MOISSI, Alessandro
– Nacque a Trieste il 2 apr. 1879, ottavo e ultimo figlio del mercante albanese Konstantin e della fiorentina Amalia de Radiis. Fu registrato all’anagrafe con il cognome Moissi, ma risulta noto anche con il nome tedesco Alexander Moissi e con quello albanese Aleksandër Moisiu. Frequentò le elementari a Durazzo in greco e in albanese, iniziò il liceo a Trieste in italiano e lo completò in tedesco, a Graz.
Nel 1898, come scrivono in molti, o nel 1896, come asserisce la moglie Johanna Terwin, si trasferì a Vienna per dedicarsi allo studio del canto; per mantenersi, dopo aver impartito lezioni di italiano, iniziò a lavorare come comparsa al Burgtheater. Notato dall’attore J. Kainz, accanto al quale apparve in un ruolo muto (il servitore Lorenzo) in Tartuffe di Molière nel 1900, fu incoraggiato a dedicarsi alla recitazione. Scartato dalla commissione artistica del teatro per problemi di dizione, si perfezionò ed esordì nell’ottobre del 1901 al teatro tedesco di Praga diretto da A. Neumann in Über unsere Kraft di B. Bjørnson, nella parte di Elias.
Alla fine del 1903 si spostò a Berlino, dove il regista M. Reinhardt intuì le sue doti interpretative e lo scritturò prima al Kleines Theater e poi, nonostante le critiche ostili per la voce «acuta, stranamente metallica» e la «pronuncia di viennese con delle incomprensibili accentuazioni venete» (Leonelli, p. 104), in ruoli sempre più importanti al Neues e, dal 1905, al Deutsches Theater: fu Oberon in Sommernachtstraum e Solanio in Der Kaufmann von Venedig, versioni in lingua tedesca delle opere di W. Shakespeare; Kreon in Ödipus und die Sphinx di H. von Hofmannsthal; Riccaut in Minna von Barnhelm di G.E. Lessing. Per l’inaugurazione degli annessi Kammerspiele, l’8 nov. 1906, il M. interpretò Oswald in Gespenster, traduzione da H. Ibsen, mentre il 20 novembre apparve nelle vesti di Moritz Stiefel nella prima assoluta di Frühlings Erwachen di F. Wedekind, testo «scandaloso» con cui conquistò il pubblico che, inizialmente sfavorevole, iniziò a seguirlo con entusiasmo crescente. Proprio la sua vocalità ricca di modulazioni accompagnata da una gestualità a tratti dirompente, a tratti lenta, divenne il mezzo, singolare e anticonvenzionale, con il quale il M., formatosi al di fuori di una scuola precisa e che non lasciò veri allievi, tendeva ad accentuare gli elementi spirituali dei personaggi e a esprimere la propria personalità, coinvolgendo e affascinando il pubblico.
Raggiunse l’apice della carriera con Reinhardt, divenendo in breve «uno degli attori più rappresentativi» del suo teatro «specie negli anni 1905-18» (Jhering, col. 683).
Considerato il grande attore del teatro neoromantico, passando da R. Beer-Hofmann a O. Wilde, il M. fu, in particolare, l’interprete più accreditato dei personaggi di Hofmannsthal, come Orest nell’Elektra (1904) e Jedermann nel dramma omonimo del quale fu creatore, diretto da Reinhardt, al circo Schumann di Berlino il 1° dic. 1911 e primo interprete al festival di Salisburgo (22 ag. 1920). Fu protagonista in König Ödipus di Sofocle, nella traduzione di Hofmannsthal, per la tournée a San Pietroburgo del 1911.
Il suo vasto repertorio comprendeva anche lavori di contemporanei A. Strindberg, A. Schnitlzer, L. Pirandello, G. Kaiser, G.B. Shaw, pantomime, operette, i classici; impersonò Faust (dal 1909) e Torquato Tasso (dal 1913) nelle opere omonime di J.W. Goethe, ma i risultati migliori li raggiunse con i drammi schilleriani Die Räuber, dove fu Franz Moor, Die Verschwörung des Fiesko zu Genua, nel personaggio di Fiesko, e Don Carlos, nel Marquis von Posa, interpretati dal 1908-09. Dopo i personaggi shakespeariani di Romeo (1907) e dei congeniali buffoni in Was ihr wollt, del 1907, e in König Lear (1908), il 16 ott. 1909 al Deutsches Theater il M. incarnò per la prima volta Amleto. Il suo malinconico principe, non sempre apprezzato dalla critica, divenne un cavallo di battaglia, recitato durante le tournée internazionali e interpretato, nel primo dopoguerra, anche in abiti moderni. Affrontò felicemente gli autori russi; fu, soprattutto, un memorabile Fedja in Der lebende Leichnam, versione tedesca del Cadavere vivente di L.N. Tolstoj (Deutsches Theater, 7 febbr. 1913), considerato il suo capolavoro interpretativo, che recitò anche in inglese e in italiano.
