, in Boll. d’arte, s. 5, L (1965), 1-2, p. 105; F. Petrucci, S. Maria Assunta collegiata insigne ed altre chiese minori in Ariccia, Ariccia 1987, pp. 111-115; A. Costamagna, in L’arte per i papi e per i principi nella Campagna romana: grande pittura del ’600 e del ’700 (catal.), Roma 1990, I, pp. 93 s.; A. Mignosi Tantillo, ibid., pp. 95-98; Id., I Chigi ad Ariccia nel Seicento, ibid., II, pp. 74 s., 87-89; F. Petrucci, Nuovi contributi sulla committenza Chigi nel XVII secolo. Alcuni dipinti inediti nel palazzo di Ariccia, in Boll. d’arte, s. 6, LXXVII (1992), 73, pp. 109-111, 121-123; S. Marra, in Donne di Roma: dall’impero romano al 1860. Ritrattistica romana al femminile (catal., Ariccia), Roma 2003, pp. 87 s., 124 s.; F. Petrucci, Traccia per un repertorio della ritrattistica romana tra ’500 e ’700, ibid., pp. 19 s.; Id., in Le stanze del cardinale (catal., Ariccia), Roma 2003, pp. 76-81; V. Sgarbi, Dell’uomo e della sua fine. Da Antonello a Pirandello, in La ricerca dell’identità. Da Antonello a De Chirico (catal., Palermo), Milano 2003, p. 28; D. Petrucci, in I volti del potere. Ritratti di uomini illustri a Roma dall’impero romano al neoclassicismo (catal., Ariccia), Roma 2004, p. 98; F. Petrucci, A. M. da Farnese ritrattista, in Antologia di belle arti, n.s., I (2004), 67-70, pp. 39-50; S. Marra, in Mola e il suo tempo: pittura di figura a Roma dalla collezione Koelliker (catal., Ariccia), Milano 2005, pp. 220-222, 224-227; F. Petrucci, ibid., p. 218; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 265.