ROSSI FANELLI, Alessandro
ROSSI FANELLI, Alessandro. – Nacque a Napoli il 4 gennaio 1906, da una famiglia pugliese con una tradizione di professione legale. Non si conoscono attualmente i nomi dei genitori.
Laureatosi in medicina all'Università di Napoli nel 1929, si interessò dapprima alla neurologia. In seguito a dissapori con il direttore della clinica delle malattie nervose e mentali Onofrio Fragnito, riorientò le sue ricerche, lavorando presso l'istituto di chimica fisiologica diretto da Gaetano Quagliariello, dove nel 1932 divenne assistente. Napoli aveva avuto la prima cattedra italiana di chimica fisiologica nel primo Novecento anche grazie all'interessamento del fisiologo Filippo Bottazzi, legato alla Stazione zoologica Anton Dohrn, che aveva contribuito alla creazione di un clima aperto e internazionale nella città partenopea. Bottazzi e Quagliarello, con il loro impegno accademico, ottennero che la biochimica diventasse una delle discipline di base dell'educazione medica: un'evoluzione non scontata in Italia, dove, anziché le discipline 'di laboratorio', dominavano l’insegnamento universitario la clinica e la medicina sociale, settori poi favoriti anche dal fascismo.
Grazie all’apertura internazionale dei suoi maestri, Rossi Fanelli ottenne già nel 1930 una fellowship dalla Rockefeller Foundation di New York, che all'epoca finanziava ricerche in biologia molecolare. Dal 1933 al 1935 soggiornò alla Albert-Ludwigs Universität di Freiburg im Breisgau, in Germania, per ricerche sulla composizione delle nucleoproteine. Lavorò in un istituto diretto da Helmut Bohnenkamp, dove si svolgevano anche ricerche sul metabolismo e sulle malattie dei tessuti. Si spostò poi a Praga, presso la České Vysoké Učení Technické (ČVUT), nel laboratorio di chimica delle proteine diretto da Ernest Waldschmitz-Leitz, all'epoca uno dei centri europei della ricerca sulle proteine e gli enzimi (Abir-Am, 1993, p. 160). Nel 1937, già assistente alla facoltà di medicina e dopo anni trascorsi all’estero, Rossi Fanelli si laureò a Napoli anche in chimica, indicando così con chiarezza la 'doppia via' della sua successiva ricerca. Nel 1942 ottenne la cattedra in chimica biologica, la prima con questo nome in Italia, presso la facoltà di scienze naturali dell'Università di Pavia; a causa della guerra, poté occuparla solo dal giugno 1945. Negli anni precedenti Rossi Fanelli aveva insegnato biochimica applicata e scienza dell'alimentazione alla facoltà di farmacia dell'Università di Napoli.
Nel 1949 si trasferì a Roma, all'Università La Sapienza. L'istituto di chimica biologica, cui diede grande impulso nonostante le difficoltà del dopoguerra, accoglieva numerosi allievi e ricercatori, tra cui più donne di quanto fosse consueto all’epoca; offriva un'insolita apertura e formazione internazionale, attraverso la presenza di ricercatori quali Doriano Cavallini, che aveva soggiornato a lungo negli Stati Uniti. Benché Rossi Fanelli avesse pubblicato nei suoi primi anni di attività soprattutto in italiano e in tedesco, nel dopoguerra comprese l'importanza (anche economica e organizzativa) di un legame forte con la scienza statunitense. Profittando, come molti altri istituti universitari, del Piano Marshall, Rossi Fanelli arricchì i suoi laboratori di strumenti all'avanguardia, tra cui uno spettrofotometro. Nel 1953 ottenne una somma considerevole, 7500 dollari, dalla Rockefeller Foundation, e i suoi progetti di ricerca continuarono anche negli anni successivi ad avvalersi di contributi e collaborazioni con istituzioni statunitensi (tra cui il Department of agriculture, per lo studio delle proteine dei semi di cotone e l'US Navy). Il 'suo' istituto seppe però attirare anche allievi formatisi alla scuola medica romana di patologia generale, diretta da Guido Vernoni, consolidando così il legame tra la facoltà medica e la ricerca biochimica.
