Rossi, Alessandro
Industriale e uomo politico (Schio, Vicenza, 1819 - Santorso, Schio, 1898). A vent’anni assunse la direzione dell’azienda fondata dal padre. Si trattava di un modesto opificio per la lavorazione della lana a cui Rossi impresse una radicale trasformazione e uno straordinario sviluppo. Nel 1846 introdusse le filatrici mule-jenny e nel 1849 la prima macchina a vapore e i primi telai meccanici. Già nel 1867 le fabbriche occupavano un’area di 30.000 mq con 9.500 fusi, 340 telai e tutto il necessario per lavare, tingere e apparecchiare, con circa 1.000 operai distribuiti negli opifici di Schio, Pieve e Torrebelvicino. Nel 1869 a Rocchette, in Val d’Astico, costruì uno stabilimento per la filatura a pettine, al quale aggiunse, più tardi, una tessitura con 500 telai. Nel 1873 trasformò la complessa azienda in società anonima con capitale di 30 milioni, per quei tempi ingentissimo (il Lanificio Rossi, divenuto nel 1954 Lanerossi, acquistato nel 1987 dalla Marzotto). Le sue iniziative non si fermarono all’ambito strettamente produttivo. Egli di fatto rifondò Schio grazie a un razionale piano regolatore: fece erigere una chiesa, ampliare l’ospedale, realizzò un nuovo quartiere operaio, considerato un’esperienza pioneristica a livello europeo, e la ferrovia Schio-Arsiero, impiantando in quest’ultima località una cartiera. Convinto assertore della necessità di un rinnovamento tecnologico anche in campo agricolo, promosse sia l’istituzione, a Santorso, di una scuola di orticoltura, frutticoltura e pollicoltura con un podere modello, sia la formazione delle unioni cooperative tra i produttori e infine fondò una colonia agricola in Eritrea. Portatore di una visione interclassista della società, basata sulla collaborazione tra imprenditori e operai impegnati insieme nel progresso della nazione, promosse la diffusione dell’istruzione fra gli operai e i contadini, istituì numerosi servizi di assistenza per i suoi dipendenti, incoraggiò la formazione tra questi ultimi di società di mutuo soccorso e nel 1878 fondò, a Vicenza, la Scuola tecnica. Nel 1866, dopo l’annessione del Veneto, fu eletto deputato e, pur essendo cattolico, sedette nei banchi della Sinistra. Nel 1870 fu nominato senatore. In Parlamento e nei suoi scritti, abbandonando le precedenti posizioni liberiste, sostenne con tenacia la politica protezionista anche a prezzo dell’alleanza con la parte più conservatrice dei ceti agrari. Rossi, che guidava una piccola ma agguerrita pattuglia di industriali settentrionali, vedeva infatti nella concorrenza internazionale un ostacolo alla crescita della nascente industria nazionale, data la grave arretratezza dell’Italia e la povertà delle sue infrastrutture.