Nel 1914 si arruolò volontario nell’aviazione dell’esercito tedesco (mentre alla fine della guerra si impegnò nel movimento pacifista), ottenendo la cittadinanza; fatto prigioniero in Francia nel 1915, fu successivamente ricoverato in sanatorio in Svizzera per rientrare, nel giugno del 1917, in Germania.
Nel maggio del 1918 tenne alcune rappresentazioni in tedesco al teatro Comunale di Trieste (Edipo re; Amleto; Spettri) con la compagnia della Wiener Volksbühne a fianco di Johanna Terwin, sua seconda moglie dal 1919 (la prima fu l’attrice viennese Maria Urfus con la quale ebbe una figlia, Bettina, che divenne attrice).
Già apparso in diversi Paesi europei, dall’Italia alla Russia, dalla Svizzera alla Cecoslovacchia, fu tra il 1921 (anno in cui rescisse il contratto con Reinhardt, rinnovato poi solo per brevi periodi) e il 1933, che il M. raggiunse la fama internazionale. Nel 1924, per la prima vera tournée da artista indipendente, scelse la Russia sovietica, dove ebbe contatti con l’amatissimo K.S. Stanislavskij; vi tornò nel 1928. Giunse a Parigi con una propria compagnia nell’ottobre 1927 presentando con successo, oltre al repertorio in tedesco, Tout le bon vien d’elle, versione francese di Tutto il male vien di lì di Tolstoj. Già in America nel 1924-25, dal novembre 1927 al febbraio 1928 recitò a New York, con l’ensamble del Deutsches Theater guidato da Reinhardt, nel Cadavere vivente e nel Sogno shakespeariano (ruolo di Oberon) in tedesco; tornò negli Stati Uniti nel 1929. Fu poi a Londra nel 1930 e nel 1931 conquistò il pubblico sudamericano (Argentina, Brasile, Uruguay).
Si cimentò anche come autore, senza successo, con il dramma napoleonico Der Gefangene, andato in scena ad Amburgo nel 1931 e replicato l’anno dopo a Berlino.
Accusato di uno stile recitativo «levantino» e «non conforme alle tradizioni tedesche» (Dugulin, 1995, p. 210), sospettato di avere origini ebraiche ed equivoci trascorsi politici, nel 1933 il M. fu costretto a lasciare la Germania. Da tempo nei suoi desideri (nel 1912 avrebbe dovuto interpretare Spettri con Eleonora Duse), accettò di affrontare il pubblico italiano nella lingua materna. Non senza ricevere aspre critiche dagli ex combattenti che vedevano in lui un traditore, non gradito dalla stampa nazionalista ma voluto da B. Mussolini che desiderava farne un attore di regime (e che gli concesse la cittadinanza in punto di morte), il 10 luglio 1933 nel cortile di S. Ambrogio a Milano il M. «debuttò» nella traduzione di I. Zingarelli de La leggenda di Ognuno di Hofmannsthal, di cui era considerato l’interprete per eccellenza. Dopo il successo milanese la proposta di una tournée nella penisola da parte di Wanda Capodaglio e del marito P. Campa fu per il M., più conosciuto in Italia come attore tedesco ma intenzionato a rappresentare l’«anello di collegamento» tra le due culture, l’inizio della sua seconda carriera. Il 2 febbr. 1934 la compagnia Moissi - Capodaglio debuttò al teatro Manzoni di Milano con Il cadavere vivente, cui seguirono Amleto; La leggenda di Ognuno; Spettri; Il dilemma del dottore di G.B. Shaw; Tutto il male vien di lì; Il pappagallo verde di A. Schnitzler, opere già nel repertorio tedesco del M., in parte nuove per l’Italia. La tournée, che suscitò l’unanime interesse della critica (ma pareri contrastanti) per le interpretazioni del M. lontane dalla tradizione italiana, si concluse il 12 marzo 1935 al teatro Municipale del casinò di San Remo.
