NANI, Alessandro
– Nacque a Firenze il 9 dicembre 1642 da Giovanni di Marco di Jacopo, pittore e doratore, e da Teresia di Gregorio Puccini.
Il padre, forse originario del contado, era giunto a Firenze intorno al 1630 e venne in seguito addecimato nel quartiere di S. Croce, dove la famiglia Nani continuò a risiedere per lo meno fino al XVIII secolo.
Sebbene il ricordo dell'attività artistica di Giovanni sia stato tramandato solo dalle fonti (da Filippo Baldinucci come pure dai registri dell'Accademia del disegno) e nessuna sua opera sia conservata, è assai probabile che Alessandro abbia ricevuto un avvio all’arte proprio nella bottega del padre in via dello Studio, prossima alla cattedrale fiorentina. Stando sempre ai documenti, Nani dovette condividere l'apprendistato con uno dei suoi cinque fratelli, solo di tre dei quali (Francesco, Donato e Cosimo) si sono conservate almeno le identità.
Per quanto degli esordi artistici di Nani non si abbiano testimonianze, tuttavia delle sue capacità quale disegnatore e plasticatore dovette aver dato qualche prova poiché, nel 1673, poco più che trentenne, gli fu affidata la decorazione della grotta di palazzo Tempi a Firenze che portò a compimento nel 1676 (Baldini, in corso di stampa) e sarebbe poi risultata uno dei pochi – e per questo significativi – esempi fiorentini realizzati in edifici civili.
I Tempi, famiglia di mercanti e banchieri, avevano acquistato il palazzo, posto sul lungarno presso S. Maria Sopr'Arno, nel 1654, da Lorenzo di Raffaello de' Medici della Castellina, procedendo rapidamente a predisporne modifiche e una nuova decorazione tanto che, già nel 1677, Giovanni Cinelli vi ricordava, fra le altre, la realizzazione di «una bellissima grotta», dandone una sintetica descrizione, piena di meraviglia e di stupore, ma senza fornire il nome dell'esecutore (Bocchi - Cinelli, 1677, p. 283). Dopo il ricordo di Cinelli, la grotta di palazzo Tempi è stata studiata, e di nuovo valorizzata, solo in tempi piuttosto recenti e riferita, per via stilistica, a un anonimo stuccatore che avrebbe in parte risentito dell'arte del tedesco Balthassar Permoser presente a Firenze giusto nel 1677 (Visonà, 1990). Dalle carte d'archivio, redatte in seguito a una controversia sorta fra i committenti e l'artista, si apprende la paternità di Nani e gli anni di realizzazione. Per rispondere a una contestazione mossagli dai Tempi, lo scultore fornisce infatti una descrizione minuziosa di quanto da lui realizzato, riportando poi l'elenco degli acconti ricevuti dai medesimi committenti, anticipi che servono a circoscrivere i lavori al 1673-76. Unite ai dati richiesti a Nani, le carte della famiglia Tempi conservano le stime affidate a Raffaello del Bianco, favorevole all'artista, e a Ferdinando Tacca, il quale invece ritenne che la cifra richiesta a saldo superasse «il convenevole».
Della piccola grotta che si incunea nella collina, prendendo luce dalla volta, Nani aveva fornito il «primo disegno in piccolo», con una veduta frontale, e vi aveva segnato, in grande, le disposizioni sia per il muratore sia per lo scalpellino. Affermava di aver iniziato i lavori della «volticciola», di cui aveva eseguito «di sua mano» la parte centrale che in seguito venne da lui stesso «riaggiustata», al fine di allargare la finestra e dare maggior luce al piccolo spazio. Per la realizzazione delle pareti con le conchiglie e gli stucchi, i rabeschi con maschere, festoni e cartellini, aveva fatto i cartoni sia per la parete d'ingresso (con «una figura amore e l'altra un satiro») sia per i due riquadri delle pareti della grotta vera e propria «con cartelle per motto e i detti cinti di un festone di nicchi» e «con i satiri festeggianti con vasi entrovi querce» emblema quest'ultimo della famiglia Tempi. Di questi due riquadri sosteneva sia di aver realizzato l'invenzione sia di aver personalmente eseguito le figure di satiri dal busto alla testa e, più in generale, di avere sorvegliato, dappresso, l'intera attuazione affinché tutto corrispondesse appieno al suo disegno. Per quanto in parte manomessa e danneggiata dall'umidità, la grotta, nel suo stato attuale, se confrontata con la descrizione di Nani, risulta ancora corrispondere al disegno del suo ideatore e realizzatore.
Il 26 agosto 1674 Nani fu accolto in seno all'Accademia del disegno, mentre l'anno successivo risulta avere una propria bottega in via di Mezzo, presso il canto del Galeone, nel quartiere in cui era nato e in cui avrebbe risieduto per l'intera sua esistenza. Sebbene anche per gli anni seguenti all'impegno per i Tempi, e soprattutto fra il 1679 e il 1680, si conservino, nei registri dell'Accademia, ulteriori testimonianze della sua attività, la grotta del palazzo presso S. Maria Sopr'Arno è, allo stato attuale delle ricerche, la sola opera certa di Nani che si conosca.
Dalle notizie fornite da Baldinucci, apprendiamo che Nani aveva realizzato ad affresco, su di un peduccio nel chiostro dello spedale fiorentino di S. Matteo, un «Ritratto di Francesco Capponi», copia di un originale eseguito da Giusto Sustermann e, di nuovo da copista, un disegno, da un originale di Bernardino Poccetti, della facciata della cattedrale di S. Maria del Fiore richiesto per «accurata diligenza di Lionardo della nobil famiglia de' Buonarroti Simoni, provveditore dell'opera». L'affresco non pare pervenuto, mentre il disegno è forse identificabile con quello conservato presso l'Opera di S. Maria del Fiore di Firenze (Roani, 2005, p. 354), ma senza alcuna certezza attributiva.
Morì a Firenze il 3 gennaio 1681 e venne sepolto nella chiesa di S. Pier Maggiore.
Fonti e Bibl.: Firenze, Arch. dell'Opera di S. Maria del Fiore, Registro dei battezzati, maschi, 44, c. 6r; Arch. di Stato di Firenze, Decima granducale, 3584 (1618), c. 342; 3585 (1618), c. 41.; Arch. Marzi Medici, Tempi, Vettori, Bargagli Petrucci, 96, inserto 14 e numero 4; Consiglio dei Dugento, 160, c. 505r-v; Accademia del disegno prima compagnia dei pittori, 12, c. 64r; 82, cc. 32v, 46v, 48r, 49v, 52v, 53v; Arte dei medici e speziali, Libro dei morti, 260, c. 13v; Ceramelli Papiani, 3337; Raccolta Sebregondi, 3741; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno da Cimabue in qua (1681-1728), a cura di F. Ranalli, I, Firenze 1845, pp. 335 s.; IV, ibid. 1846, p. 501; F. Bocchi - G. Cinelli, Le bellezze della città di Firenze, Firenze 1677, pp. 280-283; M. Visonà, Carlo Marcellini accademico «spiantato» nella cultura fiorentina tardo-barocca, Ospedaletto (Pisa) 1990, p. 86; R. Roani, in Arnolfo: alle origini del Rinascimento fiorentino (catal.), a cura di E. Neri Lusanna, Firenze 2005, pp. 354 s.; N. Baldini, Artisti dimenticati. A. N. e la grotta di palazzo Tempi a Firenze, in 'In una solitudine deliziosa'. La ricerca d' archivio e la storia dell' arte. Atti della Giornata di studio, … Firenze 2011, a cura di N. Baldini (in corso di stampa).