Nel 1954 la sua attività e ricerca ricevettero un importante riconoscimento interno quando la biochimica, che ne era stata fino ad allora esclusa insieme alla microbiologia, entrò a far parte delle materie obbligatorie per il curriculum medico. Nel 1955 fondò un istituto del Consiglio nazionale delle ricerche per la ricerca sugli enzimi, che più tardi divenne il Centro di biologia molecolare, e affiancò la rete creata e diretta da Rossi Fanelli di laboratori universitari, molto attivi tra gli anni Sessanta e Settanta, quando si guadagnarono il riconoscimento internazionale per i risultati ottenuti nel campo delle ricerche sull'emoglobina e per la collaborazione con scienziati come il chimico fisico Jeffries Wyman, coautore del modello di simmetria della struttura delle proteine.
Il nucleo delle ricerche di Rossi Fanelli era infatti l'interesse per le proteine respiratorie, le mioglobine e in particolare le emoglobine. Il suo programma di ricerca riprendeva un tema di tradizione nella scienza italiana, che aveva visto le ricerche sulle emoproteine di Giovanni Gallerani e dello stesso Bottazzi. Negli anni Trenta, un gran numero di scienziati italiani, spesso attivi anche all'estero, era al lavoro in questo campo: tra gli altri Mario Camis dell'Università di Parma e Rodolfo Margaria, poi spostatosi a Harvard, che avevano lavorato a Cambridge (UK) con Joseph Bancroft. Nella breve permanenza pavese Rossi Fanelli aveva proseguito gli studi sull'emoglobina umana, in collaborazione con gli ospedali milanesi e pavesi, pubblicando nel 1948 un importante studio dove per la prima volta dava la composizione chimica della proteina (Cristalline human myoglobin: some physicochemical properties and chemical composition, in Science, CVIII (1948), pp. 15-16). Nel dopoguerra, l'emoglobina era considerata scherzosamente una 'molecola italiana'. In seguito, Rossi Fanelli lavorò su tiamina e mioglobina, sull'ossigenazione dell'emoglobina e sui suoi sub-componenti. Negli anni Sessanta, in collaborazione con oncologi e anestesisti e con la Wisconsin University, svolse anche ricerche sulla sensibilità al calore delle cellule tumorali, individuando la possibilità di trattare alcuni tumori, tra cui melanomi e osteosarcomi, con l'ipertermia.
Nel 1984 Rossi Fanelli fu dichiarato professore emerito dall'Università di Roma. Era membro dell'Accademia nazionale dei Lincei e membro onorario dell'American Society for biological chemistry. Rossi Fanelli era noto, oltre che per la sua propensione al lavoro di squadra, ricordata in molti aneddoti di allievi e studenti, per la sua capacità manuale: costruiva lui stesso piccoli strumenti per risolvere problemi specifici in laboratorio. Non recise mai i rapporti con la sua città e la sua lingua di origine; appassionato velista, frequentava a Napoli il Circolo velico Italia, tra i più antichi della penisola. Morì a Roma il 24 novembre 1990.
Fonti e Bibl.: P. Abir-Am, From multidisciplinary collaboration to transnational objectivity. International space and constitutive of molecular biology, 1930-1970, in Denationalizing science: the contexts of international scientific practice, a cura di E. Crawford - T. Shinn - S. Sörlin, Dordrecht 1993, pp. 153-186; G. Amiconi, A biochemist by chance: A. F., builder of the roman school of biological chemistry, in Selected topics in the history of biochemistry: personal recollections, a cura di G. Semenza - R. Jaenicke, VI, Amsterdam 2000, pp. 667-706; M. Brunori, 60 anni di biochimica: il miracolo di A. R. F., in Il Policlinico Umberto I di Roma nella storia dello Stato unitario italiano, a cura di S. Messinetti - P. Bartolucci, Roma 2012, pp. 381- 388.