Nel 1934 Pirandello scrisse il dramma Non si sa come pensando al M., già apprezzato nell’Enrico IV e ne Il piacere dell’onestà in tedesco. Dopo lunghe e complesse trattative circa il luogo e la lingua del debutto (il M. avrebbe voluto rappresentarlo a Vienna tradotto in tedesco da S. Zweig), la prima italiana avvenne a Roma nell’autunno del 1935 (dopo la scomparsa del M.) con la compagnia di R. Ruggeri.
Nel frattempo il M. aveva svolto una secondaria ma costante attività nel cinema. Dopo aver interpretato, con il sistema di registrazione discografico, brani del suo repertorio diretto dal regista teatrale A. Wellin (1910), dal 1913 al 1935 recitò in tredici film, passando dalla pantomima di A. Paul Das schwarze Los (nota in Italia come Le maschere, 1913), ai più tradizionali drammi cinematografici per approdare, negli Stati Uniti, al cinema sonoro con Die Königsloge per la regia di B. Foy (1929), primo film parlato interamente in tedesco. Lorenzino de’ Medici, girato durante la tournée italiana da G. Brignone e uscito postumo nel 1935, rappresentò un’esperienza positiva dopo un’attività cinematografica nel complesso non soddisfacente.
Il M. morì a Vienna il 22 marzo 1935. Commemorato da nazioni diverse, fu sepolto per sua volontà nel cimitero di Morcote, cittadina svizzera sul lago di Lugano.
Gli scritti del M., pubblicati in parte nella stampa periodica tedesca, sono elencati in Moissi, a cura di A. Dugulin, Trieste 1986 (pp. 59 s.), catalogo della mostra allestita nel Civico Museo teatrale C. Schmidl a Trieste nel 1986, che riporta anche un elenco in lingua tedesca delle principali pubblicazioni sul M. (pp. 57 s.).
Fonti e Bibl.: Il Fondo Capodaglio della Biblioteca Spadoni del teatro della Pergola di Firenze contiene ampio materiale riguardante il M. e l’Italia; nel Fondo Moissi della Österreichische Nationalbibliothek-Theatersammlung di Vienna è conservata documentazione delle sue attività teatrali soprattutto in lingua tedesca; L. Mazzucchetti, La leggenda di Ognuno, in Comoedia, XV (1933), 7, pp. 7-9; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Osimo 1935, pp. 35-40; P. Milano, M., in Scenario, IV (1935), 4, p. 182; G. Cavicchioli, L’uomo M., ibid., 5, pp. 245-249; R. Simoni, Teatro di ieri, Milano 1938, pp. 157-165; O. Bertoli, Un nomade: A. M., in La Lettura, XLIII (1943), 1, pp. 57-63; G. Moissi (J. Terwin), La prima rivelazione di M., in Nuova Antologia, 16 dic. 1943, pp. 222-244; Enc. biografica e bibl. «Italiana», N. Leonelli, Attori tragici attori comici, II, Roma 1944, pp. 102-105; S. Zweig, Incontri e amicizie, Milano 1950, pp. 381-387; V. Moisiu - E. Oktrova - T. Thanasi, Alexander M., Tirana 1980; L. Bragaglia, Wanda Capodaglio attrice, Roma 1981, pp. 79-87; Eroe di scena fantasma d’amore (M.), a cura di M. Brandolin, Trieste 1986; S. Antinori, La carriera teatrale di A. M., tesi di laurea, Università degli studi di Firenze, a.a. 1986-87; M. attore europeo (catal.), a cura di A. Dugulin, Milano 1988; G. Rovagnati, Luigi Pirandello, A. M., Stefan Zweig: Non si sa come - Man weiss nicht wie, in Il Castello di Elsinore, VI (1993), 17, pp. 73-89; A. Dugulin, A. M., «grande artista del mondo», in Italia, in Rifugio precario. Artisti e intellettuali tedeschi in Italia 1933-1945 (catal., Berlino), a cura di K. Voigt - W. Henze, Milano 1995, pp. 209-213, 342; Lettere intorno a «Non si sa come», in Il Castello di Elsinore, XI (1998), 33, pp. 94-99; R. Schaper, Moissi. Triest, Berlin, New York. Eine Schauspielerlegende, Berlin 2000; Enciclopedia dello spettacolo, VII, coll. 682-684 (H. Jhering); Filmlexicon degli autori e delle opere, IV, coll. 883 s.; Dizionario dello spettacolo del ’900, a cura di F. Cappa - P. Gelli, pp. 718 s. ; Enciclopedia Italiana, XXIII, p. 541.