ALESSANDRO Romano
Il nome sembra indicarne le origini; il suo Primo libro di Madrigali a cinpue voci con due Dialoghi a sette (1565) lo definisce "cantore et sonatore di Viola d'arco eccellentissimo". È dubbio che egli abbia fatto parte della Cappella papale, come vorrebbe il Fétis, giacché non è stata trovata alcuna traccia di lui negli elenchi dei cantori della Sistina. Anche le condizioni miserevoli in cui dichiarava di trovarsi, scrivendo dalla Mirandola, il 17 giugno 1561, al Duca di Mantova, sembrano escluderlo. Di lui non si conoscono che le pubblicazioni dei Madrigali, delle Villanelle e Canzoni alla napolitana, stampate e ristampate fra il 1562 e il 1585. Paventava i "morsi degl'invidiosi", e ne spiegava la ragione in una dedica a Benvenuto Risaliti: "perciocché s'eglino hanno ardire di lacerare e schernire il vero padre della musica Adriano (Willaert), e con lui Cipriano (Rore), dei quali io sono indegno discepulo, che faranno di queste mie povere compositioni?". Seguendo l'esempio di altri insigni madrigalisti, nel 1562 pubblicò, coi tipi del Gardano, Le Vergini a quattro voci, collezione di otto madrigali composti sopra noti testi del Petrarca. È probabile che questo A. R. sia quello stesso A. Merlo romano, di cui parla Vincenzo Giustiniani nel Discorso sopra la musica de' suoi tempi (1628, pubblicato a Lucca nel 1878).