MAZZOLA, Alessandro (Sandro)
Italia. Torino, 8 novembre 1942 • Ruolo: centravanti, interno • Esordio in serie A: 10 giugno 1961 (Juventus-Inter, 9-1) • Squadre di appartenenza: 1960-77: Inter • In nazionale: 70 presenze e 22 reti (esordio: 12 maggio 1963, Italia-Brasile, 3-0) • Vittorie: 4 Campionati italiani (1962-63, 1964-65, 1965-66, 1970-71), 2 Coppe dei Campioni (1963-64, 1964-65), 2 Coppe Intercontinentali (1964, 1965), 1 Campionato d'Europa (1968)
Sandro Mazzola è stato un campione. Anche se non è riuscito a eguagliare il mito del padre Valentino, vi si è comunque avvicinato. E gli sono serviti un grande carattere e molta forza interiore per non farsi schiacciare dal ricordo di Valentino, che fin da bambino lo portava al Filadelfia come mascotte. Fu l'Inter ad adottarlo in tenera età e ad affidarne la preparazione a Meazza e Lorenzi. Il suo debutto in serie A avvenne contro la Juventus (9-1 a favore dei bianconeri); in quell'occasione l'Inter aveva schierato una formazione giovanile per protesta contro la revoca di un sacrosanto 0-2 da invasione di campo. Mazzola giocava da centrocampista qual era in gioventù nel solco del padre e segnò su rigore il cosiddetto gol della bandiera. Fu Herrera a volerlo attaccante puro e in quel ruolo Sandro giocò le sue stagioni migliori e firmò autentiche prodezze: un gol al Vasas in Coppa dei Campioni, con i giocatori della difesa ungherese dribblati più volte prima del tocco nella porta vuota, e un altro alla Svizzera, dopo un sensazionale palleggio aereo, concluso da una mezza rovesciata. Sandro Mazzola possedeva una velocità, una scelta di tempo, una facilità di conclusione dal limite che facevano di lui una seconda punta ideale. In seguito, un po' per la vocazione originaria, un po' per la stanchezza dei colpi proibiti (a San Siro, contro il torinista Zecchini che lo martirizzava da 80 minuti, segnò il gol della vittoria, chiese il cambio e se ne andò senza attendere la sostituzione) volle tornare a centrocampo, con alterne fortune. L'intelligenza e l'esperienza erano quelle del campione, minori la continuità e l'altruismo. Nacque la rivalità con Rivera e si arrivò alla staffetta dei Mondiali messicani: nel primo tempo Mazzola, nel secondo Rivera. La stampa e l'opinione pubblica si divisero. Mazzola fu molto abile, sia nell'Inter sia in nazionale, a mettere a frutto la rete di pubbliche relazioni che aveva sempre curato. Il giorno in cui smise di giocare, la scrivania alla destra di Fraizzoli era pronta e, con alterna fortuna e qualche parentesi da dirigente federale e da commentatore televisivo, la sua carriera dirigenziale non ha conosciuto soste.